PICO, Francesco Maria, duca della Mirandola
PICO, Francesco Maria, duca della Mirandola. – Terzo e ultimo duca della Mirandola, figlio di Francesco Pico e di Anna Camilla Borghese, nacque a Concordia il 30 settembre 1688.
Orfano del padre (aprile 1689), alla morte del nonno Alessandro II (1691) gli succedette; sulla base delle disposizioni testamentarie del defunto, la sua tutela venne affidata al governatore di Milano, mentre la reggenza venne affidata a Brigida Pico (1633-1720), sorella di Alessandro.
Le decisioni di quest’ultimo e l’arroganza della reggente provocarono la reazione dei figli cadetti di Alessandro II (Galeotto, Giovanni e Lodovico), i quali però vennero accusati di tentato veneficio per aver cercato di sopprimere il nipote attraverso un fiore avvelenato. Ne derivò un interminabile processo, che alla fine scagionò gli accusati, mettendo in momentanea difficoltà Brigida, che dovette rifugiarsi a Venezia.
In questi difficili e delicati frangenti, Francesco Maria, nonostante l’inesperienza, cominciò a operare in autonomia, e, durante la guerra di successione spagnola (iniziata nel 1701), probabilmente malconsigliato dagli zii Giovanni e Galeotto e dal principe Tommaso d’Aquino, marito della zia Fulvia e sostenitore del partito borbonico nella successione al regno di Spagna, prese netta posizione in favore della Francia, ottenendo la carica di luogotenente dell’esercito francese. Il 7 aprile 1704, per giustificare il suo operato promulgò a Concordia un inutile e autolesionistico manifesto anti-imperiale (definito anche a livello locale una vera e propria «balordaria»), nel quale sosteneva le ragioni della sua alleanza con le Due Corone, con il risultato che il 4 luglio successivo l’imperatore Leopoldo lo accusò formalmente di fellonia (e la condanna venne ufficializzata nel 1707 dall’imperatore Giuseppe I). Dopo inutili tentativi di riavvicinamento e altrettanto inefficaci pressioni per trovare gli opportuni appoggi finanziari, il feudo venne messo all’asta e il 16 aprile 1711 il plenipotenziario conte di Castelbarco lo cedette al duca di Modena. In precedenza si era cercato di sanare la situazione con la proposta, approvata dalla corte imperiale, di due matrimoni (il primo con la figlia dello stesso conte di Castelbarco, il secondo con la figlia del conte della Torre di Gorizia): entrambi rifiutati dallo sprovveduto duca per ragioni di rango.
Durante la guerra e nei frangenti che ne seguirono, Pico non fu quasi mai presente a Mirandola, seguendo le vicende da fuori. Durante i trasferimenti a Mantova, Ferrara, Bologna, Roma, Napoli e Venezia, sperperò i beni di famiglia e si coprì di debiti insoluti, provocando un diffuso malcontento tra i suoi sudditi. Successivamente, perduta ormai ogni speranza di riottenere il dominio sul ducato, si rifugiò a Napoli e, in seguito alla nomina del principe di Cellamare (secondo marito di Anna Camilla Borghese) ad ambasciatore di Filippo V alla corte di Francia (9 maggio 1715), e alla morte della madre avvenuta poco dopo (15 settembre), Pico si trasferì a Madrid (15 dicembre), prendendo immediatamente servizio a corte (20 dicembre) con la carica di caballerizo mayor. Pochi giorni dopo (12 gennaio 1716) ebbe anche il titolo di Grande di Spagna, suscitando la reazione degli spagnoli e dei connazionali istigati dal potente diplomatico Giulio Alberoni, preoccupato delle relazioni confidenziali di Francesco Maria con la regina. Il 15 giugno dello stesso anno si sposò con Maria Teresa Spinola, figlia del marchese de Los Balbases, che nel dicembre 1723 morì annegata, in seguito all’allagamento della sua residenza di campagna.
La vita di Francesco Maria a Madrid non fu priva di incidenti e difficoltà, dovuti soprattutto ai debiti, al punto che nel 1720 perse la carica di caballerizo mayor e fu declassato a caballerizo reformado; ma la sua posizione a corte rimase tuttavia solida, tant’è che il 3 novembre 1721 fu presente al battesimo dell’infanta Mariannina. Il 30 gennaio 1724 ottenne l’onorificenza del Toson d’oro e il 4 settembre fu tra coloro che portarono il feretro di Luigi I, figlio di Filippo V. Diversi anni dopo, nel 1738, ottenne la carica di mayordomo mayor e il titolo di cavaliere dell’Ordine di san Gennaro.
Nel 1744 si sposò con Maria Guadalupe Fitz-James, figlia del duca di Berwich James Francis Stuart. Pochi anni dopo, il 26 novembre 1747 morì di idropisia e fu tumulato sotto l’altare maggiore della chiesa di S. Francisco el Grande a Madrid. Poiché entrambi i matrimoni erano rimasti sterili, con lui ebbe termine la linea diretta dei signori della Mirandola.
La scarsa rilevanza politica di questo frivolo e immaturo epigono dei Pico è in qualche misura compensata da una certa vivacità di interessi culturali. Quando era ancora duca di Mirandola, Antonio Caldara gli dedicò il Farnace (1703), Tomaso Albinoni il Ciro (1710). A lui fu dedicata anche la traduzione italiana delle Aventures de Telemaque di Fénelon (Venezia 1705), dalla lettura del quale avrebbe potuto trarre utili insegnamenti. Brillante frequentatore dei salotti cittadini, favorì la diffusione del cioccolato contro i detrattori di questa bevanda e fu proprietario di un’aggiornata biblioteca, dalla quale si inferisce il suo interesse per il dibattito scientifico allora in auge.
Fonti e Bibl.: F. Ceretti, Biografie pichensi, I, Mirandola 1907, pp. 181-217; A. Maestri, Accordi segreti fra Rinaldo d’Este duca di Modena e il marchese di Prié ambasciatore cesareo per l’acquisto della Mirandola (1708-1711), Modena 1911; P. Pozzetti, Lettere Mirandolesi scritte al Conte Ottavio Greco, Verona 1985 (ed. orig. Reggio 1835); C. Cotti, El duque de la Mirandola. Francesco Maria Pico alla corte di Madrid (1715-1747), Mirandola 2005; Ead., Il cioccolato e gli ultimi Pico. ‘Tertulias’ e vita sociale nella Spagna del Settecento, Mirandola 2007; E. Ghidoni, Lettere di Francesco Maria Pico, Mirandola 2010; C. Cotti, La ‘fuga’ di Brigida Pico, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, s. 11, XXXIII (2011), pp. 151-178.