Vedi PHERAI dell'anno: 1965 - 1996
PHERAI (v. vol. VI, p. 117)
I fattori naturali che determinarono il costituirsi di un insediamento a Ph. e la conformazione del suo originario abitato, furono principalmente le vicine e copiose sorgenti di Hypereia e Messeis, che, ancora oggi, irrigano la regione e le basse alture subito a O della fonte Hypereia. Nel corso del Neolitico, a quanto risulta dai dati delle superstiti magoulai, tra Ph. e il lago Bebeade fiorirono numerosi insediamenti, mentre nel Neolitico Finale e soprattutto nell'Antico Elladico il numero di tali abitati cominciò a diminuire in corrispondenza della creazione di nuovi insediamenti sulle basse colline circostanti. Si ritiene che tale cambiamento sia stato determinato dalle fluttuazioni del volume delle acque del lago Bebeade, dalle nuove colture, dallo sviluppo dell'allevamento e forse dall'insediarsi di nuove tribù, probabilmente indoeuropee. Il nome al plurale della città ne indica il sinecismo da diversi centri abitati.
L'insediamento originario sembra essersi formato sulla piatta collinetta immediatamente a O della fonte Hypereia, nel sito della Magoula Bakali, una delle più grandi della Tessaglia. A Ν e a O delle sue pendici si stende una grande spianata di c.a 200.000 m2, che presenta una leggera pendenza e giunge fino al torrente Makalorema e alla fonte Hypereia. La magoula e la spianata sono il risultato dell'interro dell'abitato, protrattosi per più di tre millenni. Nel sito non sono stati ancora effettuati scavi, ma frammenti ceramici, portati in superficie dalle arature, provano un'origine dell'insediamento al più tardi nel Neolitico Finale (intorno al 3000 a.C.). Nel Medio e nel Tardo Elladico l'abitato si estese su quasi tutta la spianata: la ceramica di quel periodo è abbondante e di buona qualità. Nella parte bassa dell'abitato, presso la fonte Hypereia, sono state rinvenute tombe mesoelladiche e sulla bassa collinetta a S della magoula è stata messa in luce una tomba a camera micenea con molte deposizioni. I vasi che conteneva appartengono al Tardo Elladico I e II; di questi alcuni sono di produzione locale, altri importati, altri ancora di tradizione mesoelladica. La necropoli del Tardo Elladico sembra fosse molto estesa, poiché frammenti micenei si trovano in tutta l'area, fino a Haghios Kostantinos e al torrente a E di Velestinòn. L'estensione della città concorda sicuramente con la tradizione mitica che parla di Ph. come uno dei più importanti centri della Tessaglia meridionale. Alla fine del Tardo Elladico, Ph. era la capitale di uno stato retto dal re Eumelo, che aveva conquistato le città di Boibe, Glaphyres e Iolkos e aveva preso parte alla spedizione troiana con undici navi. L'estendersi di questo regno fino al golfo di Pagase è indice della sua potenza e delle relazioni con gli altri stati dell'Egeo. Iolkos ebbe allora probabilmente la funzione di porto commerciale di Pherai.
Dopo la fine dell'Età del Bronzo, le floride città della Tessaglia meridionale scomparvero per sempre, ma Ph. e Iolkos sopravvissero, certamente in condizioni sociali ed economiche ben diverse. Nella più vasta regione dominava una nuova tribù ellenica, quella dei Tessali. La sopravvivenza e lo sviluppo di Ph. in epoca storica vanno posti in relazione, come per i periodi precedenti, con la fertilità della terra e anche con la sua posizione sulla naturale via di comunicazione della Tessaglia con il golfo di Pagase. Nel Protogeometrico e nel Geometrico, a giudicare dalle informazioni fornite dalle tombe messe in luce (con figurine bronzee, ecc.), Ph. era un centro importante. Una vasta necropoli si trovava allora laddove successivamente venne fondato il Tempio di Zeus Thàulios e dove era venerata anche Enodia, la grande dea di Ph., che conduceva le anime dei morti nell'oltretomba. Necropoli più piccole si trovavano ai margini della spianata, presso la già menzionata tomba a camera tardoelladica, a Haghios Kostantinos, in altri punti di Velestinòn e nel luogo di origine del Makalorema; in quest'ultimo sito si rivennero anche tombe di età classica come pure un piccolo sacello, sempre di età classica, per il culto di Enodia e di Zeus Meilìchios. Dei vasi protogeometrici e geometrici di Ph. alcuni sono di produzione locale, altri importati.
Il Santuario di Enodia e di Zeus Thàulios appare come uno dei luoghi sacri più importanti della Tessaglia soprattutto nell'VIII e nel VII sec. a.C. Solo la parziale esplorazione della sua stipe ha restituito un'impressionante quantità di oggetti votivi bronzei, quali fibule, figurine di uccelli e di animali, amuleti, ecc., che dimostrano come la fama del santuario fosse estesa a tutto il mondo greco e anche al di là dei suoi confini. Enodia appartiene alle venerande pòtniai pretessaliche ed è in rapporto con la magia, largamente praticata in tutta la Tessaglia, in particolare a Pherai. Verso la fine del VI sec. a.C. nell'area del santuario fu eretto un tempio períptero in pòros in onore di Zeus Thàulios, senza che però venisse meno il culto di Enodia.
Agli inizî del V sec. a.C. Ph. raggiunge un nuovo periodo di fioritura, dovuto soprattutto all'eccellenza della sua posizione geografica e all'organizzazione del porto di Pagase, attraverso il quale si svolgeva quasi tutta l'attività commerciale della Tessaglia con il resto del mondo greco. Da questo momento la città inizia a coniare monete d'argento, solitamente con l'effigie di Enodia sia come ninfa (testa), sia recante una face accesa in entrambe le mani, in groppa al cavallo Skyphios, dàimon dell'oltretomba, lanciato al galoppo; in altri tipi monetali appare la testa di una ninfa, che rappresenta la fonte Hypereia, o una cannella in forma di protome leonina, che allude forse alla sistemazione monumentale della sorgente, e ancora il cavallo Skyphios che balza fuori da una fenditura nella roccia. Sulla piatta sommità della Magoula Bakali, cioè dell'acropoli, si ergeva un grande edificio di culto, probabilmente un tempio, dedicato ad Atena, come indica una statua marmorea acefala della dea, databile intorno al 460 a.C.
Indicative sono, inoltre, le ricche necropoli. Una di queste si estendeva fino ai margini meridionali di Velestinòn (attuale stadio), mentre un'altra, di sorprendente vastità, giungeva fino a Ν del Tempio di Zeus Thàulios. Da esse provengono ceramiche di eccellente qualità, lamine auree con iscrizioni, stele funerarie in marmo, con raffigurazioni a rilievo (come quella di Kineas e Phrasimede) e iscrizioni metriche, e altri materiali. Le stele sono generalmente del tipo detto «feraico». Nella necropoli settentrionale, rimasta in uso fino alla fine del periodo arcaico, si è scoperto inoltre un grande tumulo con molte sepolture principalmente del IV sec. a.C.; una di queste, accuratamente sigillata, ha conservato gli indumenti della defunta e altro materiale deperibile del corredo.
I contrasti tra l'aristocrazia terriera e la borghesia cittadina sviluppatasi grazie alla fiorente economia condussero all'instaurazione di tirannidi, durate con alterne vicende fino al dominio macedone. In questo periodo, tra la fine del V e la metà del IV sec. a.C., vennero realizzate diverse opere pubbliche che abbellirono la città e ne migliorarono il sistema difensivo. Il Tempio di Zeus Thàulios, il più significativo centro cultuale di Ph., venne ingrandito e rifatto in marmo; nell'area del santuario dove era venerata anche Enodia si sono rinvenuti, in grande quantità, doni votivi e anche molti decreti, incisi su lamine bronzee o su stele di marmo, con i quali la città onorava con la prossenia o con altre benemerenze stranieri illustri. In questo periodo, inoltre, Ph. venne fortificata con solide mura difensive che si estendevano lungo i due grandi torrenti che circondavano la città e comprendevano la collina di Haghios Athanasios, situata subito a O della Magoula Bakali, accrescendo così in misura notevole le naturali difese dell'acropoli: su questa collina sono già state messe in luce una porta e sei torri. Un piccolo osservatorio fortificato fu costruito alla sommità dell'alta collina di Maluka, subito a S dell'acropoli. Le fortificazioni di Ph., il rinnovamento del Tempio di Zeus Thàulios e forse anche l'erezione del ginnasio, che ancora non è stato localizzato, vennero intraprese verosimilmente dal tiranno Iason, capace di una visione politica di ampio respiro e dotato di grandi possibilità economiche. Anche l'acropoli era un importante centro di culto nel quale, oltre ad Atena, erano venerate altre divinità. Sulla fronte di un altare in marmo del IV sec. a.C., fortuitamente rinvenuto sulla Magoula Bakali, sono raffigurate a rilievo sei stele con la parte superiore appuntita, recanti ciascuna il nome di una divinità femminile: Hestia, Demetra, Enodia, Atena, Afrodite e Themis; l'altare è ritenuto un esempio caratteristico di un culto aniconico, frequente nella città. Testi epigrafici documentano a Ph. anche i culti di Posidone, Helios, Eracle, Asklepios, dei Dioscuri e di altre divinità.
Dal momento in cui Ph. entrò nella sfera macedone il suo ruolo di protagonista in Tessaglia venne meno ed ebbe inizio la sua decadenza; questo processo acquistò un ritmo più marcato dopo la disfatta dei Macedoni a Cinoscefale nel 197 a.C. e con la completa dominazione romana; di certo in età imperiale Ph. non era più una città indipendente, ma semplicemente un possedimento dell'imperatore (ad usum Augusti). I principali trovamenti di epoca ellenistica e romana nell'area di Ph. comprendono una lista di ginnasiarchi relativa al periodo 330-189 a.C., diverse stele votive (come p.es. quella dedicata a Eracle da addetti alla sorveglianza dei boschi), iscrizioni di manomissione, stele funerarie e anche abbondanti frammenti ceramici. La ceramica indica l'esistenza a Ph. di officine che producevano vasi di vario tipo, tra i quali sono degni di particolare menzione le c.d. coppe omeriche.
Bibl.: Th. Axenidis, Η Πελασγις Ααρισα και η αρχαία Θεσσαλία, Atene 1947) I, p.125 ss.; Y. Bequignon, Etudes thessaliennes, in BCH, LXXXVIII, 1964, p. 400 ss.; AA.VV., Ιστσρια του Ελληνικού Εθνους, III, I, Atene 1972, p. 404 ss.; G. Bakalakis, Φεραια Αθήνα, in Αρχειον θεσσαλικών Μελετών, II, 1973) p. 1 ss.; S. Miller, The Altar of the Six Goddesses in Thessalian Pherai, in CalifStClAnt, VII, 1974, p. 231 ss.; Κ. Kilian, Fibeln in Thessalien von der mykenischen bis zur archaischen Zeit (PBF, XIV, 2), Monaco 1975, p. 6 ss.; E. Kakavoghiannis, Ανασκαφικές ερευνες στις Φερες της Θεσσαλίας το 1977, in AAA, Χ, 1977) p. 174 ss.; id., in ADelt, XXXII, B' Chron., 1977, p. 119 ss.; id., Φεραιοι υλουρεισαντες, ibid., XXXIII, A', 1978) p. 318 ss.; H. Kramolisch, Die Strategen des thessalischen Bundes vom Jahr 196 v. Chr. bis zum Ausgang der römischen Republik, in AA.VV., Demetrias, II, Bonn 1978, p. 28 ss.; B. Helly, G. J. Teriele, j. A. van Rossum, La liste des gymnasiarques de Phères, in La Thessalie. Actes de la table ronde, Lyon 1975, Lione 1979, p. 221 ss.; O. Apostolopoulou Kakavoghiannis, Τοπογραφία της περιοχής των Φερών Θεσσαλίας κατα την προϊστορική περίοδο, in ADelt, XXXIV, A', 1979) p.174 ss. ; E. Kakavoghiannis, "Ομηρικοί σκυφοι" Φερών Θεσσαλίας, in AAA, XIII, 1980, p. 263 ss.; Ν. Papachatzis, Προθεσσαλικες λατρείες στη Θεσσαλία των ιστορικών χρονών, in Ανθρωπολογικά, II, 1981, p. 33 ss.; Α. Doulgheri-Intzesiloglou, Σχόλια σε μια θεσσαλική επιτύμβια στηλη, ibid, p. il ss.; Β. Adrimi-Sismani, Τύμβος Φερών, in AAA, XVI, 1983, p. 23 ss.; P. Chrysostomou, To πανδοχείο και το Διοσκουρειο των Φερών, ibid., p. 95 ss.; Α. Moustaka, Kulte und Mythen auf thessalischen Münzen, Würzburg 1983, p. 110 ss.; Ν. Papachatzis, Θεσσαλικες προολυμπιακες θεότητες του Κατω Κοσμου, in AEphem, 1985, p. 45 ss. Si vedano inoltre i contributi di A. Doulgheri-Intzesiloglou, O. Apostolopoulou Kakavoghiannis, E. Mitropoulou, G. Bakalakis, G. Xanthaki-Karamanou e E. Østby, in Υπερια. Πρακτικα του A ' Συνεδρίου "Φεραι-Βελεστινο-Ρηγας", I, Atene 1990; A. Doulgheri- Intzesiloglou, Φεραικα εργαστιρια "μεγαρικων" σκυφων, in Πρακτικα της Β' Επιστημονικής Συνάντησης για την Ελληνιστικη κεραμεικη, Rodi 1990) p. 121 ss.; P. Chrysostomou, Η θεσσαλική θεα Εννοδια η Φεραια θεα, Salonicco 1991) Α. Doulgheri-Intzesiloglou, Εργαστήρια κεραμεικης Ελληνιστικής εποχής στην αρχαία πολη των Φερών, in Πρακτικα του Διεθνούς Συνεδρίου για την αρχαία Θεσσαλία στην μνημη του Δ. Θεοχαρη, Atene 1992) p. 437 ss.