PIANETA
. Indumento sacro, adoperato dai ministri dell'altare nella celebrazione della messa, e in altre poche occasioni. Deve essere di seta, e in genere porta degli ornamenti. Se ne conoscono due tipi; uno ampio, a mantello (cosiddetta pianeta gotica) che si vorrebbe ristabilire dappertutto, come più conforme all'antico stile; l'altro, tagliato ai lati, e ridotto in forma di scapolare, con un'apertura al sommo per farvi passare il capo, e della larghezza di 65-73 cm., della lunghezza di 105-115 cm. Anche di quest'ultimo varî sono i tipi.
Deriva dalla paenula dei Greci-Latini, che in Gallia e in Africa era detta casula (cfr. il fr. chasuble) e nel sec. V qua e là anche planeta. Nella liturgia appare per l'appunto verso il sec. V, e in Gallia; il can. 28 del IV Concilio di Toledo (633) la menziona. A Roma era indumento di tutti i chierici sino al sec. IX; fuori, dei soli vescovi e sacerdoti. Né in antico servì solamente per la celebrazione della messa, ma pure in altre funzioni, come nel portare il viatico. Sino al sec. XIII conservò la sua forma a campana, e, specie in Germania, ce ne sono rimasti esemplari stupendi; sempre, tuttavia, senza cappuccio; al più, al suo posto c'era una guarnizione. Nel sec. XVI la forma attuale già prevalse, per economia, per gusto diverso, per comodità. Notevoli, in proposito, le pianete di Castel Sant'Elia (Viterbo), come documentazione di questo passaggio. Nel sec. XVII, e più nel XVIII, si dispersero o mutilarono le antiche pianete, e si venne al tipo corrente. Sul principio si ebbero pianete di paglia, di cuoio, di stoffe varie, specialmente di seta; quest'ultima prevalse. Il colore fu unico sino al sec. XII; poi vario. L'ornamentazione ha una storia di grande importanza per l'arte; nel simbolismo liturgico il pianeta rappresenta la Chiesa, i due Testamenti e il mantello di porpora di Cristo nella Passione.
Bibl.: G. Braun, I paramenti sacri. Loro uso, storia e simbolismo, trad. ital., Torino 1914, pp. 93-110.