Vedi PHERAI dell'anno: 1965 - 1996
PHERAI (Φεραί, Pherae)
Città della Tessaglia, odierna Velestinòn, ad occidente del monte Pelion, costruita su due alture lambite da due torrenti ad O e a S-E (cfr. Strab., Geogr., ix, 436; Ptol., Geogr., iii, 12, 39; Plin., Nat. hist., iv, 29). Mitica sede del re Admeto, marito di Alcesti.
Molto poco sappiamo della storia di Ph. durante i secoli VII-VI a. C. sia per le scarse notizie delle fonti, sia per la mancanza, o quasi, di epigrafi; risulta, tuttavia, che Ph. cercò di rompere l'isolamento geografico in cui si trovava raggiungendo il mare verso la città di Pagasai. Nel IV sec. Licofrone I e Iason (374-370), e, in seguito, Alessandro e Licofrone II cercarono di sottomettere l'intera Tessaglia sbarrando il passo alla Grecia meridionale; ma Ph. inviò prima Pelopida e poi Epaminonda a sgominare Alessandro (Pelopida cadde a Cinocefale nel 364), mentre Filippo nel 352 sbaragliò Licofrone II. Nel 198 si oppose a Filippo V. Nel 192 fu conquistata da Elio Glabrione. Da questo momento e per tutta l'età imperiale seguì le sorti della Tessaglia. Gli scavi di Ph. furono intrapresi dalla Società Arch. Greca e dalla Scuola Francese nella fascia di terreno lungo la via di Larisa e riuscirono fruttuosi per la scoperta di un tempio arcaico rifatto nel IV sec., e di una vasta necropoli geometrica. Le due notissime fonti di Ph., la Hypereia e la Messeis (Strab., Geogr., ix, 439; Plin., Nat. hist., iv, 21, 64) si trovano presso l'odierno abitato di Velestinòn, la prima al centro del paese, l'altra più ad E. L'acropoli occupa il lato N delle fortificazioni, entro queste, a N-E e a S-O, si stende la città antica. Le mura, il cui tracciato è riconoscibile, percorrono le mezze coste di due alture, e si conservano nei tratti N-E, S-E e S del circuito, ed anche, in parte, a S-O, sotto lo sperone meridionale dell'acropoli. Torri di difesa erano a N-E, S-E e S, e occupavano la parte mediana della muraglia. La tecnica muraria è pseudo-isodomica, ma con difficoltà può essere datata al IV sec., molto probabilmente è ellenistica; i resti più antichi che si trovano all'interno della cinta sono databili invece al VI sec. a. C. A N dell'acropoli, scavi successivi del Leake, dell'Arvanitopoulos e del Béquignon, hanno messo allo scoperto i resti monumentali di un grande tempio dorico probabilmente dedicato a Zeus Thàulios, con krepìdoma e stilobate marmorei e colonne di pòros stuccato; la copertura era adorna di elementi fittili e dipinti. Il materiale rinvenuto va dal Geometrico al VI sec. a. C. e testimonia una lunga persistenza del culto; l'esame dei materiali fa supporre la nascita di un luogo di culto costruito intorno all'VIII sec., mentre il materiale struttivo in pòros sarebbe da riferire ad un tempio del VI sec. (come suggeriscono tipi di capitelli, frammenti di antefisse e di sìma); una ricostruzione deve aver avuto luogo agli inizî del IV sec. con l'impiego di materiale marmoreo (nelle fondazioni del nuovo tempio sono stati impiegati i frammenti di quattro rocchi di colonne in pòros). Subito ad E del tempio, si trova un santuario dedicato a Zeus Thàuhos ed Ennodia (una ninfa, il cui culto è noto attraverso testimonianze letterarie ed epigrafiche, cfr. E. Kirsten, in Pauly-Wissowa, Suppl. vii, 1940, 1001-1007). Nell'area del santuario sono state rinvenute diverse basi per doni votivi; i pochi resti architettonici, di cui alcuni arcaici, i decreti di prossenia e le iscrizioni sacre, permettono di supporre che il luogo di culto fu lungamente frequentato. Le necropoli di età storica sono disposte fuori della cinta, la necropoli geometrica è stata rinvenuta nell'area del tempio e, in parte, sotto la costruzione; lo scavo ha reso molti vasi e alcuni magnifici bronzi conservati ora nei musei di Volo e di Atene.
Bibl.: E. Kirsten, in Pauly-Wissowa, Suppl. VII, 1940, c. 984 ss., s. v.; B. Schweitzer, in Arch. Anz., 1922, col. 247; G. Welter, ibid., 1925, col. 328; Staehlin, Das hellenische Thessalien, Stoccarda 1924, p. 104; Y. Belquignon, Récherches archéol. à Phères de Thessalie (Publ. Fac. Lettr. Univ. Strasbourg), 1937 (dissertazione); R. L. Scranton, Greek Walls, Cambridge 1941, pp. 161, 171; E. Kirsten-W. Kraiker, Giechenlandkunde, Heidelberg 1955, pp. 388, 390; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 306 ss.; J. Delorme, Gymnasion, Parigi 1960, pp. 80-81, 504.