PHOBOS (Φόβος)
Divinità che incute terrore e che mette in fuga i nemici. Compare come divinità a sé stante in Omero (Il., iv, 439 ss.), e in Esiodo (Theog., 933 ss.) è indicato come figlio di Ares che, terribile d'aspetto, accompagna il padre in battaglia insieme al fratello Deimos.
Le fonti letterarie non dicono nulla del suo aspetto. L'unica rappresentazione di cui abbiamo notizia era quella dell'Arca di Kypselos (Paus., v, 19, 4) in cui Ph. compariva con un corpo umano e testa di leone come apotròpaion su uno scudo. Basandosi su questa testimonianza si sono volute vedere rappresentazioni di Ph. in alcune figure ibride, miste di una parte umana e di una leonina, talvolta alate, che rientrano nella serie di dèmoni animaleschi che stanno sotto l'influsso dell'arte orientale, mentre altre volte si è considerata come immagine di Ph. il gorgonéion barbato, che aveva un'analoga funzione apotropaica. Ma gli studî per attribuire a Ph. una particolare iconografia non hanno dato finora risultati soddisfacenti.
Bibl.: A. Milchhöfer, in Arch. Zeitg., 1881, 286; L. Deubner, in Ath. Mitt., XXVII, p. 256; P. Wolters, in Bonner Jahrbuch, CXVIII, p. 270 ss.; Weizsäcker, in Roscher, III, 1897-902, c. 2386, s. v., n. i; A. Furtwängler, ibid., I, c. 1703 ss., 1886-990, s. v. Gorgo; E. Bernert, in Pauly-Wissowa XX, 1950, c. 309 ss., s. v., n. i.