Leroy, Philippe (propr. Leroy-Beaulieu, Philippe)
Attore cinematografico francese, nato a Parigi il 15 ottobre 1930. Ha saputo imporre, sia in ruoli di eroe sia in quelli negativi, infidi o crudeli, il suo personaggio di 'duro' dal fisico asciutto e atletico, dal volto scavato e dal carattere deciso. In oltre quarant'anni di carriera è apparso in quasi centocinquanta film (essenzialmente italiani), anche se spesso in parti di secondo piano, passando attraverso tutti i generi, dal peplum all'horror, dal thriller alla commedia.
Nato in una famiglia nobile (il padre, diplomatico, era marchese), nel 1952, dopo la laurea in scienze politiche, abbandonò un destino garantito per andare a combattere come sottotenente paracadutista prima in Vietnam e poi in Algeria; visse quindi per qualche tempo negli Stati Uniti. Tornato in patria, esercitò mestieri assai diversi finché, in qualità di amministratore della pubblicità della rivista "La cinématographie française" ebbe modo di entrare in contatto con il mondo del cinema. Conobbe così Jacques Becker, che nel 1960 lo scritturò per Le trou (Il buco), naturalmente in un ruolo da duro: un detenuto che tenta la fuga dal carcere, un criminale, ma umano e pieno di dignità. Seguirono altre interpretazioni in Francia, ma, soprattutto, dall'anno successivo prese a lavorare prevalentemente in Italia, dove partecipò subito a due film che esemplificano i suoi principali ruoli futuri: Caccia all'uomo di Riccardo Freda, un'opera commerciale in cui interpreta un bandito ricercato e poi catturato dalla polizia; Leoni al sole di Vittorio Caprioli, liberamente ispirato al romanzo Ferito a morte di R. La Capria, animato da propositi autoriali, in cui impersona il giovane rampollo di una ricca famiglia napoletana che fa il vitellone. Da allora, sia nei film commerciali sia in quelli d'autore, e anche nelle numerose produzioni televisive (cui prese parte sin dai primi anni Settanta), l'attore alternò parti di cattivo puro con altre di aristocratico decadente: dal pilota borghese tradito dalla moglie di Une femme mariée (1964; Una donna sposata) di Jean-Luc Godard, al 'professore', membro di una gang internazionale che svaligia una banca svizzera di Sette uomini d'oro (1965) di Marco Vicario, film campione d'incassi che gli regalò una grande popolarità, così come poi la serie televisiva Sandokan (1976) di Sergio Sollima, nella quale ha il ruolo di Yanez de Gomera, il fedele amico portoghese del celebre pirata. Per il fisico e la duttilità d'espressione, L. si è visto spesso affidare personaggi di forte carisma resi con notevole classe: è infatti un principe in L'attico (1963) di Gianni Puccini e in Il tango della gelosia (1981) di Steno; S. Ignazio di Loyola in State buoni se potete (1983) di Luigi Magni e Leone XIII in Don Bosco (1988) di Leandro Castellani, nonché Leonardo da Vinci nella serie televisiva di Renato Castellani La vita di Leonardo da Vinci (1971). Molte volte, invece, è stato scelto per interpretare personaggi crudeli, decisi a distruggere gli avversari: così è il tribuno Silla che non esita a rompere un trattato di pace in Solo contro Roma (1962) di Herbert Wise (Luciano Ricci); un maggiore che trasforma con la forza un plotone di ribelli in una macchina da guerra in R.A.S. (1973; R.A.S. ‒ Nulla da segnalare) di Yves Boisset; un nazista in Il portiere di notte (1974) di Liliana Cavani; e un uomo che costringe la moglie a prostituirsi e violenta l'amica del figlio sotto i suoi occhi in Tranquille donne di campagna (1980) di Claudio De Molinis. Spesso una distaccata facciata di cortesia gli ha consentito di nascondere la natura fredda e cinica dei suoi personaggi, rendendoli inquietanti, come in Femina ridens (1969) di Piero Schivazappa, in cui l'uomo irreprensibile che interpreta è in realtà un seviziatore di prostitute. In Senza sapere niente di lei (1969) di Luigi Comencini, disegna un crudele assassino disposto a diventare l'amante della figlia di una donna uccisa pur di ricavarne delle informazioni, mentre in L'occhio selvaggio (1967) di Paolo Cavara è un cinereporter che, per ottenere una scena realistica, organizza un incidente e filma un attentato senza badare all'amante che rimane uccisa.
Nel corso degli anni Novanta, oltre a lavorare in televisione, ha interpretato piccoli ruoli in film come Nikita (1990) di Luc Besson, Le retour de Casanova (1991; Il ritorno di Casanova) di Edouard Niermans e Mario und der Zauberer (1993; Mario e il mago) di Klaus Maria Brandauer. In Italia nel 1999 ha partecipato alla commedia Il pesce innamorato di Leonardo Pieraccioni e nel 2001 al drammatico Vajont ‒ La diga del disonore di Renzo Martinelli.