PIALLATRICE
. Macchina utensile per la lavorazione dei metalli e del legno con asportazione di truciolo, destinata prevalentemente alle esecuzioni di superficie piane.
Nel campo della lavorazione dei metalli il nome di piallatrice è riservato a macchine con moto relativo rettilineo dell'utensile rispetto al pezzo lavorato (fig. 1) le quali oltre alle superficie piane (orizzontali, verticali, inclinate) a mezzo di dispositivi appropriati possono realizzare superficie rigate di forme assegnate.
Le piallatrici si distinguono dalle limatrici (v.) per la forma costruttiva che permette la lavorazione di oggetti di dimensioni anche notevoli.
Il moto di lavoro, generalmente attribuito al pezzo lavorato, fissato e trasportato dalla tavola (fig. 2), e in alcuni casi assunto dall'utensile (figure 5, 6, 7), è per necessità intermittente e a una corsa utile segue una corsa di ritorno a vuoto.
Il moto di alimentazione, necessario per presentare all'inizio d'ogni corsa utile nuovo materiale da asportare, è perpendicolare al moto di lavoro e attribuito all'utensile. Anch'esso è intermittente e avviene al termine d'ogni corsa di ritorno.
La capacità produttiva di queste macchine, originariamente bassa, è stata accresciuta sia aumentando la velocità della corsa a vuoto rispetto a quella di lavoro; sia utilizzando in qualche caso un secondo utensile (spesso montato sullo stesso portautensili; fig. 3) destinato a eseguire un lavoro identico all'altro e con la stessa velocità di taglio o un lavoro di rifinitura a velocità maggiore; sia adottando sulla stessa macchina più utensili sostenuti da portautensili disposti sul traverso e sui montanti, lavoranti anche superficie diverse; sia infine aumentando la velocità di lavoro.
Durante il taglio la velocità relativa è costante anche nelle piallatrici a comando meccanico ed essa può assumere una serie di valori diversi per consentire di avvicinarsi alle condizioni di migliore utilizzazione della macchina e dell'utensile nelle varie circostanze di lavoro. Nelle piallatrici a comando idraulico tali valori possono variare con continuità fra i limiti estremi sia per la corsa di andata sia di ritorno (alcuni recenti tipi con doppia corsa utile permettono di far variare la velocità indipendentemente per le due corse tra 3 e 60 m. al minuto primo). Analogamente e per le stesse ragioni il meccanismo di alimentazione deve permettere di assumere valori diversi dell'avanzamento. Accanto alla forma costruttiva delle figure precedenti si hanno le piallatrici a montante unico (fig. 4) nelle quali la dimensione trasversale del pezzo lavorato subisce minori limitazioni; le piallatrici con tavola fissa, di cui le piallatrici a fossa sono una variante (fig. 6), nelle quali il moto di lavoro è attribuito all'utensile e che di conseguenza risultano molto meno ingombranti.
Forma costruttiva particolare assumono le piallatrici per bordi di lamiera (figg. 5, 7), anch'esse a tavola portaoggetti fissa.
La precisione del lavoro d'una piallatrice dipende dalla robustezza della macchina, dall'esattezza delle guide del movimento rettilineo, dall'assenza di vibrazioni nella trasmissione del moto di lavoro.
Nelle officine moderne le piallatrici sono in gran parte sostituite da fresatrici-pialle di maggiore capacità produttiva; i moderni progressi delle prime hanno fatto loro riguadagnare però parte del terreno perduto. In qualche esempio la stessa macchina può funzionare da fresatrice e da pialla (fig. 8). Nella lavorazione del legno le pialle con moto relativo di traslazione dell'utensile rispetto al pezzo lavorato sono adoperate quasi esclusivamente per ricavare i fogli da impiallacciatura mentre negli altri casi sono sostituite dalle pialle con utensile rotante che rientrano nella categoria delle fresatrici.