Picnic at Hanging Rock
(Australia 1975, Picnic a Hanging Rock, colore, 115m); regia: Peter Weir; produzione: Hal McElroy, Jim McElroy per Picnic; soggetto: dall'omonimo romanzo di Joan Lindsay; sceneggiatura: Cliff Green; fotografia: Russell Boyd; montaggio: Max Lemon; scenografia: David Copping; costumi: Judy Dorsman; musica: Bruce Smeaton.
San Valentino, 14 febbraio 1900. Al collegio Appleyard, in Australia, alcune allieve decidono di fare una passeggiata e un picnic ai piedi del gruppo roccioso di Hanging Rock. Sara, una studentessa, viene esclusa dalla gita per punizione. Quattro ragazze, affascinate dal luogo, pensano di osservare da vicino le rocce. Solo una di loro fa ritorno dall'escursione. A questo punto, l'educatrice Miss McCraw deve andare alla ricerca delle disperse. Non torna nemmeno lei, in un crescendo di mistero e angoscia. Passano i giorni, e intervengono istituzioni e polizia. Le ricerche sono serrate, ma non danno alcun frutto. Le tre ragazze e la professoressa risultano sparite senza motivo. Qualche tempo dopo, un giovane inglese in vacanza di nome Michael ritrova una di loro, Irma. Un po' assurdamente, tuttavia, Irma non sa rispondere riguardo al destino delle altre tre persone scomparse. La responsabilità dell'accaduto non può che ricadere a questo punto sull'istituto educativo, dal quale molte famiglie decidono di ritirare le ragazze. Poco dopo, ancora un drammatico mistero: Sara, amica intima della scomparsa Miranda, muore. Il cadavere viene rinvenuto nella serra del collegio. Muore anche Mrs. Appleyard, l'inflessibile direttrice. Hanging Rock e le sue pietre rimangono mute a osservare una tragedia di cui sole conoscono la verità.
Esempio importante del nuovo cinema australiano di fine anni Settanta, Picnic at Hanging Rock ha mostrato le qualità del regista Peter Weir, divenuto poi sempre più celebre grazie alla sua attività a Hollywood (Witness ‒ Il testimone, 1985; Dead Poets Society ‒ L'attimo fuggente, 1989; The Truman Show, 1998; Master & Commander, 2003). Il romanzo di Joan Lindsay ricostruisce un caso misterioso della storia australiana di inizio Novecento: la scomparsa e il mancato ritrovamento di alcune collegiali su una montagna. Il mistero, intorno al quale nel corso degli anni sono nate interpretazioni discordanti e fantasiose, viene sviluppato da Weir con grande applicazione e suggestione. Dopo un lungo studio del libro e delle fonti documentarie, il regista ha proposto nella trasposizione cinematografica alcune strategie molto ben congegnate. Sicuro che offrire una soluzione al dilemma sarebbe stato di cattivo gusto e poco credibile, egli ha optato per un film d'autore dalle forti venature thriller, senza peraltro concedere una spiegazione degli avvenimenti.
Nella prima parte, infatti, la tensione si accumula lentamente, i dettagli inquietanti si fanno strada da una sequenza all'altra, l'impressione che qualcosa non vada per il verso giusto è palpabile ben prima che gli inspiegabili episodi si verifichino: il risultato che si vuole ottenere ‒ e si ottiene ‒ è quello di una pressione psicologica sempre più insistente e di una sensazione di mistero e insicurezza acuita più tardi dal procedere dei casi di sparizione. Picnic at Hanging Rock non sfocia mai nel genere fantastico o nell'orrorifico, dove peraltro alcuni critici hanno preteso di confinarlo, eppure utilizza alcune caratteristiche precipue del gotico e del romanticismo per sviluppare la dicotomia tra irrazionale e consueto. Da qui la sensazione che il territorio australiano funga da scenario perfetto per riflessioni sul rapporto tra natura e cultura e sulla presenza di una dimensione incontrollabile e a volte spaventosa della vita di tutti i giorni. Weir gioca quindi sapientemente sul racconto e sulla dilazione di un finale che, però, non giunge mai, almeno in termini tradizionali. Rimane, perciò, lo 'scandalo' di un gruppo di persone che sparisce dalla faccia della terra di fronte a una natura muta e certamente non rassicurante.
Da un punto di vista stilistico, il lavoro di Weir è stato altrettanto originale e raffinato. Allo scopo di non farsi irrigidire dalle convenzioni del cinema in costume, il regista ha chiesto al direttore della fotografia Russell Boyd di accentuare gli effetti antinaturalistici e riprendere le immacolate collegiali con un occhio al modello pittorico preraffaellita. Attraverso movimenti di macchina attenti e complessi, Weir offre in questo modo la sensazione di essere a sua volta l'interessato indagatore di qualcosa cui non è possibile accedere. E Picnic at Hanging Rock diventa, con un'interpretazione forse cerebrale ma probabilmente non lontana dal vero, un piccolo manifesto estetico in favore di un cinema che suggerisce, scuote le certezze, lascia gli interrogativi aperti, fa parlare la natura e non pretende di educarla a essere fotogenica o tranquillizzante. Si tratta a ben vedere di un film che ha influenzato gran parte del cinema australiano successivo: proprio il lavoro intorno a una natura non addomesticata dall'intervento della civilizzazione è diventato il marchio di fabbrica di cineasti di vario rilievo quali George Miller, Rolf De Heer, Philip Noyce e altri ancora.
Il film ha ottenuto un grande successo internazionale di critica e pubblico. Ha inoltre guadagnato diversi premi, fra cui il Gran Prix al Festival di Taormina del 1976 e la Gold Plaque al Festival di Chicago del 1977.
Interpreti e personaggi: Rachel Roberts (Mrs. Appleyard), Vivean Gray (Miss McCraw), Helen Morse (Diane de Poitiers), Kirsty Child (Dora Lumley), Tony Llewellin-Jones (Tom), Jacki Weaver (Minnie), Dominic Guard (Michael Fitzhubert), Frank Gunnell (Edward Whitehead), Anne-Louise Lambert (Miranda), Karen Robson (Irma), Jane Vallis (Marion), Christine Schuler (Edith), Margaret Nelson (Sara), Ingrid Mason (Rosamund), Jenny Lovell (Blanche), Janet Murray (Juliana), Vivienne Graves, Angela Bencini (studentesse), John Jarrat (Albert Crendall).
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