PEZZI, Domenico detto Furgnico
– Ignota è la data di nascita di questo pittore originario di Puria di Valsolda, come risulta dall’archivio parrocchiale della chiesa dei Ss. Mamete e Agapito in Valsolda e dalla corretta lettura dell’iscrizione presente nella pala raffigurante la Madonna con il Bambino tra s. Biagio e s. Gerolamo della chiesa di S. Biagio a Ravecchia, nei pressi di Bellinzona (Valle Parri, 2007, pp. 247-268).
Al 1513 risale la realizzazione degli affreschi raffiguranti l’Orazione nell’Orto, l’Andata al Calvario e la Crocifissione che decorano l’antica cappella maggiore della chiesa di S. Maria del Sasso di Morcote.
È stato evidenziato come nella rappresentazione della salita al Calvario – nella quale è presente in corrispondenza dello scudo sorretto dal soldato collocato all’estrema sinistra la data 1513 – si sviluppi una veduta di città, identificabile con Genova grazie all’inserimento di vari monumenti chiaramente riconoscibili, tra cui, in particolare, la fortezza della Briglia, costruita nel 1507 durante l’occupazione della città portuale da parte dei francesi e distrutta già nel 1515 dopo il loro allontanamento (Boccardo - Boggero, 1984, p. 11). Caratterizzata da «una qualità pittorica ricca di suggestioni, sia nel cogliere i riflessi dei palazzi che corrono lungo il mare, che nel delineare la fortezza con una grande ricchezza di dettagli» (Valle Parri, 2009, p. 59), la composizione evidenzia, nell’impostazione di alcuni personaggi, l’impiego da parte del maestro di modelli mantegneschi, con particolare riferimento all’incisione raffigurante I Senatori, utilizzata anche nell’episodio della Crocifissione (Ead., 2007, p. 60; Ead., 2011, pp. 146 s.). La veduta genovese, inusuale in Canton Ticino, potrebbe essere connessa alla committenza dell’opera, collegabile alla figura di Giovan Francesco Paleari, mercenario assoldato nell’esercito antifrancese che espugnò nel 1513 la Briglia (Ead., 2009, p. 60).
La presenza della raffigurazione della Superba nell’affresco di Morcote ha fatto ipotizzare un soggiorno del Pezzi nella città ligure anteriormente alla sua esecuzione (Boccardo - Boggero, 1984, p. 6; Bartoletti, 1999, p. 405). Il pittore fu peraltro sicuramente a Genova il 16 settembre 1516, quando nella casa di Battista Piccamiglio – sita presso Ponte Calvi e dove Pezzi in quel momento viveva – rinunciò a favore del collega Giovanni Battista Braida alla propria parte di lavoro per una pala d’altare commissionata da Tommaso de Ferrari (Alizeri, 1874, pp. 189 s.), affidata in precedenza ai due maestri e forse destinata a una chiesa ubicata nel territorio di Albenga (Bartoletti, 1999, p. 376). La segnalazione nel documento rogato nel settembre 1516 di un precedente «publico instrumento», non ancora individuato, potrebbe consentire di anticipare almeno di qualche mese la presenza a Genova del «magistri Dominicus de Peciis de lacu Lugani q[uondam] Iohannis», il quale, dunque, nel corso della sua attività, alla stregua di altri artisti originari del Canton Ticino, soggiornò in più occasioni e per non brevissimi periodi a Genova. La frequentazione non continua dell’ambiente artistico genovese è indirettamente dimostrata dall’assenza del nome di Domenico Pezzi nella locale corporazione dell’Ars Pictoriae et Scutariae, elemento che sottolinea dunque la natura episodica della sua presenza sulla costa.
Nel 1520 si colloca l’esecuzione da parte del pittore della pala di Ravecchia, recante l’iscrizione «Domenicus de pec(iis). / dictus Furgnicus / de lacu lugani pinxit / 1520».
In essa sono state individuate componenti venete – in particolare forti «accenti veronesi» (S. Valle Parri, in Il Rinascimento, 2011, p. 188 scheda 45, con ampia bibl. precedente, oltre a Ead., 2009, p. 67; Ead., 2011, pp. 171 s.) derivati da una formazione in tale contesto territoriale (Ead., 2007, pp. 255-258; Ead., 2009, pp. 63-65) – amalgamate a rimandi alla coeva cultura milanese, da Giovanni Agostino da Lodi a Bernadino Luini, e a non minimi contatti con l’attività di un pittore girovago come Filippo da Verona, verosimilmente conosciuto attraverso la sua attività in terra ligure (Tanzi, 2007, p. 40).
Il 5 giugno 1532 Pezzi è nuovamente documentato a Genova, dove accettò di realizzare per Nicolò Grimaldi la decorazione esterna del palazzo ubicato «in contrada di Fossatello» (Alizeri, 1874, p. 299). Come accuratamente descritto nell’atto di commissione, «mag[ister] Dominicus de Peciis de lacu Lugani q[uondam] Iohannis pictor» doveva realizzare, sulla base di quando illustrato in un disegno progettuale, un articolato insieme di elementi figurati e decorativi, tra cui nel prospetto principale «sex figuris magnis» e altrettanti quadri di paesaggio «cum alquante figurete et li frixi cum li putini et figure», questi ultimi distribuiti sopra gli ambienti delle botteghe (Alizeri 1874, pp. 300-302, oltre a Bartoletti, 1999, p. 405).
Nel decennio seguente il pittore fu attivo a Milano, dove il 28 marzo 1549 ricevette congiuntamente al figlio Bernardino l’incarico da parte di Cesare Carcano di decorare «la sala magna» della propria dimora «sita in porta ticinensi Mediolani» (Shell, 1995, pp. 269 s., doc. 114). Come indicato nell’atto di commissione, i lavori – dei quali viene fornita nel documento una dettagliata descrizione – dovevano essere ultimati entro la successiva festa d’Ognissanti e prevedevano un compenso totale di «libre settecento imperiali et brente otto vino vermiglio bono» (ibid.); a questo incarico fanno riferimento quattro successivi pagamenti risalenti al 1° e 30 aprile e al 12 e 25 giugno 1549 (ibid.). In questi anni la conduzione della bottega venne ereditata dai figli Bernardino e Giovanni Antonio a causa dell’età avanzata del padre Domenico (Valle Parri, 2009, p. 68; per ulteriori dati relativi alla famiglia originaria di Puria di Valsolda: Ead., 2007, pp. 258-265). Nel non ampio catalogo di Domenico Pezzi, recentemente ridiscusso, sono stati inseriti lo stendardo raffigurante su un lato S. Abbondio tra i ss. Proto e Giacinto, confratelli e consorelle e, nell’altro, il Crocifisso tra la Vergine e s. Giovanni Evangelista, confratelli e consorelle (Como, duomo), per il quale viene proposta una datazione intorno al 1516 (Valle Parri, 2009, p. 64; Ead., in Il Rinascimento, 2011, p. 188 scheda 45), e gli affreschi che impreziosiscono la chiesa di S. Bernardino a Monte Carasso (Agosti - Stoppa - Tanzi, 2011, p. 49), all’interno della quale sono state realizzate intorno al 1535 le raffigurazioni di Dio Padre benedicente tra angeli, dell’Annunciazione, dei Ss. Bernardino da Siena, Apollonia, Veronica, Pietro e Cristoforo (Valle Parri, 2011, pp. 142-144, con l’interessante segnalazione che gli affreschi potrebbero documentare «l’attività perduta dell’artista quale decoratore di facciate a Genova»: ibid., p. 144).
Non sono emerse ulteriori testimonianze documentarie successive al 28 marzo 1549 e risultano ignoti la data e il luogo di morte del pittore.
Fonti e Bibl.: F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, III, 1874, pp. 189 s., 299-302; P. Boccardo - F. Boggero, Una veduta di Genova nel Canton Ticino, il pittore valsoldese D. P. e la cultura ligure del Cinquecento, in Bollettino Storico della Svizzera Italiana, XCVI (1984), 2, pp. 1-12; M. Bartoletti, P. Domenico o Domenico da Lugano, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1988, pp. 800 s.; P. Boccardo - F. Boggero, Una veduta di Genova del 1513, in La Casana, IV (1988), pp. 30-33; A. Di Lorenzo, D. P., in Pittura a Como e nel Canton Ticino dal Mille al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano 1994, pp. 286 s.; J. Shell, Pittori in bottega. Milano nel Rinascimento, Torino 1995, pp. 146, 168, 269 s., doc. 114; M. Rossi, Emergenze figurative nella regione dei laghi e aspetti dell’emigrazione artistica nel XVI e XVII secolo, in Magistri d’Europa. Eventi, relazioni, strutture della migrazione di artisti e costruttori dai laghi lombardi. Atti del convegno (Como… 1996), a cura di S. Della Torre - T. Mannoni - V. Pracchi, Milano 1996, pp. 469-479, in partic. p. 470; M. Bartoletti, Braida, Giovanni Battista, in La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Genova 1999, p. 376; Id., P., Domenico da Lugano, ibid., p. 405; M. Tanzi, Girovaghi, eccentrici, ponentini: un altro capitolo per Filippo da Verona, in Il “Cristo morto” di Filippo da Verona pittore itinerante, a cura di A. Mazza, Cesena 2007, p. 40; S. Valle Parri, Intorno a Furgnicus: D. P. tra letteratura critica e nuovi documenti, in Bollettino Storico della Svizzera Italiana, CX (2007), pp. 247-268, con bibl. precedente; L. Calderari - S. Valle Parri, Rinascimento in Santa Maria del Sasso a Morcote. La cappella maggiore tra Quattro e Cinquecento, in Zeitschrift für Schweizerische Archäologie und Kunstgeschichte, LXVI (2009), 1, pp. 57-68; G. Agosti - J. Stoppa - M. Tanzi, Il Rinascimento lombardo (visto da Rancate), in Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini. Catalogo e itinerari, a cura di G. Agosti - J. Stoppa - M. Tanzi, Milano 2011, pp. 48 s.; S. Valle Parri, Monte Carasso. Santi Gerolamo e Bernardino, ibid., pp. 142-144; Ead., Morcote. Santa Maria del Sasso, ibid., pp. 146-148; Ead., Ravecchia (Bellinzona). San Biagio, ibid., pp. 171 s.; Ead., ibid., pp. 186-189 scheda 45.