PHUPHLUNS
Divinità etrusca corrispondente al Dioniso greco e al Liber latino. Essa è menzionata sul fegato di Piacenza e, presumibilmente, è da mettersi in rapporto con la città di Populonia (v.). Nella mitologia figurata etrusca non ha dovunque un posto preponderante, né una iconografia definita, mentre la diffusione, fin dall'arcaismo, di personaggi del tiaso bacchico (menadi e sileni) testimonia che il mondo bacchico era largamente noto agli Etruschi, almeno fin dal VI sec. a. C. Si tratta tuttavia, in questi casi, di gruppi o figure prevalentemente decorativi, senza connessione appariscente con il culto o con il mito.
Nell'arte etrusca arcaica Ph. compare in un bronzetto di Modena, che lo rappresenta barbato e con l'abito lungo; il bronzetto è di forme ioniche. Iconografia analoga si ha su due specchi (Gerhard, Etrusk. Spiegel = E. S., lxxxviii e 305) ove il dio partecipa ad un episodio mitico non altrimenti documentato: Artemide gli reca in braccio la sposa Ariadne-Areatha, in presenza di Menrva. Il tipo arcaico è ripetuto sopra una serie di scarabei, fra i più antichi lavorati in Etruria. Altre rappresentazioni di Ph. troviamo, quasi esclusivamente su specchi, a partire dal IV sec.: in E. S., lxxxii, è la nascita dalla coscia di Zeus-Tinia, evidente ripresa di un motivo pittorico; in E. S., ccxcvii, Ph. fanciullo è trasportato da Hermes-Turms alle ninfe. Come giovinetto ignudo è rappresentato in E. S., lxxxiii (da Vulci), abbracciato e baciato dalla madre Semele-Semla, in presenza di un satirello e di Aplu-Apollo; Ph. reca qui una collana con bulle. Altro episodio mitico (E. S., xc) in cui ha parte Ph., espresso in forme efebiche, è la restituzione di Efesto-Sethlans all'Olimpo, cui partecipano due divinità etrusche, Maris e Laran. Le altre rappresentazioni sono generiche: così nella tazza falisca del Museo di Villa Giulia, in cui Ph., espresso come un efebo ignudo, coronato, con tirso e piccola clamide, abbraccia e bacia una menade (o Ariadne ?); lo schema è a un dipresso quello dello specchio vulcente E. S., lxxxiii. Sempre in forme efebiche, parzialmente avvolto dallo himàtion, con tirso e corona, Ph. ritorna su di uno stàmnos falisco, di fronte ad Ariadne, nuda e seduta; fra i due vola un Eros, Il tipo barbato, vestito di lungo chitone e himàtion ricompare, con cadenze quasi arcaizzanti, su di un'altra tazza, in cui il dio ebbro è sorretto da un satiro, di fronte ad una menade seminuda che prepara il kòttabos (Firenze, Museo Archeologico, da Montepulciano). Un gruppo sostanzialmente generico è quello dell'abbraccio di Ph. e Ariadne nello specchio E. S., ccxciv, dove il dio ha come attributo la cetra. Il manico del coperchio della Cista Ficoroni è costituito da un gruppo esibente il dio in forme efebiche e seminudo, sorretto da due satiri, ma non ebbro; dato l'ambiente laziale in cui è stata fabbricata la cista, non si tratta, a stretto rigore, del Ph. etrusco. Più definito il tipo ancora su di uno specchio (E. S., v, 35), in cui Ph. con la patera e l'oinochòe come attributi, è in gruppo (tipo "conversazione") con Hercle e divinità minori etrusche, Vesuna e Svutaph. Probabilmente rappresenta lo stesso dio, coronato, con tunica corta, calzari e tirso, a cavallo di una pantera, una teca di specchio di Perugia, del tardo periodo ellenistico. Non è invece probabile che sia rappresentato Ph. come giovinetto danzante nel manico della brocca di Ceretolo (Bologna, museo). Nel complesso si può rilevare che l'iconografia di Ph. è, nell'arcaismo, strettamente influenzata dalla tipologia del Dioniso greco (v. dioniso), meno coerentemente e più vagamente nel IV sec. e nel periodo ellenistico.
Monumenti considerati. - Bronzetto di Modena: P. J. Rijs, Thyrrhenika, p. 91; E. Homann-Wedekind, in Röm. Mitt., lviii, 1943, p. 18, tav. 2. Scarabei: A. Furtwängler, Gemmen, i, tavv. xvi, 1, 8-16; xx, 10, 13; lxiv, 28; iii, p. 180; P. Ducati, Arte Etrusca, p. 303. Coppa falisca: C.I.E., ii, 8179; A. Della Seta, Mus. Villa Giulia, Roma 1918, p. 74; G. Q. Giglioli, Arte Etrusca, cclxxii, 1. Stàmnos falisco: A. Della Seta, op. cit., p. 76; G. Q. Giglioli, op. cit., cclxxiv, 5. Tazza del museo di Firenze: L. A. Milani, Mus. arch. di Firenze, p. 232; C. Albizzati, in Röm. Mitt., 1915, p. 132, fig. 1; G. Q. Giglioli, op. cit., cclxxv, 2. Cista Ficoroni: in Matthies, Praen. Spiegel, Strasburgo 1912, p. 46; A. Della Seta, op. cit., p. 409; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, fig. 628; P. Ducati, op. cit., p. 442; G. Q. Giglioli, op. cit., cclxxxvi, 1 (v. anche Novius Plautius). Teca di Perugia: G. Q. Giglioli, op. cit., cccxv, 1. Brocca di Ceretolo: P. Ducati, op. cit., p. 507. Specchi incisi: Gerhard, Klugmann, Körte, Etruskische Spiegel (= E. S.), cit. nel testo; G. A. Mansuelli, in St. Etr., xx, 1948, p. 65 ss.
Bibl.: C. O. Müller, W. Deecke, Die Etrusker, Stoccarda 1877, II, p. 77; E. Thulin, in Pauly-Wissowa, XIII, 1910, c. 210, s. v. Fufluns; G. A. Mansuelli, in St. Etr., XX, 1948, p. 65 ss.