PIAZZA
. La piazza, nel suo significato urbanistico, può definirsi come uno spazio libero, limitato da costruzioni. Nell'edilizia cittadina la piazza rappresenta uno degli elementi più importanti, sia per funzione che per significato. La forma, l'ubicazione, la funzione e l'espressione estetica della piazza hanno seguito storicamente lo sviluppo urbanistico della città (v. città).
In tutte le epoche storiche la piazza ha servito come luogo e centro di riunione dei cittadini disimpegnando massimamente queste funzioni: politica (comizî, parlamenti), commerciale (fiere, mercati), religiosa (processioni, sacre rappresentazioni, sagrati). La storia dell'urbanistica mostra quindi piazze create e organizzate nella loro struttura per disimpegnare una di queste tre funzioni, oppure due di esse, o talvolta tutt'e tre insieme; essa ci rivela inoltre un costante sforzo e una tendenza progressiva in ogni civiltà urbana verso la specializzazione. Così in Grecia (v. agorà; priene; ecc.), così nell'urbanistica romana (v. foro).
Medioevo. - L'epoca storica che più d'ogni altra ha portato a compiutezza nelle sue creazioni urbane la netta distinzione dei tipi delle piazze è il Medioevo. Se l'urbanistica romana separa abbastanza chiaramente la funzione civile-politica della piazza da quella commerciale, tanto che si può ben distinguere il "foro civile" da quello "venale", l'urbanistica medievale porta gradualmente la distinzione a una precisazione sempre più netta finché, sulla fine del secolo XIII, la tripartizione appare completamente definita. L'urbanistica medievale sembra però rinunziare alle conquiste di quella romana, e piuttosto ricerca e guadagna passo passo le proprie posizioni senza, o quasi, riferimenti al passato.
Infatti, agl'inizî dello sviluppo dell'urbanistica medievale, le città di nuova fondazione, chiuse nelle loro mura in ristretto spazio su ripide colline, dovettero rinunziare alle piazze, appunto per deficienza di area. Il suolo nell'interno della città era troppo prezioso: e allora le riunioni per i mercati periodici si tenevano fuori delle mura, presso le porte, ripetendosi così un fenomeno abbastanza comune a città dell'antico Oriente (v. babele). Altrettanto avvenne per molte città che nel primo Medioevo continuarono la vita delle città romane. In queste città gli sconvolgimenti delle invasioni e l'impoverimento delle condizioni generali della vita obbligarono a una contrazione con notevole diminuzione della superficie edilizia e con la costruzione di nuove cinte fortificate ben più ristrette di quelle romane, ma più facili a difendersi. In questo primo momento dell'urbanistica medievale anche gli spazî liberi delle antiche piazze e dei fori finirono con l'essere occupati dalle case fino a sparire, in molti casi, del tutto. E infine lo stesso fenomeno della formazione delle piazze al di fuori delle mura, presso le porte, si verificò nei centri di creazione abbaziale o monastica.
Ma se nel primo Medioevo la piazza rappresenta spesso un'addizione esterna più che una sistemazione urbana racchiusa nel corpo edilizio della città, dopo il Mille invece con il migliorare delle condizioni di vita, con il rifiorire dei commerci in condizioni di relativa sicurezza, con la creazione d'innumerevoli città nuove, città coloniali e città franche (v. città), la piazza acquista il suo pieno valore nella composizione urbana, diventandone anzi un elemento fondamentale, che la squisita sensibilità e la coscienza urbanistica dell'epoca esaltano in creazioni tipiche e assolutamente originali, culminanti nelle composizioni scaturite proprio dalla civiltà comunale e aderenti pienamente allo spirito di questa.
La seconda fase dell'urbanistica medievale s'inizia dunque con un processo di espansione edilizia, contrario alla contrazione del periodo precedente e con la conseguente inclusione, nelle nuovissime e più ampie cinte murarie, dei sobborghi e delle piazze adiacenti alle antiche porte.
La terza fase infine ci mostra la creazione di nuovi organismi urbani, nei quali le funzioni della piazza si precisano fissandosi con notevole esattezza nei tre tipi: la piazza della cattedrale (religiosa); la piazza del comune (politica); la piazza del mercato (commerciale).
La piazza religiosa ha nel Medioevo una notevole importanza fin dagl'inizî dei suoi sviluppi: si sa che i "misteri" molto presto sono usciti dalla chiesa e hanno trovato il luogo di rappresentazione proprio nel sagrato. Qui pure si componevano e si ordinavano processioni e cerimonie popolari. La piazza religiosa medievale non è mai vasta: essa occupa poco spazio, in disparte dal traffico e dalla vita cittadina, mai attraversata dalle strade ma piuttosto lambita da queste, con accesso non facile e in ogni modo quasi mai assiale rispetto alla chiesa. Il Medioevo ha un senso squisito delle proporzioni necessarie a formare un ambiente: così davanti alle altissime facciate delle grandi cattedrali gotiche si stendono piccole piazze contornate da edifici bassi e umili, che maggiormente esaltano l'edificio principale. Sui lunghi fianchi delle chiese, dove predomina l'elemento orizzontale, spesso si sviluppano invece lunghe e strette piazze secondarie che, insieme col sagrato, formano quei sistemi di piazze così caratteristici nell'edilizia medievale e permettono di godere dell'architettura di un edificio da ambienti commisurati alla sua forma e alla sua ampiezza. Esempî stupendi di piazze religiose e di sistemi di piazze ci sono offerti da quasi tutte le città italiane e segnatamente da quelle della Toscana, dell'Umbria e del Lazio; e poi ancora dalle città di origine medievale della Germania e della Francia. Disgraziatamente moltissimi di questi "ambienti" sono stati inconsultamente distrutti verso la fine dello scorso secolo o al principio di questo, quando le piazze, sotto le necessità della vita moderna, furono ingrandite a dismisura e trasformate, sottoponendole a funzioni nuove per le quali non erano state create. Così, per limitarsi a due soli esempî, la piazza del Duomo di Milano e quella del duomo di Ulm.
Anche la piazza civile possiede nel Medioevo una fisionomia sua propria e un carattere particolare, che le derivano dalla forma e dalla speciale funzione. La piazza del Comune rappresentando un ambiente per le grandi adunate di popolo, ha dimensioni generalmente molto maggiori che la piazza religiosa ed è dominata dal palazzo pubblico (del Podestà, dei Rettori, del Capitano del popolo). In molte creazioni urbane la piazza civile è il cuore della città, in posizione centrale nelle formazioni radiocentriche. Anche la piazza civile, come quella religiosa, rappresenta nel Medioevo ciò che urbanisticamente si definisce un ambiente chiuso: nel quale, cioè, gli spazî sono dovunque limitati dalla prospettiva aerea e dove il traffico non attraversa mai in pieno la piazza, ma al massimo vi si svolge tangenzialmente. Le piazze civili posseggono nel Medioevo una propria speciale sistemazione: spesso rappresentata dalla "fontana di piazza" (ad es., Perugia, Bologna, Firenze), o dall'"arengo", o dalle colonne reggenti i simboli del potere (ad es., Vicenza, Padova, Venezia), o dai pennoni porta-stendardo, o dalla "cappella di piazza", o dalla "loggia". Esempio completo e perfetto, la piazza del campo di Siena foggiata quasi a guisa di cavea di teatro, architettonicamente chiusa (il traffico delle arterie principali scorre esternamente alla piazza), dominata dal palazzo municipale e racchiudente la "Cappella di piazza" e la "Fonte Gaia".
La piazza del mercato è stata la più lenta a fissarsi come tipo negli sviluppi della città medievale, molto spesso identificata con la piazza del Comune. È da notarsi tuttavia che molte cittadine medievali sono sorte proprio come centri commerciali e di scambî: in questi casi la piazza del mercato forma proprio la dominante della composizione urbanistica e occupa senz'altro il centro della città. Molto più spesso però la piazza del mercato forma un proprio ambiente accanto alla piazza civile, da questa separato o a questa congiunto da brevi tronchi stradali o da piazzette minori. Così a Siena la piazza del mercato si trova dietro al palazzo municipale; a Firenze era (prima della distruzione del bellissimo quartiere centrale) a breve distanza dalla piazza della Signoria; a Verona (piazza delle Erbe) accanto alla piazza dei Signori. Il Medioevo ha posto grandi cure nell'organizzazione dei mercati, selezionando spesso i tipi di merce in tipi di piazze: mercati del bestiame, mercati della frutta, mercati degli erbaggi, pescherie, ecc. Caratteristiche le installazioni delle piazze del mercato: fontane per lavare la verdura (es., Verona, piazza delle Erbe), banchi di marmo per la vendita delle carni e del pesce (a Belluno), casotti di legno o ambienti per i misuratori e i gabellieri. Ancor più caratteristiche sono le grandi "logge" per i mercanti che, nelle città del Veneto e della Lombardia, assunsero proporzioni grandiose di veri e proprî mercati coperti, creati a completamento dei lunghi porticati che già circondavano la piazza (es., Padova, Vicenza).
Rinascimento ed epoca barocca. - Quella classificazione delle piazze che nel Medioevo era stata raggiunta attraverso lo sforzo continuo, teso a ordinare con unità la vita urbana in pieno sviluppo; quel prezioso e spontaneo senso della proporzione edilizia che era insito nello spirito della civiltà e che sgorgava dall'anima degli architetti, non codificato da leggi ma guidato dall'intuito urbanistico trovano, nella tendenza a teorizzare così caratteristica nel Rinascimento, una codificazione in regole, in proporzioni, in numeri. L'interesse e l'amore per la prospettiva e per il "composto" hanno nelle piazze il più vasto e grandioso campo di applicazione, e tutto ciò che nel Medioevo era empirico tende ora a fissarsi in leggi precise. È l'epoca delle "città ideali" dei trattatisti e quella delle fantasie prospettiche; ed è quindi logico che la composizione edilizia delle piazze abbia seguito, o, meglio ancora, si sia prestata alle fantasie degli architetti e dei trattatisti. E se poche invero sono state le realizzazioni complete delle città ideali, molte invece sono state le creazioni di piazze: si potrebbe quasi dire che, non potendo gli architetti attuare appieno le loro complesse città, si siano sfogati a creare quelle piazze grandiose e unitarie che, sotto l'apparenza del fantastico, nascondono lo studio sottile e ingegnoso degli effetti prospettici. Ma in questa traduzione pratica di quelle regole e leggi che il Rinascimento ricerca con tanto amore, il numero e il postulato si perdono nella fantasia dell'architetto urbanista e ne rimane l'opera d'arte equilibrata e perfetta, nella quale la pratica ha superato la teoria. Così la caratteristica tripartizione medievale non ha più nel Rinascimento la chiarezza dei secoli precedenti: ma la piazza diventa un episodio estetico e prospettico, quasi uno scenario, quasi una sala di ricevimento della città.
Rimangono tuttavia ben vivi e aderenti allo spirito delle composizioni molti dei caratteri e dei principî espressi dagli edili del Medioevo. In generale il senso dell'ambiente chiuso si conserva con molta forza sebbene non manchino talvolta esempî nei quali il traffico attraversa la piazza anziché svolgersi tangenzialmente (per es., Palmanova).
La piazza religiosa perde il suo carattere di ambiente modesto e tranquillo per assumere quello di grande scenario spettacoloso con quinte e fondali coordinati dalle sottili leggi della prospettiva (Piazza S. Pietro a Roma).
La piazza civile non è più la sala per le adunate del popolo come al tempo dei Comuni davanti al palazzo pubblico, ma diventa quasi una corte d'invito ai grandi palazzi (es., Piazza del Campidoglio). E molte volte essa non è che un elemento di puro abbellimento urbano più che un elemento di utilità. I palazzi dei principi, le dimore dei potenti, le sedi delle maggiori istituzioni diventano così grandiose da richiedere vaste piazze monumentali, nelle quali il pittoresco apparente disordine del Medioevo si è trasformato in una distribuzione cosciente, ordinata e precisa in cui tutti gli elementi sono legati insieme in un'indissolubile unità. E la passione di riportare tutto a forme simmetriche e prospettiche conduce alle concezioni più complesse e originali (per es., la piazza S. Ignazio a Roma). La piazza si arricchisce di fontane, sedili, obelischi, colonne, monumenti; i mercati di logge, di porticati, di vasche; i sagrati di scalee, di croci, di pavimenti decorati e colorati.
Per il Rinascimento non sono tanto le varie funzioni che possano essere prese a base per una classifica delle piazze quanto piuttosto la loro forma planimetrica: piazze quadrate, rettangolari, a trapezio, a esedra, a doppia esedra, a tenaglia, circolari con strade radianti, ellittiche, ecc. Tutta una fioritura spettacolosa, attraverso la quale l'architetto crea l'ambiente proporzionando tra loro le parti per esaltare, attraverso una perfetta euritmia, un palazzo, una chiesa, una fontana.
Il sec. XIX. - Come l'Ottocento segna un'epoca di decadenza e di confusione per l'architettura e per l'urbanistica, così la segna anche per la piazza, intesa sia come espressione architettonica sia come elemento funzionale della città. Il fenomeno dell'accentramento di grandi masse di uomini nelle città porta come prima conseguenza l'intensificarsi del traffico urbano il quale, con l'accrescersi dei mezzi di trasporto meccanico e con l'aumento continuo della velocità, esige aumento di spazio.
L'urbanistica europea, impreparata ai nuovi problemi, anziché creare nuovi quartieri e nuove città accanto alle antiche, comprime la nuova vita entro le antiche città, nelle anguste strade e nelle piccole piazze.
Il primo gesto dell'urbanistica del secolo scorso è stato quello di allargare strade e piazze distruggendo gli antichi ambienti e le calcolate proporzioni senza nessuna comprensione. Piazze tranquille, lontane dal traffico, furono squarciate e spalancate in ogni direzione; piazze religiose che il Medioevo aveva ben proporzionate alla loro vera funzione dovettero ricevere, ingrandite a dismisura, il rumoroso e pericoloso traffico della città moderna.
Gli edili dello scorso secolo perdettero così completamente il senso della parola piazza, la quale venne a significare solo largo o spazio aperto. Perduto il senso dell'ambiente chiuso, nacque invece la concezione opposta, quella di piazza di traffico. E tali sono nel secolo scorso o nei primi decennî del presente, e che impropriamente vengono chiamate piazze.
Le nascenti città americane, impostate tutte sul rigido schema della scacchiera, non conobbero che la piazza rettangolare o quadrata risultante dalla mancata costruzione di uno o più isolati. Le città europee, in grande povertà di concezioni urbanistiche, adottarono tale forma alternandola talvolta con il tipo di piazza a "carosello" o "stellare" scaturita dagli schemi stradali triangolari cari all'urbanistica parigina, e generata dall'incrociarsi di molte strade in un solo punto.
È caratteristica di quest'epoca la piazza a "giardino", nella quale lo spazio centrale è occupato da un giardino pubblico, mentre all'intorno si svolge la circolazione del traffico (es., Piazza Vittorio Emanuele a Roma).
Nessuna distinzione fece l'urbanistica del secolo scorso tra le funzioni delle piazze: la chiesa come il teatro, il mercato come la stazione, il palazzo del governo come il giardino pubblico ebbero tutti indistintamente lo stesso tipo e la stessa forma di piazza, aperta da ogni lato al traffico di attraversamento, con l'edificio principale isolato tutto intorno in spazî troppo vasti o troppo piccoli, commisurati solo alle proporzioni ordinarie dei rettangoli della scacchiera o all'economia degl'isolati.
Il secolo scorso non costruì quasi mai piazze che non fossero larghi di traffico: e moltissimi edifici pubblici grandiosi, quali ministeri, chiese e teatri, che avrebbero richiesto un vasto spazio libero e chiuso, furono invece allineati lungo le strade senz'alcuna differenza rispetto alle case di abitazione. Non mancò tuttavia qualche grandiosa concezione di piazza o di sistemi di piazza: segnatamente Parigi, Copenaghen, Berlino, Torino ne offrono qualche esempio.
Epoca attuale. - L'urbanistica attuale tende oggi a riconquistare il significato antico della piazza come ambiente chiuso: ma, come la vita urbana moderna ha speciali nuove esigenze, così l'urbanistica per rispondere ad esse crea e fissa nuovi tipi urbanistici accettando nello stesso tempo dal passato quegl'insegnamenti e quelle formule che l'esperienza ha consacrati. Così la tipologia delle piazze si è oggi, in un certo senso, notevolmente accresciuta. I moderni trattatisti, soprattutto i tedeschi, distinguono molti tipi: piazze di traffico, di soggiorno, di utilità, piazze monumentali, prospettiche, ecc. Si potrebbe ridurre la classifica a tre sole voci: piazze di traffico, piazze di utilità, piazze di soggiorno.
Alla prima categoria appartengono quei larghi disposti nei grandi nodi stradali, necessarî allo smistamento del traffico. Non si tratta dunque di piazze vere e proprie, composte e pensate come ambiemi chiusi: in questo senso anzi dovrebbero essere esclusi dal novero delle piazze per essere invece considerati in quello dei nodi di traffico.
L'urbanistica moderna tende ad abbassare il più possibile il numero delle arterie incrociantisi in un unico punto, risolvendo gl'incroci multipli in molti incroci semplici attigui e collegati tra loro da larghi tronchi stradali.
In questa maniera è evitata la circolazione rotatoria, la quale rappresenta un modesto ripiego a un errore urbanistico e porta una grande quantità d'inconvenienti. Va da sé che la sosta dei veicoli nella piazza di traffico è dannosa e teoricamente impossibile: ne consegue che l'ubicazione di grandi edifici pubblici su una piazza di traffico va evitata per quanto si può.
Al funzionamento dei grandi edifici pubblici (palazzi postali, teatri, ministeri, stazioni, palazzi di giustizia, ecc.) servono le piazze di utilità. Tali piazze devono rispondere ai seguenti requisiti: permettere l'accesso all'edificio con facilità, permettere la sosta di notevole numero di veicoli senza intralcio del traffico; permettere infine lo sfollamento rapido, quasi istantaneo (stazioni, teatri). Le piazze di utilità devono essere contigue alle arterie di traffico ma quasi distaccate da queste. Devono quindi essere chiuse e non aperte, con traffici tangenziali. In altri termini in esse si riprendono quei canoni e quei principî che nel Medioevo e nel Rinascimento hanno guidato gli architetti nel comporre i loro "ambienti chiusi", dominati da un edificio principale intorno al quale si svolge la cornice degli edifici secondarî. Fanno parte di questo gruppo le piazze del mercato e quelle delle chiese. Sennonché l'urbanistica moderna, alla tradizionale piazza del mercato sostituisce i mercati coperti, disposti però sempre in piazze chiuse; mentre tende a ubicare gli edifici religiosi in zone verdi e in giardini lontani dal rumore dei traffici.
Appartengono infine al terzo gruppo, quello delle piazze di soggiorno, le piazze attrezzate specialmente per la sosta, per il ritrovo, per i caffè, per godere di un panorama, per le cerimonie. Tipiche le piazze davanti al mare o a un lago, le piazze belvedere, le piazze porticate delle località termali, le quali funzionano come vere e proprie sale di soggiorno.
È da osservare che la distinzione di questo tipo di piazza raramente è netta e precisa. Molto spesso la funzione di piazza di soggiorno si completa con quella di piazza di utilità e viceversa. Anche la piazza di soggiorno deve essere tangente al traffico e chiusa. Infine è da notarsi come l'urbanistica moderna condanni giustamente la piazza-giardino con traffico marginale, la quale s'è dimostrata contraria alle norme igieniche e pericolosa all'incolumità: alla piazza-giardino la tecnica moderna sostituisce giardini, passeggi interni e campi da giuoco facenti parte del sistema delle zone verdi (v. urbanistica), completamente staccate da qualunque traffico e senza alcun carattere di piazza.
Anche per le grandi adunate popolari la città moderna al posto delle piazze offre grandi prati, campi per le feste, piazzali e arene in appositi quartieri:
La molteplicità degli usi ai quali una piazza moderna deve rispondere consiglia spesso di scindere le varie funzioni in due o più piazze attigue e ben congegnate tra loro, in modo da comporre un sistema di piazze analogo a quelli che l'edilizia del passato ha saputo creare. Anche in questo l'urbanistica moderna si allontana dalla monotonia e dall'aridità dell'edilizia ottocentesca, avvicinandosi invece agli schemi più vivaci e più mossi del Medioevo e del Rinascimento.
Dal punto di vista architettonico osserviamo come i trattatisti facciano distinzioni tra piazza monumentale su di un solo lato, piazza monumentale sul perimetro, piazza con il monumento nel centro Nel primo caso è da notare come la perfetta visione di un edificio e la comprensione dei suoi particolari esigano che l'osservatore si mantenga a una distanza tale da consentirgli una visione dei particolari e nello stesso tempo la comprensione dell'insieme. Secondo gli studî di H. Maertens la situazione a una distanza uguale al doppio dell'altezza dell'edificio (angolo visuale di 27°) permette una visione completa del solo edificio escludendo l'ambiente laterale. La situazione a una distanza tripla (angolo di 18°) permette di abbracciare anche l'ambiente, ma i particolari architettonici appaiono confusi e incerti. La dimensione di una piazza dovrebbe quindi teoricamente essere commisurata a una visione del suo monumento principale secondo un angolo visuale oscillante tra 27° e 18°: e quindi la dimensione della normale al monumento dovrebbe essere compresa tra quella doppia e quella tripla dell'altezza del monumento stesso. Tali infatti sono le proporzioni di molte piazze dell'antichità. Piazza S. Marco a Venezia, p. es., permette, dal suo centro, di guardare alle Procuratie Vecchie secondo un angolo di 29°, a quelle Nuove secondo un angolo di 33° e alla Basilica secondo uno di 28°: mentre, per uno spettatore addossato ai lati, i due primi angoli diventano rispettivamente di 16° e di 18°. Analogo rapporto tra altezza di edifici e larghezza della piazza ci è mostrato, p. es., dalla piazza del Campidoglio a Roma, da quella dell'Annunziata a Firenze, e dalla piazza del Mercato a Bruxelles, dove tale rapporto oscilla da 1 : 2 a 1 : 2½.
Va da sé che queste norme hanno un valore del tutto relativo al tipo del monumento, al suo carattere, ecc. Così quasi tutte le piazze delle chiese gotiche, per es., sono invece proporzionate secondo un angolo di 70° e talvolta anche maggiore.
Diamo, raccolte in uno specchio (pag. 140), le dimensioni di alcune tra le più note piazze.
Riguardo alle piazze con monumento nel centro è da osservare come tale tipo sia proprio e particolare dell'edilizia ottocentesca, mentre, sia nell'antichità, sia nel Medioevo e nel Rinascimento, i monumenti (statue, colossi, archi trionfali, ricordi commemorativi in genere) di solito o erano addossati a edifici o servivano di sfondo e di chiusura visuale di strade. Tali le statue dei fori, tali le fontane nelle piazze medievali, i monumenti equestri del Rinascimento e le monumentali fontane con giuochi d'acqua dell'epoca barocca.
(V. tavv. XIII-XVI).
Bibl.: Cfr. bibliografia voce città: A. E. Brinkmann, Platz und Monument, Berlino 1908 e 1912; C. Sitte, Städtebau, 3ª ediz., Lipsia 1901; J. Stübben, Städtebau, ivi 1924; G. Giovannoni, Questioni di architettura, Roma 1925; id., Vecchie città ed edilizia nuova, Torino 1929; J. M. Chambers, Piazzas of Italy, in The Town Planning Review, XI e XII (1925-26).