piattaforma d'alto mare
piattafórma d’alto mare locuz. sost. f. – L’attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi in mare attraverso l’utilizzo di piattaforme iniziò intorno alla fine degli anni Trenta del secolo scorso per svilupparsi, in seguito, negli anni Cinquanta e registrare poi una decisa espansione negli anni Settanta, a seguito delle crisi petrolifere mediorientali. Non è un caso che la ricerca offshore si sia sviluppata particolarmente in Europa (Mare del Nord) e negli Stati Uniti (Golfo del Messico). Proprio il Mare del Nord vede oggi la presenza di oltre 450 piattaforme petrolifere, circa il 60% delle 650 piattaforme esistenti nei mari del pianeta. Al volgere del nuovo secolo la ricerca associata allo sviluppo delle tecniche e dei materiali di perforazione ha permesso il superamento di limiti inimmaginabili alla fine del secolo scorso consentendo esplorazioni in acque profonde, oltre, cioè, i 1500 m complessivi tra acqua e terra. Il progresso tecnologico ha consentito alle trivelle di spingersi sempre più in profondità, fino a raggiungere nel 2009 nel Golfo del Messico, 10.700 m, fra acqua e roccia. Anche le dimensioni delle piattaforme hanno raggiunto grandezze notevoli (la Troll A nel settore norvegese del Mar del Nord è alta 472 m, di cui 369 sommersi). Le piattaforme petrolifere sono state spesso oggetto di protesta da parte di movimenti ambientalisti, che ne contestano l’impatto su scala ristretta (inquinamento e modifiche dell’habitat marino) e su scala più ampia (per i potenziali rischi derivanti da fuoriuscite di petrolio che potrebbero propagarsi anche a centinaia di chilometri di distanza). Si tratta di strutture continuamente esposte al rischio di incidenti, non soltanto causati da fattori puramente tecnici ma che possono essere indotti anche da agenti esterni. Grande risonanza internazionale ha avuto il grave incidente avvenuto, il 20 aprile del 2010, alla piattaforma petrolifera Deepwater horizon della British Petroleum, al largo delle coste della Louisiana, che ha causato danni ambientali a tutto il fronte marittimo del Golfo del Messico, minacciando persino le coste orientali del Nordamerica.