Vedi LARGIZIONE, Piatti di dell'anno: 1961 - 1995
LARGIZIONE, Piatti di (v. vol. IV, p. 478)
L'utilizzazione da parte dell'imperatore di vasellame prezioso in argento e in oro da distribuire a coloro che egli voleva gratificare, ufficiali o alti funzionari, oppure quale dono di carattere diplomatico per i prìncipi stranieri, può essere messa in rapporto con l'usanza, attestata dalle fonti sin dal I sec. d.C. (Mart., X, 14 e 57; XII, 36), di offrire argenteria ai propri amici in occasione di determinate festività, quali p.es. l'anno nuovo. Questa produzione di lusso, nel mondo romano, viene sempre apprezzata tanto per il peso del metallo, vale a dire per il valore venale, quanto per le qualità artistiche. Molte delle coppe offerte dagli imperatori hanno un peso che, come quello dei lingotti, corrisponde a un numero esatto di libbre: un vaso d'argento è quindi assimilabile per valore a un lingotto del medesimo peso, ma, a differenza di quest'ultimo, colui che lo riceve in dono può esporlo all'ammirazione dei visitatori come testimonianza del favore di cui gode da parte dell'imperatore. Queste forme di distribuzione divengono assai frequenti nella tarda antichità; anche i privati, seguendo l'esempio imperiale, adottano l'usanza di distribuire in omaggio vasellame d'argento in occasione della loro assunzione a un'importante carica (Symm., Epist., II, 81; V, 56; VII, 76). Il piatto di onore di Flarus Ardabur Aspar, conservato a Firenze, ne costituisce un bell'esempio per quanto riguarda il V secolo. In molti casi si tratta di oggetti privi di caratteristiche particolari (SHA, Claud., VII; Prob., IV, 5), oppure di piatti che, in base all'iscrizione (ritrovamento di Niš) o alla decorazione, possono essere posti in rapporto con avvenimenti o anniversari particolari del regno: un'effigie dell'imperatore, simile a una moneta (piatti di Cervenbreg e di Monaco), così come immagini più elaborate riprendono temi importanti nella propaganda imperiale (missorium di Teodosio, ritrovato ad Almendralejo in Spagna, di Costanzo II a Kerč, o di Valentiniano I a Ginevra).
Numerosi ritrovamenti consentono di approfondire varî aspetti della produzione di questi oggetti. Alcuni di essi, piuttosto recenti, hanno consentito precisazioni circa il loro significato e le condizioni nelle quali sono stati realizzati: in Bulgaria, una coppa in onore di Costanzo II, qualificato come perp(etuus) triumf(ator), era accompagnata da due lingotti, uno dei quali porta la firma di un orafo di Naissus (Niš). Il ruolo di questa città nella lavorazione del metallo prezioso nel IV sec., già attestata da un piatto di Kaiseraugst e dalle coppe liciniane di Niš, è ancora una volta evidenziato in un tesoro conservato a Monaco, di provenienza incerta (forse dalla costa del Mar Nero), che comprende un piccolo busto di imperatore in argento e nove pezzi d'argenteria, di cui cinque a carattere ufficiale: una coppa celebra il decimo anniversario del regno di Licinio (317/318), altre tre il quinto anniversario dell'associazione al potere del proprio figlio (321/322); la quinta quello dei figli di Costantino; quest'ultima reca un marchio originario di Naissus, mentre le prime tre hanno marchi di Nicomedia e di Antiochia.
Nel tesoro di Monaco si trovano inoltre punzoni che sembrano direttamente ricollegabili a zecche monetali: si veda p.es. quello con le immagini di Licinio e dei suoi figli, che ricorre anche sui piatti di Cervenbreg; mentre sul fondo di un piatto più tardo in onore di Teodosio, ritrovato a Tolosa, è applicata una vera e propria moneta. Si tratta in effetti di elementi che fanno pensare che alcuni di questi oggetti non fossero fabbricati soltanto su commissione dell'imperatore, ma che venissero prodotti direttamente in fabbriche di stato, sotto il controllo, agli inizî del IV sec., del rationalis summarum rationum, che in seguito diverrà il comes sacrarum largitionum.
Tali piatti pertanto non presentano affatto caratteri uniformi: alcuni di essi sono modesti, di peso ridotto (una libbra), privi di decorazione e talvolta addirittura di fattura trascurata (come nel ritrovamento di Esztergom in Ungheria). Altri, che portano l'effigie dell'imperatore, sono più elaborati. Altri ancora infine, spesso più importanti per dimensioni e per peso (più di kg 15 per il missorium di Teodosio), recano decorazioni più complesse: l'imperatore in trionfo (missorium di Kerč), o tra le sue guardie, in abito militare (missorium di Ginevra), oppure in abito civile (missorium frammentario di Gross Bodungen). In alcuni casi essi costituiscono delle autentiche opere d'arte, come il missorium di Teodosio, che associa a una rappresentazione particolarmente ricercata dell'imperatore un'altissima qualità estetica.
Le località e le modalità di esecuzione di tali oggetti erano dunque sicuramente varie. La diversità del loro aspetto anche quando celebrano un medesimo avvenimento, come nel caso dei decennali di Licinio, dimostra che non esisteva un programma unitario dettato dall'amministrazione centrale, ma che ai funzionari locali veniva lasciato un certo margine di libertà. E inoltre chiaro che non tutti gli oggetti erano destinati a persone del medesimo livello sociale: il dono doveva essere proporzionato all'importanza del destinatario.
Se le largizioni imperiali e private sono conosciute essenzialmente tramite il vasellame in argento, ciò non toglie che l'imperatore potesse offrire anche piatti in oro. Tale utilizzazione dell'argenteria infine si iscrive in un sistema più ampio di distribuzione di oggetti di valore da parte del potere imperiale, in cui rientrano lingotti, gioiellerie, spesso contrassegnate dal nome del sovrano (fibula d'oro di Niederemmel, gioielli costantiniani a pendente al Louvre, a Washington e a Londra), così come oggetti di materiale non direttamente monetizzabile, che tuttavia, per forma e decorazione, sono molto simili ai piatti d'argento (p.es. la coppa di vetro inciso di Roma, la coppa di alabastro della Nubia). I dittici in avorio, di cui conosciamo sostanzialmente esemplari consolari, appartengono allo stesso complesso di oggetti di propaganda, di cui anche la ceramica tarda, prodotta nelle officine dell'Africa romana, ci fornisce alcuni esempi.
Bibl.: Sul meccanismo delle distribuzioni imperiali: R. Delmaire, Les largesses impériales et l'émission d'argenterie du IVe au Vie siècles, in F. Baratte (ed.), Argenterie romaine et byzantine. Actes de la table ronde, Paris 1983, Parigi 1988, pp. 113-121; id., Largesses sacrées et res privata. L'aerarium impérial et son administration du IVe au VIe siècle, Roma 1989, in pan. pp. 471-494. Sugli ateliers di fabbricazione: J. W. Salomonson, Zwei spätrömische GeschenkSilberbarren mit eingestempelten Inschriften in Leiden, in OudhMeded, XLII, 1961, pp. 63-77; F. Baratte, Les ateliers d'argenterie au Bas-Empire, in JSav, 1975, pp. 193-212; id., Quelques remarques à propos des lingots d'or et d'argent du Bas Empire, in Frappe et ateliers monétaires dans l'Antiquité et Moyen-Age, Belgrado 1976, pp. 63-71; id., Lingots d'or et d'argent en rapport avec l'atelier de Sirmium, in Sirmium, VIII, 1978, pp. 101-109. - Tesoro di Monaco: B. Overbeck, Argentum Romanum. Ein Schatzfund von spätrömischem Prunkgeschirr, Monaco 1973. - Piatti di Cervenbreg: T. Ivanov, Handelsbeziehungen Sirmiums mit Thrakien zur Zeit der Decennalia des Kaisers Licinius, (in bulgaro con riassunto in tedesco), in BIBulg, XXXIII, 1972, pp. 225-237; J. Youroukova, L'activité de l'atelier d'orfèvre à Niš au IVe siécle à la lumière d'une nouvelle trouvaille en Bulgarie, in Frappe et ateliers monétaires..., cit., pp. 73-78. - Ritrovamento di Esztergom: Ζ. Kadar, Data Illustrating the Problems of Late Roman Vessels in the Danube Region, in Folia Archeologica, XII, 1960, pp. 133143. - Missorium di Teodosio: J. Arce, El missorium de Teodosio I. Precisiones y observaciones, in AEsp, XLIX, 1976, pp. 119-140. - Missorium di Geilamir: C. Morrison, C. Brenot, J. N. Barrandon, L'argent chez les Vandales: plats et monnaies, in Argenterie romaine et byzantine..., cit., pp. 123-130. - Ritrovamento di Niš: M. Vasić, Trouvaille des assiettes romaines en argent de Niš, in Recueil du musée national de Belgrade, VIII, 1975, pp. 226-227. - Doni imperiali in oro: Ν. Duval, Un grand médaillon monétaire du IVe siècle, in RLouvre, XXIII, 1973, pp. 367-374; R. Noll, Eine goldene «Kaiserfibel» aus Niederemmel vom Jahre 316, in BJb, CLXXIV, 1974, pp. 221-244; Μ. R. Alföldi, Die Niederemmeler «Kaiserfibel»: zum Datum des ersten Krieges zwischen Konstantin und Licinius, ibid., CLXXVI, 1976, pp. 183-200. - Piatto in alabastro: F. W. Deichmann, Eine alabasterne Largitionschale aus Nubien, in W. N. Schumacher, Tortulae. Studien zu altchristlichen und byzantinischen Monumenten (Römische Quartalschrift fur christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte, Suppl. 30), Roma-Friburgo-Vienna 1966, pp. 65-76, tavv. XIX-XVII - Imitazioni in terracotta: J. W. Salomonson, Kunstgeschichtliche und ikonographische Untersuchungen zu einem Tonfragment der Sammlung Benaki in Athen, in BABesch, XLVII, 1973, pp. 1-82.