PHASELIS
Antico centro della Turchia, situato su un promontorio della costa occidentale del golfo di Antalya; secondo la tradizione venne fondato dai Rodi nel 690 a.C., ma recenti ricerche subacquee, effettuate sui relitti del golfo di Gelidonya e del Serçe Liman, fanno ritenere l'insediamento molto più antico. In età storica Ph. fu uno dei più importanti porti commerciali del Mediterraneo orientale, posto sulla via che conduceva alla Cilicia e a Cipro.
Intorno alla metà del VI sec. a.C. Ph. cadde sotto il dominio persiano; successivamente al suo governo si avvicendarono Mausolo, gli Spartani, Alessandro Magno, i Tolemei e i Rodi. Nel II sec. a.C. Ph. divenne una città indipendente ed entrò anche a far parte della Lega Licia, benché non fosse mai stata una vera e propria città licia.
Continui attacchi di pirateria indebolirono la forza della città nel I sec. a.C.; essa tornò a essere fiorente grazie agli aiuti di Domiziano, Traiano, Adriano e Antonino Pio, ai cui regni si data la maggior parte degli edifici. Anche se sottoposto alle continue minacce degli Isauri, il porto conservò il suo importante ruolo commerciale sino al V sec. d.C. Dopo la conquista araba del IX sec., la città perse di importanza: in tale periodo i blocchi murarî di numerosi edifici vennero asportati e reimpiegati nella costruzione della nuova città di Attaleia. Quando i Turchi Selgiuchidi giunsero in Anatolia, Ph. era ridotta a un piccolo villaggio, quasi completamente abbandonato.
I più importanti edifici della città sono situati tra i due porti, quello settentrionale e quello meridionale. Sul colle che domina la fascia paludosa, a Ν del sito, sembrerebbe esservi un altro insediamento fortificato. Sul declivio occidentale della collina si trovano le fondazioni di un tempio, costruito sopra un enorme terrazzamento, probabilmente un períptero di cui si ignora la divinità a cui era stato dedicato. L'insediamento fortificato era collegato al centro mediante una scala tagliata nella roccia. Sotto la fortezza, costruita in opera quadrata, alle pendici N, NO ed E del declivio, vi sono i resti di alcune tombe monumentali; un'altra necropoli è ubicata nella zona compresa tra la strada che collega Antalya con Finike e il porto settentrionale.
A partire dalla prima età romana e sino al VII sec. d.C. l'approvvigionamento idrico della città avvenne per mezzo di acquedotti, di uno dei quali si conservano notevoli resti. Dopo il VII sec. l'acqua fu raccolta in ampie cisterne di forma allungata, che sono numerose sull'acropoli. Gli edifici più importanti si dispongono ai due lati della strada principale che congiunge il porto centrale con quello meridionale. All'estremità NE della strada, dove è situato il porto centrale, ci sono i resti di una banchina e dell'edificio doganale. L'area compresa tra i due tratti ad angolo della strada principale era occupata da un piazzale dal quale, mediante due scalinate, si accedeva all'acropoli e al teatro. Una di esse probabilmente passava a fianco del bouleutèrion, di cui rimane testimonianza solo nelle iscrizioni. Un edificio quadrangolare adiacente al piazzale è identificabile con una latrina; il suo muro NE era in connessione con le «terme del teatro», costruite probabilmente nel III sec. d.C. Di fronte a questa, dall'altra parte della strada, c'è un'agorà databile al periodo adrianeo; il montante di una porta reca un'iscrizione in onore di Opromaos, ricco e famoso abitante licio, e del figlio del governatore della Pamphilia, Cornelio Scipione.
All'angolo NE dell'agorà adrianea sono stati scavati i resti di un ninfeo, a Ν del quale si trovano le terme e il complesso del ginnasio, databili nella loro fase originaria al III sec. d.C. e successivamente oggetto di numerosi rifacimenti. A S dell'agorà adrianea si trova un'altra piazza con tre porte ad arco che danno accesso alla strada principale, una delle quali reca un'iscrizione che ricorda l'imperatore Domiziano. L'agorà posta più a S, contigua a quella di Domiziano, è certamente anteriore all'età bizantina; alcune strutture in rapporto con essa potrebbero far parte dell'«edificio doganale». Dal porto meridionale si accedeva al centro passando per un arco a tre fornici, eretto in onore di Adriano, in occasione della sua visita a Phaselis. Esso venne distrutto da un incendio, ma sul terreno ne restano numerosi blocchi iscritti e lavorati.
Sull'acropoli i resti sono coperti da una fitta vegetazione che ne rende difficile l'accesso, ma in seguito alle ricognizioni effettuate da C. Bayburtluoğlu, è stato scoperto un altare con dedica a Zeus Boulàios presso le rovine di un tempio, a conferma della testimonianza di alcune iscrizioni che menzionano l'esistenza di un santuario dedicato a tale divinità. Le cisterne e le altre strutture sull'acropoli sono perlopiù di età tardoromana e bizantina.
Bibl.: H. Schläger, J. Schäfer, Phaselis. Zur Topographie der Stadt und des Hafengebietes, in AA, 1971, pp. 542-561; D. J. Blanckman, The Harbours of Phaselis, in IntJNautA, II, 1973, pp. 355-364; id., Recent Epigraphical Discoveries at Phaselis, in Akten des 6. Internationalen Kongresses für griechische und lateinische Epigraphik, Monaco 1973, pp. 566-568; J. Schäfer, Arbeiten in Phaselis. Ein zusammenfassender Bericht, in TürkAD, XXI, 1974, 2, pp. 139-142; D. J. Blanckman, Researches at Phaselis, in The Proceedings of the ioth International Congress of Classical Archaeology, Ankara 1978, pp. 829-839; C. W. Fornara, The Phaselis Decree, in CIQ, XXIX, 1979, pp. 49-52; H. Schläger, D. J. Blanckman, H. Bremer, Phaselis. Beiträge zur Topographie und Geschichte der Stadt und ihrer Häfen (IstMitt, Suppl. 24), Tubinga 1981. - V. anche C. Bayburtluoğlu, in Kazi Sonuçlan Toplantisi dal 1982 al 1985.
(C. Bayburtluoğlu)