PETTORALE
Oggetto destinato a difendere o, più frequentemente, ad adornare il petto: in questo caso, lavorato in varie fogge e con tecniche diverse (in metallo laminato o massiccio, o formato da più catenelle con pendagli) è tipico di civiltà in cui particolari condizioni hanno favorito lo svilupparsi del gusto per forme di esuberante decorativismo.
1. - Egitto. - In Egitto il p., pur non essendo particolarmente frequente, è in uso in tutte le epoche; una delle prime rappresentazioni si trova sulla paletta di Narmer, all'inizio dell'età tinita. Gli esemplari più antichi erano costituiti di fili orizzontali di perline in varî colori ed è probabile avessero un valore profano di ornamenti o di insegne di grado. Più tardi essi assunsero la loro forma caratteristica di placchette rettangolari o trapezoidali, spesso a forma di sacello con coronamento a gola, in oro, argento, bronzo, ceramica e legno, talvolta con incrostazioni in pietre dure o in pasta vitrea. Venivano appesi al collo, per mezzo di una cordicella o di una catena di perle. All'interno del sacello sono figurazioni spesso "a giorno" che chiariscono lo scopo dell'oggetto. Gli esemplari del Medio Regno trovati a Lāhūn o rappresentati sulle statue dei sovrani richiamano tutti una ricca simbologia regale accentrata sul nome del faraone, racchiuso nel cartiglio e fiancheggiato in simmetria da simboli di potenza e di protezione divina.
Questo tipo di p. in cui forse predomina un valore ornamentale, anche se non è escluso un significato religioso o magico, continua anche in età successiva, ma assai più frequente è il p.-amuleto, portato sia dai vivi sia dai morti. I p. funerarî sono particolarmente frequenti a partire dal Nuovo Regno. Sulla placca, spesso all'interno del solito sacello, sono rappresentati divinità e simboli funerarî connessi con la vita dell'Oltretomba: Osiride, Iside, Nephthys, Anubis e i quattro figli di Horus, il pilastro Djed, il nodo di Iside, la barca solare sulla quale si trova spesso lo scarabeo alato, talvolta inserito a tutto tondo e in materiale diverso. In connessione con le credenze funerarie lo scarabeo può rappresentare il Sole nel suo divenire quotidiano, come anche il Ba (elemento vitale) del Sole che accompagna il morto nella Dat. In qualche caso viene inserito nel p. il cosiddetto scarabeo del cuore, che generalmente era posto nel torace della mummia. Si tratta di un grosso scarabeo iscritto sul retro col capitolo xxv del Libro dei Morti, nel quale il cuore viene esortato a non testimoniare contro il defunto al momento della psicostasia.
Bibl.: E. Towry White, Notes on Pectorals, in Proceedings of the Soc. of Biblical Archaeol., XV, 1893, pp. 409-416; G. A. Reisner, Amulets, Catalogue Général du Musée du Caire, Il Cairo 1907, pp. 131-152, tavv. X-XVIII; E. Vernier, Bijoux et orfèvreries, Catalogue Général du Musée du Caire, 2 voll., Il Cairo 1907-1927, passim; H. E. Winlock, The Treasure of el Lāhūn, New York 1934, pp. 29-34, tavv. V-VII; H. Bonnet, in Reallexikon der aegyptischen Religionsgeschichte, Berlino 1952, s. v. Brusttafel.
(A. M. Roveri)
2. - Asia Anteriore. - Nel Vicino Oriente antico la diffusione del p. appare limitata. Il suo impiego militare è attestato soltanto in Assiria all'inizio del I millennio a. C., come mostrano alcuni rilievi raffiguranti soldati muniti di corazza a p.; tale tipo di corazza (v.) resta piuttosto limitata rispetto a quella a scaglie.
Nell'uso religioso (o anche cerimoniale) il p. doveva essere più comune. Alcuni esemplari da Biblo, databili al II millennio a. C., sono assai probabilmente di importazione egiziana, come indicano la tipologia (p. lunato e p. quadrato) e specialmente la decorazione. Un tipo di p. religioso è probabilmente da vedere su una statuetta di sovrano assiro, dell'inizio del I millennio a. C. (v. assira, arte, vol. i, fig. 927). La forma del tutto inusuale della decorazione dell'abito sul petto e l'atteggiamento della figura, con le mani giunte in preghiera, rendono assai verosimile l'ipotesi di un pettorale. Si tratta di una complessa decorazione in oro e pietre preziose, disposta a fasce su tutto il petto: file di linee a spina si alternano con rosette entro metope. È da rilevare che questo p. assiro trova una certa analogia nel p. che la Bibbia (Esodo, xxviii, 15-28) prescrive al sommo sacerdote. Il p. ebraico (hoshen), del quale non si hanno né esemplari né raffigurazioni, era un quadrato, di circa 25 cm di lato, di tessuto di porpora e oro ed andava posto sopra l'ēfōd; esso era decorato, come il p. assiro ora ricordato, con file di pietre preziose, il cui numero era fissato a dodici per recare incisi i nomi delle dodici tribù di Israele.
(G. Garbini)
3. - Preistoria e protostoria europea. - Nelle Isole Britanniche, intorno alla metà del II millennio, appare alquanto diffuso l'impiego dell'oro, prevalentemente elaborato in lamine leggere; l'oggetto più tipico di tale produzione è un sottile collare a forma di mezzaluna, la cosiddetta "lunula", creata da gente la cui civiltà (cosiddetta del Food Vessel) appare in possesso di tradizioni metallurgiche e commerciali. In Irlanda si sono rinvenuti circa settanta esemplari di questo ornamento. La maggior parte delle "lunule" mostra una decorazione delicatamente incisa, costituita da strisce parallele che corrono lungo l'orlo e, sulle parti terminali, da zone punteggiate, a tratteggio, a zig-zig e da file di triangoli o rombi. La disposizione di questi motivi rivela chiaramente la reminiscenza delle contemporanee collane in giaietto, caratteristiche dell'Inghilterra settentrionale e della Scozia meridionale; si è quindi pensato che le "lunule" abbiano avuto origine in Irlanda, o nella stessa Scozia, come riproduzioni metalliche di tali collane. In ogni caso furono esportate in Inghilterra, in Francia e in Belgio, mentre varî esemplari provenienti da Scandinavia, Danimarca e Germania settentrionale, sebbene non siano di fabbricazione irlandese, rivelano l'esistenza di contatti culturali con le Isole Britanniche. Inoltre relazioni dirette per via marittima tra l'Irlanda e l'Europa S-O, sono attestate dalle imitazioni (secondo un'altra interpretazione si tratterebbe di prototipi) che si sono rinvenute in Portogallo e Galicia. Il perdurare di tali relazioni sembra indicato, in Portogallo, dai collari semilunati, costituiti da varî elementi in oro massiccio (Cintra), tecnica che in Irlanda si sviluppa successivamente a quella della laminazione. Tale forma ricorda molto gli Halskragen nordici, collari caratteristici del periodo II dell'Età del Bronzo. Simili a questo tipo sono anche i p. in bronzo della civiltà talayotica (Talayot, v.) delle Baleari: massicci e pesanti, si debbono forse ritenere di carattere rituale.
In Italia il più antico esempio di ornamento p., che presenta una forte somiglianza con le "lunule" d'oro irlandesi, sembra essere quello dalla tomba eneolitica di Villafranca Veronese (Remedello, v.): è una lamina argentea a forma di falce lunare, con estremità arrotondate e decorata da una serie di piccoli punti sbalzati. Unitamente ai più vari oggetti di ornamento, i p. manifestano poi uno sviluppo eccezionale, per numero e varietà di forme, nella fase pregallica (VII-V sec. a. C.) della civiltà picena (v.), fornendo un'appariscente testimonianza del barocchismo decorativo che caratterizza tale civiltà. Provengono nella gran maggioranza da tombe femminili e sono lavorati quasi esclusivamente in bronzo. Il tipo più diffuso consiste in una frangia di catenelle, con pendagli-amuleti di varia forma, sospese a lastre rettangolari o trapezoidali; una variante più complicata è quella fornita di due lastre di sospensione, in cui le parti laterali terminano in teste di uccelli palustri. In alcuni casi inoltre la piastra rappresenta schematicamente un corpo umano con le braccia sollevate, mentre altre volte all'anello di sospensione sono attaccati dischi spiralici in filo di bronzo.
Oggetti ornamentali collegabili a questi si sono rinvenuti nel territorio umbro (Perugia, Norcia), uno proviene dalla necropoli di Suessola (v.) ed un altro è riprodotto su una stele di Salpi. Anche nella civiltà di Golasecca (v.) si rinvengono ornamenti estremamente simili a quelli piceni. È probabile che la presenza di tali oggetti decorativi in questa cultura e di altri somiglianti in Ungheria e nella Bosnia, sia da ricollegare ad un'attività commerciale che potrebbe anche aver avuto nel Piceno il centro di produzione. Sempre in questa regione si sono rinvenuti inoltre p. in ferro o in bronzo formati da tre a sette cerchi concentrici, sciolti l'uno dall'altro o collegati da due sbarre incrociate. Un esemplare di quest'ultimo tipo è stato trovato nella Bosnia. Durante il secondo periodo di Hallstatt (v.) nel Doubs, nel Giura e nella Svizzera, compaiono invece dischi del tipo ad elementi concentrici liberi, con placca centrale traforata. Nel Doubs e nel Giura il gusto hallstattiano per la decorazione a traforo è testimoniato anche da un'altra forma di p., costituito da una piastra oblunga a fori triangolari e quadrangolari a cui, per mezzo di catenelle, sono attaccate rotelle raggiate (tumuli di Cademère e Moydons). Ancora nel Piceno si sono rinvenuti varî dischi di bronzo decorati spesso con figurazioni eseguite a sbalzo, i quali dovevano originariamente essere applicati ad una tracolla in cuoio, avendo così la funzione di una sorta di corazza. Tali dischi-corazze, nel tipo in lamina con ornamentazione graffita o a sbalzo, o colati a fusione con zone concentriche di disegni geometrici incisi, sono diffusi anche nella valle del Tevere e soprattutto nelle regioni umbro-sannitosabelliche, dall'inizio dell'Età del Ferro fino ad un periodo piuttosto tardo, come dimostra la loro presenza nella necropoli di Alfedena (v.), dove un disco si è rinvenuto proprio sul torace di uno scheletro. Anche sulla statua del Guerriero di Capestrano (v.) sono riprodotti, sul petto e sul dorso, due dischi uguali fissati a corregge di cuoio. Esemplari simili rinvenuti in Illiria costituiscono una prova delle connessioni esistenti tra le due sponde adriatiche.
Scopo decorativo e nello stesso tempo di difesa ebbero probabilmente i p. costituiti da piastre metalliche di cui si sono rinvenuti i resti a Roma in varie tombe dell'Esquilino: dalla tomba n. xii provengono tre esemplari in robusta lamina di bronzo, a forma di rettangolo curvilineo con decorazione a sbalzo e in un caso anche graffita. Qualche esemplare di forma simile si è rinvenuto nel Piceno. Tali piastre dovevano essere sostenute sul petto da spallacci, come quelle che appaiono riprodotte su sculture in bronzo nuragiche (v. sardegna), tra cui il guerriero con spada ed arco proveniente da Uta (Cagliari). In Sardegna è nello stesso modo documentata indirettamente l'esistenza di un altro tipo di p. costituito da più anelli sovrapposti in modo da formare una specie di collare di difesa, come quello indossato dal fante con berretto conico da Dorgali (Nuoro). Il p. a piastra compare ancora a N del Tevere, documentato nella seconda fase di Tarquinia (v.) dove, sempre di forma quasi rettangolare, può essere o in semplice lamina enea con decorazione a sbalzo di bulloni e bulloncini, o placcato d'oro. Sulla lamina aurea dell'esemplare dalla Tomba del Guerriero la decorazione (motivi geometrici, volute, semicerchi e teorie di ocherelle) è suddivisa in zone da due diagonali incrociate con bullone centrale, le quali ripetono evidentemente l'incrocio delle tracolle in cuoio provviste di dischi metallici. In lamina d'argento è invece un p. di forma quasi triangolare proveniente dal Circolo della Fibula (tomba 41) di Marsiliana (v.). Tra i gioielli impiegati con sfarzo e abbondanza eccezionali nella civiltà "orientalizzante" (v.), i p. aurei hanno un notevole sviluppo. Un capolavoro d'oreficeria è l'esemplare dalla Tomba Regolini Galassi di Caere (v.) in cui, anche se i motivi decorativi sono di derivazione orientale, si deve riconoscere un'opera di produzione locale. Consiste in una grande lamina d'oro, originariamente con fodera enea, di forma elissoide con rientranza in alto e l'ornamentazione, a sbalzo, è suddivisa in zone circondanti uno scudetto centrale, anch'esso ripartito. Lo stile e lo spirito di questo lavoro si ritrovano su una placca d'oro quadrangolare frammentate, probabilmente un p., proveniente dalla Tomba di Bocchoris di Tarquinia. L'impiego funerario del p. si rinviene anche nella civiltà orientalizzante di Trebenişte (v.): dalla tomba I della necropoli stessa di Trebenişte ne proviene uno di lamina aurea, a ferro di cavallo con ricca decorazione a stampo. I più antichi esempî di piastre metalliche usate per adornare il petto, si possono considerare, nel Mediterraneo, quelli di Micene (v.); nel sepolcro V si è rinvenuto, oltre ad un p. inornato, uno splendido esemplare in oro massiccio con elegante decorazione spiralica a sbalzo, in cui è inserita la riproduzione dei capezzoli; il ricco oggetto apparteneva al cosiddetto Agamennone.
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(A. Palmieri)