PIASTRA (fr. plaque; sp. placa; ted. Platte; ingl. slab)
Si chiama genericamente piastra quell'elemento costruttivo in cui la spessezza sia notevolmente piccola in confronto alle altre due dimensioni di lunghezza e larghezza.
Le piastre, oltre che dalla forma geometrica del contorno (poligonale, curvilineo o mistilineo) e dalla natura del materiale di cui sono formate (ferro, acciaio, rame, cemento armato o non, cotto, pietre naturali), si distinguono anche e soprattutto per la funzione che esercitano e per il modo con cui resistono, in piastre di collegamento, di appoggio o di ripartizione, di rivestimento o di protezione, di carico o di sostegno.
Le piastre di collegamento servono a trasmettere forze parallele al loro piano e quindi:
1. a stabilire la continuità di elementi metallici che per ragioni tecnologiche e commerciali non hanno la dimensione necessaria alla costruzione da effettuare (fig. 1 a, b);
2. a formare i nodi delle travature reticolari, quando le dimensioni delle aste da riunire non consentono la chiodatura diretta fra di esse con sovrapposizione (fig. 2).
Si dicono più propriamente nel primo caso coprigiunti e nel secondo piastre nodali.
Il calcolo s'istituisce con il criterio di raggiungere nel collegamento la medesima resistenza rispetto a ogni possibile modo di rottura.
Le piastre nodali anche se poste nel piano del sistema e simmetricamente sollecitate risentono sforzi di trazione o compressione e taglio accompagnati da momenti flettenti, dovuti alla rigidità che esse conferiscono ai nodi; altri momenti nascono dalla dissimmetria dei carichi. Il calcolo rigoroso è quindi di grande difficoltà e ci si accontenta di larghe approssimazioni integrate dalla pratica.
Le piastre di ripartizione sono destinate a trasmettere forze normali al loro piano, al fine di ridurre la pressione unitaria massima sul materiale sottostante, che è meno resistente alla compressione. Esse quindi si trovano nei punti ove le strutture maestre dei ponti vengono a gravare sui piedritti, le incavallature si appoggiano ai sostegni, le colonne o i pilastri insistono sul terreno o sulla costruzione sottostante (fig. 3, 4) e simili. La legge con cui le piastre distribuiscono la pressione è difficile a definire; con una sufficiente rigidità della piastra si può contare però sopra una distribuzione uniforme.
Le sollecitazioni principali che esse subiscono sono la flessione e il taglio, dato che una faccia, di regola, è solo parzialmente caricata.
Le piastre possono avere delle costole di rinforzo, sia per aumentare la resistenza alla flessione e sia per impedire uno scorrimento sul sostegno per l'azione di forze parallele alla piastra.
Le piastre di rivestimento servono a proteggere determinate parti di costruzioni sia dall'azione di urto di corpi violentemente lanciati, come le corazze di acciaio nelle navi da guerra, sia dall'azione degradatrice degli agenti atmosferici, sia dal consumo per attrito al passaggio dei carichi, come nei pavimenti. In questi ultimi casi si chiamano anche piastrelle (in cotto, in cemento, in vetro, in porcellana, ecc.) se di dimensioni massime non maggiori di 30 cm. Le piastre caricate solo normalmente a una faccia e variamente vincolate sul contorno in modo da essere sottoposte a flessione e taglio si chiamano più propriamente lastre e come tali vanno studiate nelle varie condizioni statiche in cui possono presentarsi (v. membrane e lastre), specie per le applicazioni nelle costruzioni in ferro e in cemento armato.