HOLLAND, Philemon
Erudito inglese chiamato dal Fuller il traduttore generale del suo tempo, nato a Chelmsford (Essex) nel 1552, morto a Coventry il 9 febbraio 1637. Fece gli studî a Cambridge e a Coventry esercitò la medicina. Nel 1628 divenne insegnante nella scuola pubblica e a 76 anni ne divenne direttore, ma si dimise dopo pochi mesi e morì povero. Conosceva il latino, il greco, il francese e l'italiano. Oltre ad alcune opere di medicina tradusse Livio, Svetonio, Ammiano Marcellino, la Storia naturale di Plinio, le opere morali di Plutarco, la Ciropedia di Senofonte. Nel 1610 pubblicò anche una nuova versione inglese con aggiunte della Britannica di Camden (1586).
Le sue traduzioni sono fedeli, ma non letterali e ricreano le opere originali. La bellezza del suo stile, maestoso senza essere pesante, vivo, vigoroso, musicale e la ricchezza del suo vocabolario, radicato tenacemente nella lingua viva, hanno dato alla sua opera un valore durevole. Le sue qualità sono ben rappresentate nel brano di Livio in cui è raccontato il passaggio delle Alpi da parte di Annibale o nei saggi di Plutarco: Sulla curiosità e Sulla superstizione.
Ediz.: Suetonius, History of the Twelve Caesars, con saggio di C. Whibley, in Tudor Translations, XXI, XXII, Londra 1899; Plutarch's Moralia, Londra 1912.
Bibl.: Fuller, Worthies, Londra 1662; Wood, Fasti Oxon., a cura di Bliss, Oxford I, p. 233; Aubrey, Lives, in Lettres from the Bodleian, ivi p. 396.