PIEDE
. Metrologia. - È noto (v. metrici, sistemi) che, in tempi antichissimi, le misure di lunghezza dovettero avere un carattere affatto soggettivo, cioè furono ragguagliate alle dimensioni delle diverse membra del corpo (dito, palmo, piede, cubito, ecc.) di colui che misurava. Nel progresso della civiltà, pur conservando i nomi originarî, a eliminare le differenze che esistono fra corpo e corpo, quelle misure furono fissate stabilmente e convenzionalmente in vario modo nei varî paesi. Vitruvio, in tutto il primo capitolo del libro III del suo trattato De Architectura, descrive tale processo di stabilizzazione: e ivi troviamo chiarita l'importanza della misura "piede", la quale è a base dei sistemi metrici dei Greci, dei Romani e di tutti gli altri popoli mediterranei che ebbero rapporti con quelli.
Malagevole lavoro hanno affrontato i dotti a voler determinare le lunghezze esatte delle diverse specie di piede in uso nell'antichità, raggiungendo risultati solo approssimativi.
Del piede greco, πούς, non essendo pervenuta a noi alcuna misura materiale, si è ricorso alla misura di monumenti o di parti di essi, ad es.: misure dello Stuart sul Partenone (Stuart and Rewelt, The antiquities of Athens mensured and delineated, II, p. 1 segg.), quelle del Dörpfeld su parti dell'Eretteo in relazione all'iscrizione Corp. Inscr. Gr., I, 377 (Athen. Mitt., XV, p. 167 segg.), quelle degli stadî di Olimpia nell'Elide e di Delfo, ecc.; nonché all'esame approfondito delle testimonianze letterarie, storiche e metrologiche (Erodoto, Erone, ecc.), le quali, mentre chiarirono che il valore del piede greco variava da contrada a contrada, a nessuna conclusione precisa, come la si desiderava, condussero. Nondimeno possiamo ritenere in uso, in Grecia, per lo meno due specie di piedi: quello attico, introdotto poi in Roma, lungo m. 0,296 circa e quello (olimpico?) a torto ritenuto attico, lungo m. 0,308 circa.
Suddivisioni del piede greco erano: il δάκτυλος, originato dalla larghezza del dito = 1/16 del piede; la παλαιστή, larghezza della palma della mano, eguale a 4 dita = 1/4 del piede; la διχάς, eguale a 2 palmi = 1/2 piede; la σπιϑαμή, distanza tra gli estremi del pollice e del mignolo nella mano aperta, spanna = 3/4 di piede. Multipli del piede erano: il πῆχυς, distanza dall'estremità del gomito alla punta del dito medio, cubito = p. 1 1/2; il βῆμα, passo = p. 21/2; l'ὄργυια, distanza fra le estremità delle braccia poste in croce, braccio = p. 6; l'ἄκαινα o κάλαμος, canna = p. 10; il πλέξρον, iugero, = p. 100; lo στάδιον, stadio, = p. 600. Con queste proporzioni derivano due serie di misure, l'una dal piede di metri 0,308, l'altra dal piede di m. 0,296.
Il sistema metrico romano è in grandissima parte preso da quello greco-attico, quindi anche il pes è identico al πούς di m. o,296. Migliore determinazione se n'è potuta fare dai dotti moderni o misurando esattamente i pezzi materiali pervenutici e i modelli in rilievo sopra alcuni monumenti funebri, oppure dalle dimensioni di antichi edifici e dalla distanza dei cippi miliari stradali, o ancora ricavandola da misure di capacità scavate, o dalle monete. Per Roma e per l'Italia il piede campione era conservato nel tempio di Juno Moneta, donde il nome di pes monetalis (Raper, Enquiry into the measure of the Roman foot, in Philosoph. Trans., 1760, p. 774 segg.; G. Boni, Esplorazione del Forum Ulpium, in Not. d. sc., 1907, p. 362 segg.; circa l'origine del piede romano cfr. Dörpfeld, Beiträge zur antiken Metrologie, in Athen. Mitth., VII, p. 287 segg.). I 15 piedi di bronzo e di osso, provenienti da Pompei e da Ercolano, custoditi nel Museo nazionale di Napoli, furono misurati con un noniocampione della R. Zecca. La loro lunghezza oscilla tra gli estremi di m. 0,29165 e m. 0,297, cosicchè facendo una media, avremmo m. 0,29472. A una media poco differente pervenne già il Cagnazzi misurando 6 di essi (Memoria sui valori delle misure romane, Napoli 1825); ma, se la media si eseguisce insieme con i risultati che si ottengono con i procedimenti sopra accennati, si giunge ad una misura attendibile di m. 0,296.
Il piede romano si suddivideva in due maniere: quella greca, che rivela, nei nomi e nelle proporzioni, la sua origine: digitus, palmus, semipes, palmus maior; e quella di origine italica, cioè duodecimale, ragguagliata alla divisione dell'as, la quale poi, quasi sempre, è usata nella letteratura: sicilicus = 1/48 di piede; semuncia 1/24,; uncia 1/12 sescuncia 1/8; sextans 1/6; quadrans 1/4; triens 1/3; quincunx 5/12; semipes 1/2; septunx 7/12; bes 2/3; dodrans 3/4; dextans 10/12; deunx 11/12. Multipli erano: il palmipes = p. 1 1/4; il cubitus o ulna, p. 1 1/2; il dupondius, p. 2; il pes sextertius o gradus, p. 21/2; il passus, p. 5; la pertica o decempeda, p. 10; l'actus, p. 120; lo stadiujn, p. 625; il miliarium, p. 5000.
Diamo un esempio di piede romano nella figura. Si compone di due eguali verghette di bronzo, a 4 facce, articolate a cerniera, a guisa di compasso, che, quando si aprono sono mantenute in posizione rettilinea da una laminetta girante intorno a un perno ribadito a una di esse e che va ad agganciarsi a due bottoni esistenti sull'altra. Sulle facce sono rispettivamente praticate con punti le divisioni in 16 digiti, in 12 unciae, in 4 palmi, mentre ognuna delle verghe è naturalmente un semipes. Dei 3 esemplari rappresentati uno è aperto, l'altro semichiuso, il terzo è di osso.
In Italia, prima e anche dopo l'introduzione del sistema metrico greco, era in uso un piede, pes oscus, meglio italicus, lungo m. 0,275, che si è potuto determinare sulle notizie tramandateci da Varrone (De re rust., 1, 10), da Frontino (De limit., in Lachmann, Grom. vet., p. 30) e da Igino (De cond. agr., ibid., p. 122). Il Nissen ed il Sogliano (Il foro di Pompei, in Memorie dell'Acc. d. Lincei, 1925, p. 239 segg.), lo riscontrarono in Pompei.
Diamo le sole misure di alcuni altri piedi usati, prima e dopo dei Greci e dei Romani nei paesi intorno al Mediterraneo, piedi inquadrati in sistemi metrici aventi stretta correlazione con quelli greco-romani. Il piede babilonico, ammatu (?), quello siriaco-giudaico, 'ammàh garmida, quello filetereo (da Filetero, fondatore della dinastia degli Attalidi) e quello usato in Egitto sotto i Persiani e i Tolomei, secondo Erodoto, eguali a m. 0,350; il piede tolemaico, da Tolomeo Apione, usato già in Cirenaica e conservatovi dai Romani = m. 0,308, che poi è precisamente quello greco; il piede attico arcaico di m. 0,327-330 (Dörpfeld, Athen. Mitth., XV citato); il piede, usato in Asia minore (Fenneberg, Über die Längenmasse der Alten, Berlino 1885) e in Eraclea, di m. 0,2775; il piede dello stadio di Eratostene di m. 0,2625; il piede drusiano, in uso in Germania, a Tungri (Igino, De cond. agr., in Lachmann, op. cit., I, p. 123) = metri 0,3327; ed infine, nel probabile sistema metrico gallico, il piede di m. 0,324 (Aurès, Determ du pied gaulois, in Mem. d. Acad. du Gard, 5ª serie; T. IX, 1868).
Bibl.: F. Hultsch, Griech. und röm. Metrologie, 2ª ed., Berlino 1882; A. Segrè, Metrologia e circolazione monetaria degli antichi, Bologna 1928, dove si trova la bibliografia antecedente.
Fuori del sistema metrico decimale, il piede è stato o è tuttora misura di lunghezza quasi universalmente usata.
In Italia, prima dell'adozione del sistema metrico, aveva i seguenti valori principali in metri: 0,335 ad Acqui (piede manuale), Fermo (p. da legname) e Macerata; 0,514 ad Asti (p. liprando), Cuneo prov. (id.), Vercelli (id.), Torino prov. (id.); 0,342 ad Asti (p. manuale), Cuneo provincia (id.), Biella (id.), Vercelli (id.), Torino provincia (id.); 0,347 a Belluno (p. da fabbrica e da terra), Udine prov. (id.), Venezia (id.), Chioggia (id.), Feltre (p. da fabbrica), Rovigo (id.), Treviso provincia (id.), Mestre (id.); 0,446 a Como prov. (p. liprando), Milano provincia (id.); 0, 292 a Cuneo prov. (p. legale), Biella (id.), Torino prov. (id.); 0,403 a Ferrara (p. agrimensorio), Comacchio (id.), Massa (id.); 0,340 a Udine prov., Portogruaro (p. da fabbrica e da terra), Verona (p. censuario). A Pavia valeva m. 0,471, a Voghera m. 0,476, a Pesaro (p. da fabbrica) m. 0,348, a Urbino, m. 0,353, a Rovigo (p. agrimensorio) m. 0,384, a Treviso (id.) m. 0,408, a Vicenza m. 0,357, ecc.
I valori del piede nei principali paesi esteri erano, o tuttora sono, i seguenti: in Germania (Fuss), secondo le varie regioni, da metri 0,25 a m. 0,34; in Austria metri 0,316; in Belgio (Voet, Pied) da m. 0,274 a metri 0,297; in Danimarca (fod di 12 tommer = 1/2 alen) m. 0,314; in Olanda (voet) m. 0,283 ad Amsterdam; in Inghilterra (foot) metri 0,3048; in Polonia (stopa) m. 0,288; in Francia (pied di 12 pouces) m. 0,325; in Russia (stopa) m. 0,3047; in Spagna (pié di 12 pulgadas di 12 lineas) metri 0,2786, e valori aggirantisi intorno a questa cifra negli stati sudamericani.