ROTH, Philip Milton
Scrittore e saggista statunitense, nato a Newark (New Jersey) il 19 marzo 1933. Cresciuto in una famiglia ebraica della piccola borghesia, fu studente brillante; conseguita la laurea in letteratura inglese, insegnò per breve periodo presso l'università di Chicago. Nel 1958, abbandonata la carriera universitaria, optò per la carriera di scrittore (un suo racconto aveva già ottenuto un riconoscimento letterario) e si trasferì nel Lower East Side di Manhattan, dove pubblicò il suo primo volume, Goodbye, Columbus (1959; trad. it., anche col titolo La ragazza di Tony, 1960), raccolta di sei racconti di taglio realistico e di ambientazione ebraico-americana, che lo portò immediatamente alla ribalta della scena letteraria nazionale, facendogli ottenere l'anno successivo il prestigioso National Book Award. Il successo di questa importante opera prima non fu, però, scevro di un doloroso strascico di polemiche suscitate dal tono irriverente con cui vi era descritto il mondo ebraico. Una controllata seriosità anche formale caratterizza i romanzi Letting go (1962, trad. it., Lasciarsi andare, 1965), d'ispirazione jamesiana nel rappresentare il dramma delle scelte morali e dell'iniziazione alla vita adulta; e When she was good (1967; trad. it., Quando Lucy era buona, 1970), ambientato in una cittadina del Mid-West e incentrato su una figura femminile. L'autoironia dissacrante e liberatoria dell'opera successiva segna il momento chiave nel percorso narrativo di R., e una delle tappe fondamentali nella storia della letteratura ebraico-americana. Il conflitto tra moralità e comportamento, tra etica ed erotismo, esplode liberamente nel più farsesco, spassoso romanzo sul mito della famiglia ebraica, Portnoy's complaint (1969; trad. it., 1970), raccontato senza inibizioni dalla voce monologante di un figlio trentatreenne disteso sul lettino dello psicanalista.
In Our gang (starring Tricky and his friends) (1971; trad. it., Cosa Bianca Nostra, 1972) R. dà invece libero sfogo alla propria vena di parodista satirico e al proprio sdegno di liberal in politica, facendo il verso al linguaggio ''politichese'' e alla doppiezza morale dell'allora presidente Nixon, qui chiamato "Tricky E. Dixon". Una risata amara attraversa il grottesco romanzo breve in prima persona The breast (1972; trad. it., 1973), in cui viene raccontata la trasformazione di un giovane professore di letteratura comparata in mammella, surreale variazione sul tema de La metamorfosi di Kafka. Nel 1973 esce The great American novel (trad. it., 1982), tour de force narrativo disseminato di citazioni letterarie e nuova parodia, insieme, dello sport nazionale, il baseball, e del mito del Grande Romanzo Americano. My life as a man (1974; trad. it., 1975), cui si era dedicato a più riprese fin dopo l'uscita di Portnoy's complaint, descrive una crisi umana e artistica, introducendo la tecnica del racconto a incastri, del racconto nel racconto, giocato sull'interplay tra realtà e scrittura, in base a cui è costruita un'ampia parte delle opere successive. Il gioco di sdoppiamenti e di mascheramenti ruota inizialmente intorno alla figura di un immaginario scrittore, Nathan Zuckerman, le cui avventure si rivelano poi, sorprendentemente, essere la creazione e insieme il mascheramento di un altro scrittore ancora, Peter Tarnopol, di cui viene infine narrata "la vera storia". A partire da questo romanzo R. comincia a dipanare una laboriosa, ossessiva ricerca fantastica sul rapporto tra immaginario e reale, che lo porterà infine a liberarsi dei suoi alter ego e alla costruzione di romanzi direttamente − ma non per questo meno problematicamente − ''autobiografici'', in cui compare un ''Philip Roth'', come personaggio. Zuckerman ritornerà protagonista nella serie di romanzi pubblicati dal 1979 al 1985; The ghost writer (1979; trad. it., 1980), Zuckerman unbound (1981; trad. it., 1981), The anatomy lesson (1983; trad. it., 1986), che, con l'aggiunta di una quarta parte con funzione di epilogo (The Prague orgy, 1985; trad. it., 1987), verranno poi riuniti insieme a formare la tetralogia di Zuckerman bound (1985). Nonostante l'apparente conclusione del ciclo, la serie di romanzi incentrati su questo personaggio prosegue con The counterlife (1987; trad. it., 1988), uno dei più interessanti testi di R., ricco di riflessioni sull'identità ebraica e notevole per sperimentazione e perizia formale; e persino l'autobiografico The facts (sottotitolo A novelist's autobiography, 1988; trad. it., 1989) viene concepito come indirizzato al personaggio Zuckerman, che a sua volta rivolge nella conclusione i suoi commenti all'autore. L'unico romanzo di questo periodo non ancora citato è The professor of desire (1977; trad. it., 1978) − dedicato alla seconda moglie, l'attrice C. Bloom − che ha invece come protagonista il professor Kepesh di The breast.
Un ritorno al mondo delle origini, accompagnato da una vivace, costante messa in discussione delle esperienze contemporanee e da una continua ricerca sulla natura stessa del raccontare, sul rapporto tra autore, vita vissuta e suoi personaggi, sembra caratterizzare quella che al momento è l'ultima fase di R., la fase della scrittura più scopertamente ''autobiografica'', la quale per ora comprende: il già citato The facts, relativo al periodo 1944-68, anno della morte in incidente stradale della prima moglie; Deception (1990), brillante racconto di un adulterio, vero o immaginario, costruito sulle sole voci dialoganti dei protagonisti, di tanto in tanto intervallate dai dialoghi della voce maschile (''Philip'', scrittore ebreo americano) con altre donne; e Patrimony (1991), ricostruzione della malattia incurabile e della morte del padre, narrate insieme con sentimento di pietà filiale e con una crudezza di linguaggio senza veli, che non recede neppure di fronte all'ammissione degli atti più conturbanti. Un quarto romanzo che ha per protagonista ''Philip Roth'' è uscito nel 1993: si tratta di Operation Shylock (trad. it., 1994), sofisticata costruzione narrativa nuovamente centrata, come The counterlife, sul motivo del doppio, questa volta però in rapporto all'identità dello stesso scrittore; ambientato in Israele, il romanzo dibatte, con il consueto piglio brillante e grottesco proprio di R., la problematica delle persecuzioni antisemite, passate e future, viste, nonostante l'ambientazione, da una prospettiva diasporica.
Enfant terrible della narrativa ebraico-americana, R. ha mantenuto un suo ruolo di coscienza critica nell'ambito di questo filone letterario e, più in generale, della letteratura americana contemporanea. In questo contesto, non va trascurata anche l'importanza della sua produzione saggistica, riunita in Reading myself and others (1975), bella raccolta di interviste e saggi sulla propria opera e quella altrui − dedicata all'''altro'' da lui più ammirato, e cioè a S. Bellow − e nel successivo A Philip Roth reader (1980). R. ha anche contribuito a diffondere la narrativa dell'Europa orientale in America in quanto curatore della collana Writers from the other Europe per la casa editrice Penguin (1974-80).
Bibl.: G. Meeter, Bernard Malamud and Philip Roth: a critical essay, Grand Rapids (Michigan) 1968; I.N. McDaniel, The fiction of Philip Roth, Haddonfield (New Jersey) 1974; B. Rodgers jr., Philip Roth: a bibliography, Metuchen (New Jersey) 1974 (ediz. riveduta e aggiornata, ivi 1984); S. Pinsker, The comedy that ''hoits'': an essay on the fiction of Philip Roth, Columbia (Missouri) 1975; B.F. Rodgers jr., Philip Roth, Boston 1978; J. Paterson Jones, G.A. Nance, Philip Roth, New York 1981; A. Donno, L'intellettuale ebreo in America. Saggio su Philip Roth, Lecce 1981; H. Lee, Philip Roth, Londra 1982; AA.VV., Critical essays on Philip Roth, a cura di S. Pinsker, Boston 1982; Philip Roth, a cura di H. Bloom, New York 1986; Reading Philip Roth, a cura di A.Z. Milbauer e D.G. Watson, ivi 1988; M. Baumgarten, B. Gottfried, Understanding Philip Roth, Columbia (S. Carolina) 1990.