PHILON (ϕίλον, Philon)
2°. - Architetto greco, figlio di Exekestides, di Eleusi, attivo in Attica nella seconda metà del IV sec. a. C. Le fonti lo ricordano come autore dell'Arsenale del Pireo, del portico aggiunto alla fronte S-E del Telestèrion di Eleusi e di alcuni rifacimenti di precedenti edifici a Delfi.
Dell'edificio del Pireo, la σκευοϑήκη, costruito per contenere tutti gli attrezzi navali (cordami, vele, ecc.), distrutto da Silla nell'86 a. C., non rimane se non l'accurata descrizione a noi nota da un'iscrizione rinvenuta nel luogo ove sorgeva l'edificio. Per la descrizione di questo, v. arsenale. Sono state proposte, per l'edificio di Ph., alcune ricostruzioni grafiche (Fabricius, Dörpfeld), che si differenziano per lo più negli elementi decorativi. La parte più discussa è la copertura: il tetto di tegole in terracotta, a doppio spiovente, era retto con ogni probabilità da grosse travi lignee, poste al di sopra delle colonne, longitudinalmente e trasversalmente.
La costruzione del porticato (pròstylon o prostòion) antistante la facciata del Telestèrion rientra nella grande attività edilizia licurghea. Vitruvio (vii, Praef. 17) ci informa che Ph. lavorò ad Eleusi nel tempo in cui Demetrio del Falero si impossessò del potere, quindi intorno al 317. Sappiamo però da un'iscrizione (I. G., ii, 22, 1666 = Syll.3, 204, databile tra il 356-5 e il 353-2) che era stata decisa la costruzione di un προστῷον, e che era stato affidato all'architetto Philagros l'incarico di procurare i materiali da costruzione. A questa data il Dinsmoor attribuisce il grandioso progetto di un parziale peristilio pseudodiptero - al quale apparterrebbero alcune potenti sostruzioni - che altri (ad esempio il Fabricius) assegna invece alla costruzione periclea. Il progetto ad ogni modo (che prevedeva sedici colonne in facciata, con una copertura probabilmente simile a quelle delle stoài) non fu realizzato. I lavori cominciarono soltanto intorno al 330 (possediamo iscrizioni con l'elenco delle spese per il trasporto del materiale e per la mano d'opera; in esse non figura mai il nome di Ph.) e dovettero continuare per circa 20 anni. Il portico (m 57 × 11,50) si componeva di una piattaforma accessibile mediante scalinata, entrambe in pietra nera locale, e di un colonnato dorico dodecastilo parallelo alla fronte S-E del Telestèrion con due intercolumnî sul fianchi. Lo sormontava un enorme frontone privo di decorazione, così come non decorate erano anche le metope. L'opera non fu mai completata (le colonne ad esempio sono prive di scanalature). Le parti alte dell'edificio furono restaurate dai Romani, dopo i danni subìti nel 170 d. C.
Dopo la costruzione della σκευοϑήκη e prima del completamento del portico di Eleusi andrebbe posto il periodo di attività di Ph. a Delfi (intorno cioè al 338), durante il quale si apportarono restauri e modifiche a precedenti edifici. Dubbia però è l'identificazione del Ph. menzionato in alcune iscrizioni di Delfi (Syll.3, 249-253) con l'omonimo architetto di Eleusi.
Come altri architetti greci, anche Ph. scrisse dei trattati de aedium sacrarum symmetriis et de armamentario, come riferisce Vitruvio, vii, Praef. 12.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte d. gr. Künstler, II, Stoccarda 1889, p. 252; E. Fabricius, in Pauly-Wissowa, XX, 1950, c. 56 ss., s. v.; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, pp. 233; 241; D. S. Robertson, A Handbook of Greek and Roman Architecture, Cambidge 1954, p. 182 s.; A. W. Lawrence, Greek Architecture, Harmondsworth 1957, pp. 256; 260; J. A. Bundgaard, Mnesicles, Copenaghen 1957; A. T. Hodge, The Woodwork of Greek Roofs, Cambridge 1960, p. 65 ss. (arsenale).