pianto
Fenomeno espressivo di intensa affettività, con aumentata secrezione di lacrime, per lo più a crisi, provocato da stimoli psichici ed emozionali legati a condizioni individuali e ambientali. Dal punto di vista motorio esso risulta molto complesso: si attua attraverso il sistema neurovegetativo in stretto collegamento con i centri troncoencefalici e quelli ipotalamici e con i circuiti emotivi corticosottocorticali (➔ limbico, sistema). Il p. appare fin dal momento della nascita come risposta a bisogni somatici oppure a disturbi fisici; presto, tuttavia, assume molteplici connotazioni di significato. Con lo sviluppo, il controllo si fa sempre più efficace, per cui il p. diviene sempre più indicativo di uno stato emotivo particolare, assumendo in tal modo notevole importanza in psicologia dell’età evolutiva. Come fenomeno espressivo, il p. rientra nel vasto campo della comunicazione non verbale, ed è decifrabile attraverso una mimica facciale specifica. Si hanno qualità e gradi differenti di p.: il p. ridotto, in tono minore (piantarello, piagnucolio) e il p. misto a riso; ciò in contrapposizione con lo scoppio di p., in genere intenso e disperato, da empito emotivo di dolore, di rabbia, di nostalgia, spesso sfogo di una tensione a lungo controllata. Crisi di p. frequenti possono essere sintomo di depressione. Tuttavia, nella maggioranza degli individui un attacco di p. migliora lo stato emotivo; questo effetto si riscontra in partic. nei soggetti nei quali il p. è seguito da manifestazioni di conforto. Sembra infatti che la funzione evolutiva del p. possa essere proprio quella di rinforzare le relazioni personali, smorzando comportamenti aggressivi e suscitando attenzione e sostegno da parte di altri membri del gruppo sociale.