MORNAY, Philippe du Plessis
Uomo politico e scrittore, nato a Buhy nel Vexin francese il 5 novembre 1549, morto a La Forêt-sur-Sèvre l'11 novembre 1623. Gli avvenimenti più cospicui dei suoi primi anni furono la fervida adesione, dopo una puerizia semicattolica, alle dottrine calviniste (1559); lunghi studî, soprattutto di teologia; viaggi in Germania e in Italia (1572); l'amicizia e la stima del Coligny; la fuga in Inghilterra dopo la notte di San Bartolomeo; il ritorno in Francia e un'instancabile propaganda ugonotta; la nuova fuga a Sedan (1575) e il matrimonio (1576) con Carlotta Arbaleste de Feuquières, sua compagna di lotte e biografa. Legatosi strettamente col re di Navarra (v. enrico iv), di cui divenne ascoltatissimo consigliere; probabile autore, pare in collaborazione con Languet, delle famosissime Vindiciae contra tyrannos (1579), la massima opera della pubblicistica ugonotta dopo la notte di San Bartolomeo, in cui la tesi del diritto di ribellione da parte dei sudditi veniva sancita con estrema energia; autore sicuro, nel 1580, del De veritate religionis christianae; occupato fino al 1582 in missioni in Fiandra e in Inghilterra; propugnatore, nel sinodo di Vitré, d'un'utopistica unificazione delle chiese protestanti di tutta Europa; principale artefice della riconciliazione tra il Bearnese ed Enrico III, dal quale ebbe il governo di Saumur; il M., subito dopo la morte di quest'ultimo, raggiunse il nuovo re a Tours e combatté valorosamente per lui a Ivry, restandogli poi devoto anche dopo che Enrico IV, divenuto cattolico, procurò, non sempre lealmente, di tenerlo lontano dal Consiglio di stato. Bensì pose in opera tutta la sua energia per ottenere l'editto di Nantes, del quale il M. non fu tra i compilatori, ma alla cui esecuzione si adoperò con tanto tenace energia da meritare il soprannome di "papa degli ugonotti". Scampato nel 1597 a un attentato in pubblica strada ad Angers, pubblicò nel 1598 a La Rochelle De l'institution, usage et doctrine de l'Eucharestie en l'Église ancienne, comment, quand et par quels degrez la messe s'est introduite à sa place, citandovi, non sempre di prima mano, circa cinquemila passi di santi padri, teologi e filosofi. Da che, insieme con deplorazioni di Enrico IV, annoiato che il M. risvegliasse passioni semiassopite, accuse di falso da parte del Du Perron vescovo di Evreux; sfida del M. a costui di sostenere le sue accuse in una pubblica assemblea, tenuta a Fontainebleau (4 maggio 1600) innanzi ad arbitri cattolici e protestanti; proclamazione di Enrico IV della sconfitta del M. soltanto perché in diciannove citazioni si riscontrarono inesattezze; pubblicazione da parte del M. d'un polemico e apologetico Discours; grande ira del re, che gli tolse la soprintendenza generale delle miniere e tutte le pensioni. Ritiratosi allora nel suo governo di Saumur, il M. vi pubblicò nel 1611 l'altra sua opera capitale, Le mystère d'iniquité, molto studiata anche dagli anticurialisti italiani (p. es. da P. Giannone), come quella che, con continua polemica contro il Bellamuno e il Baronio, narra la storia del papato, dei mezzi con i quali il vescovo di Roma riuscì a preponderare e delle sue usurpazioni a danno degl'imperatori, re e principi cristiani. Al tempo stesso compì i maggiori sforzi a che il partito protestante, non più protetto e contenuto dopo la morte di Enrico IV, non ricorresse nuovamente alla guerra civile: sforzi che, fortunati in un primo tempo, tanto che da Maria de' Medici, come a salvatore della pace pubblica, gli vennero restituite le pensioni, naufragarono durante la grande sollevazione del 1620, la quale gli fruttò la destituzione dal governo di Saumur e l'obbligò in conseguenza a vivere gli ultimi giorni della sua vita nella sua baronia di La Forêt-sur-Sèvre.
La sua morte, rimpianta in tutta Europa, lasciò un vuoto incolmabile nel suo partito, e la sua reputazione, dovuta soprattutto a grande elevatezza morale e a lealtà cavalleresca, fu forse la sola sopravvissuta nel generale discredito, in cui, lungo il sec. XVII, caddero i capi del movimento ugonotto. Addirittura popolare divenne la sua figura mercé certi versi famosi della Henriade del Voltaire.
Bibl.: Per la vita, oltre i suoi Mémoires (voll. I e II, La Forêt 1624-25; III e IV, Amsterdam 1652), e quelli della moglie, cfr. Liques, Histoire de la vie de Phil. d. M., Leida 1647; Crusius, Singularia Plessica, ecc., Amburgo 1724. La posteriore bibliografia fino al 1847 si trova quasi tutta in J. Aubert, Du Pless. M., Parigi 1847. Tra le letteratura più recente: A. Waddington, L'auteur des Vindiciae contra tyrannos, in Revue historique, 1893; Elkan, Die Publizistik d. Bartholomäusnacht und Mornay's Vindiciae contra tyrannos, Heidelberg 1904; S. L. van Isselsteyn, L'auteur de l'ovurage Vindiciae contra tyrannos publié sous le nom de Stephanus Junius Brutus, in Revue historique, 1931.