PHOLOS (Φόλος, Pholus)
Centauro dell'Arcadia, figlio di Silenos e di una ninfa (v. centauri).
I più antichi accenni letterari a Ph. rimontano alla Gerioneide di Stesicoro (in Athen., xi, 499 a e b) e all'Eracleide di Pisandro (cfr. Esichio): la leggenda diffusa alla fine del VII sec. a. C. in tutto il mondo ellenico (da Rodi in Sicilia) presuppone quindi un'elaborazione anteriore. Una commedia di Epicarmo si intitolava ῾Ηρακλῆς παρὰ Φόλω.
Ma il racconto più diffuso di questo mito è in Diodoro Siculo (Bibl., iv, 12) e in Apollodoro (Bibl., ii, v, 4): Eracle, cacciando il cinghiale di Erimanto, giunge sull'altipiano arcadico di Fobe dove è ospitalmente accolto dal centauro Ph. che nel suo antro imbandisce carni arrostite per l'eroe e crude per sé. Richiesto di aprire il recipiente di vino che giaceva nell'antro, Ph. esita (così in Apollodoro) perché di proprietà comune a tutti i centauri della montagna, o aderisce subito (Diodoro). Aperto il recipiente, subito tutt'intorno si diffonde l'aroma del vino che richiama a gran corsa, inebriandoli, gli altri centauri; con gran tumulto questi tentano di invadere l'antro di Ph., che, scoprendo la sua pavida natura,... ϕοβηϑεὶς ἔκρυψεν ἐαυτόν, scongiurando i compagni di desistere dalla lotta e rispettare l'ospite. All'attacco dei centauri, Eracle reagisce da prima scagliando tizzoni ardenti (Apollodoro), poi impugnando l'arco; li respinge inseguendoli sino al promontorio Malea e parecchi ne uccide. Anche Ph. trova qui la morte, ferendosi da sé con una freccia estratta dal corpo di un compagno ucciso.
Nell'arte figurativa, il mito di Ph. è rappresentato nei due momenti più caratteristici: o mostrando Ph. ed Eracle nell'antro montano, ed è vicino il pìthos; o nella successiva lotta che si svolge tra Eracle e i centauri. Solo in pochi casi si ha la rappresentazione simultanea dei due episodî, come in uno sköphos corinzio al Louvre, del primo venticinquennio del VI sec. a. C. (Eracle combatte i centauri sulla soglia dell'antro), nel fregio in terracotta da Larisa sull'Hermos (il pìthos appare tra le zampe dei centauri), nel fregio di Ak-Alan (il pìthos è raffigurato dietro le spalle di Eracle inginocchiato, intento a saettare).
Il primo momento del mito, l'ospitalità concessa dal Ph. all'eroe, appare su più di trenta vasi: Eracle e Ph. appaiono in piedi, uno di fronte all'altro (anfora del Pittore di Antimenes a Villa Giulia, 50626), mentre Ph. reca in dono della selvaggina infilata su un grosso ramo: Eracle è sdraiato a banchetto accanto al pìthos mentre Ph. lo serve (oinochòe del Cabinet des Médailles 271; lèkythos di Boston, 93101; anfora a Firenze, Museo Archeologico, 3812). Su alcuni vasi la scena è ampliata con uno o entrambi gli dèi protettori dell'eroe, Atena ed Hermes: in un anfora al Louvre (F 208 bis) Atena accompagna Eracle che posa un piede sul pìthos posto tra lui e il centauro. La dea è presente anche in due lèkythoi una a Londra (British Museum B 536), l'altra ad Atene (Museo Nazionale 119), mentre Hermes figura su due anfore, del Pittore di Antimenes (già citata) l'una e l'altra simile a Londra (British Museum B 226). Entrambi gli dèi sono presenti nella scena di un'anfora a Bologna e su una lèkythos a New York. Su due lèkythoi ad Atene, Eracle è invece accompagnato dal cosiddetto Iolao.
Quando è rappresentata la lotta di Eracle coi centauri, la tradizione figurativa segue o si scosta da quella letteraria. Col racconto di Diodoro e Apollodoro concorda l'atteggiamento pavido di Ph. sulla metopa del thesauròs del Sele: la figura di Ph., nella scena della lotta che si svolge su sei metope, si colloca alle spalle di Eràcle saettante, così come nel già citato sköphos corinzio, nel rilievo dell'architrave del tempio di Assos (ora al museo di Boston) e in un'anfora a figure nere del Vaticano (n. 388). Si scostano invece da questa versione, che rappresenta la più antica tradizione del mito accolta poi dai mitografi ellenistici, alcune raffigurazioni nelle quali la figura di Ph. si confonde con quelle degli altri centauri che assalgono Eracle.
In qualcuna delle numerose rappresentazioni del mito, Ph. è reso con tutta la parte anteriore umana, alla quale si attacca, il dorso equino: l'iconografia non indica un momento anteriore a quella più consueta (protome umana su corpo equino) ma viene usata sia per indicare, come per Chirone, il grado di maggiore umanità in Ph., sia per distinguere la figura di Ph. da quella degli altri centauri.
Ph. era rappresentato anche su una metopa del tempio di Apollo a Thermos, della quale si conserva un frammento con parte del nome di Ph. inscritto, e probabilmente anche in un frammento fittile da Praisos al Museo del Louvre. Incerta è la rappresentazione di Ph. su una metopa del thesauròs degli Ateniesi a Delfi.
Bibl.: J. Schmidt, in Pauly-Wissowa, XX, 1950, c. 517 ss., s. v., con elenco dei monumenti. È da aggiungersi inoltre per le metope del Sele: P. Zancani Montuoro-U. Zanotti bianco, Heraion alla foce del Sele, II (Il primo thesauròs), Roma 1954, pp. 112 ss.; 139 ss.