UNTI (degli Unti), Petruccio
Nacque in data imprecisata alla fine del Trecento, a Foligno, da Giacomo di Giovanni degli Unti e da Feliciana di Mariano Puccipti Machtioli de Gerardonibus.
Tanto gli Unti quanto i Gerardoni facevano parte dell’élite cittadina di mercanti e proprietari fondiari che, sotto la signoria di Ugolino III Trinci (morto nel 1415) e dei suoi figli Niccolò (morto nel 1421), Bartolomeo (morto nel 1421) et Corrado III (morto nel 1441; v. Trinci, famiglia e Trinci, Ugolino III in questo Dizionario), esercitò potere e influenza a Foligno attraverso le istituzioni religiose ed economiche, ma anche politiche. I Trinci avevano infatti mantenuto in vita il comune di Popolo e le sue cariche, e incorporavano membri di quest’élite nella loro cerchia ristretta.
In particolare Feliciana, la madre di Petruccio, è da ricollegare all’antica casata degli Atti: con le sorelle ereditò ed esercitò (nel 1411) il diritto di patronato sulla cappella della confraternita del SS. Sacramento, fondata dal padre Mariano nella cattedrale di Foligno (e da lui scelta come luogo di sepoltura). Quanto agli Unti, va segnalato un Petruccio senior, sposato con una Giacomuccia legata al monastero di S. Anna di Foligno e, attraverso la comunità religiosa, anche a Costanza, la moglie di Ugolino III Trinci. Petruccio senior era zio di Giacomo, che da lui ereditò (con il fratello Ianniambrosius) beni vescovili (1413); da questa importante figura era derivato il nome assegnato al futuro cronista.
Verosimilmente, Petruccio si giovò a sua volta di queste concessioni di beni vescovili, trasmissibili agli eredi, incrementò l’eredità del padre e consolidò così la sua posizione socioeconomica. Anche professionalmente, del resto, Petruccio seguì la tradizione di famiglia: il padre e gli zii, secondo l’erudito seicentesco Ludovico Jacobilli, erano mercanti facoltosi, e possedevano un fondaco in Ancona.
Si ignora peraltro quasi tutto delle attività economiche e della partecipazione alla vita politica di Petruccio, che molto probabilmente sedette al consiglio generale del Popolo e del comune. La sua condizione sociale e la sua agiatezza gli consentirono comunque di essere eletto, nel bimestre novembre-dicembre 1438, tra i quattro priori del Popolo, l’organo supremo del Comune, in rappresentanza del terziere di Mezzo (ove risiedeva); proprio durante il suo mandato fu deliberata la coniazione di una nuova moneta. Alla fine degli anni Trenta, Petruccio occupava ancora una posizione significativa nelle istituzioni cittadine, come membro del consiglio comunale e del collegio dell’ordine dei Priori; inoltre, secondo il Jacobilli (che non dà altre precisioni) sarebbe stato uno degli uomini di fiducia dei Trinci. Morì verosimilmente nel 1442, o poco dopo, e si fece seppellire nella chiesa di S. Francesco di Foligno (ubicata appunto nel terziere di Mezzo), nella cappella dell’Ascensione che lui stesso aveva fondato.
Opere. Nel 1424, Petruccio Unti decise di proseguire la scrittura (in volgare) di un libro di famiglia, iniziato da un certo Niccolò di Corraduccio e proseguito dal suo avo Giovanni. Come scrive lui stesso, iniziò la redazione mettendo nero su bianco «delli fatti della casa, che mio padre Giacomo mi mise in mano» (Archivio di Stato di Modena Archivio per materie, Letterati, Muratori, b. 46/2, f. 5, cc. 1rv). Questo blocco di informazioni occupa le cc. 45-72 del manoscritto che Petruccio aveva ereditato (composto di 227 cc.); per le pagine restanti del codice, Petruccio espone il suo preciso intendimento: «farò memoria di tutte le cose, che io farò bene e lealmente, comme leale uomo» (ibidem, c. 1v). Questo Memoriale (come lui stesso lo definisce) si prolungò almeno fino al 1442 (l’ultimo anno menzionato da una copia parziale di età moderna). Oltre all’ordinaria amministrazione della vita domestica e professionale, Petruccio si occupa di eventi diversi (meteorologici, o politici) che riguardano sia Foligno, sia l’Italia. A ragione, dunque, Michele Faloci Pulignani qualifica il testo come uno «zibaldone» ove si alternano «notizie varie» (Unti, 1933, p. 31), e non come una «cronaca ordinata».
Il manoscritto originale del Memoriale è andato perduto. Delle notizie annotate da Petruccio e dai suoi predecessori (alcune risalivano almeno al 1398), pochissime sono giunte fino a noi (nessuna anteriore al 1424). Nulla è sopravvissuto dei fatti personali o familiari: gli eruditi folignati del Sei-Settecento che consultarono il libro si interessavano ai passi di storia locale, che ricopiarono e inserirono nel loro racconto. Nel primo Settecento il notaio Giustiniano Pagliarini inviò brani del testo (è questo il ms. oggi conservato a Modena) al Muratori in vista della pubblicazione (Antiquitates Italicæ Medii Ævi, IV, Milano 1741, ripresi nella continuazione post-muratoriana dei Rerum Italicarum Scriptores, a cura di G.M. Tartini, I, Firenze, 1748), precisando di aver estratto questi passi, a Foligno, da un libro cartaceo posseduto dal marchese Giustiniano Vitelleschi, e «guasto dall’umidità, e corroso dal tempo» (Archivio di Stato di Modena Archivio per materie, Letterati, Muratori, b. 46/2, f. 5, 1r). Questo libro è smarrito, e a tutt’oggi si conoscono solo quattro raccolte frammentarie dello zibaldone (risalenti all’epoca moderna). Per l’ultima edizione (RIS2, XXVI, 2, 1933), Faloci Pulignani si basò sui due mss. folignati e sui due testi a stampa di metà Seicento; non consultò il manoscritto di Firenze, e ignorava l’esistenza di quello di Modena.
I frammenti sopravvissuti riguardano in particolare eventi folignati degli anni 1424-1441, dei quali Petruccio fu testimone, o semplicemente a lui contemporanei. Si possono menzionare per esempio il breve soggiorno nella città umbra dell’imperatore Sigismondo di Lussemburgo (1433), che Petruccio vide passare «dinanti alla porta di casa [sua]» (Unti, 1933, p. 34) dopo aver ascoltato la messa nella chiesa di S. Francesco; le vicende interne alla famiglia Trinci (baruffa di Corrado III con la madre Costanza, la morte di costei nel 1436); il sacco di Spoleto (1438). Il brano più lungo riguarda la presa di Foligno da parte del cardinale Giovanni Vitelleschi (1439), e la caduta in disgrazia, con successiva esecuzione capitale (1441), di Corrado III e dei figli. Solo in questa occasione Petruccio si mostra critico verso la famiglia signorile. Se in precedenza Petruccio aveva ricordato con orgoglio i successi dei Trinci, ora bolla come una «tirannia» la loro dominazione, e dà l’appellativo di «scorticatore» all’ultimo Trinci che fu signore. Non fu in ogni caso fra i congiurati che promossero il cambiamento di regime e aprirono le porte della città al Vitelleschi (dei quali riporta con estrema precisione nomi e comportamenti).
In sostanza, nei frammenti del Memoriale, Petruccio si distingue non tanto come protagonista della vita politica urbana, ma come osservatore attento e provvisto di una solida rete di conoscenze in città.
Archivio di Stato di Modena, Archivio per materie, Letterati, Muratori, b. 46/2, f. 5; Firenze, Biblioteca Moreniana, Moreni 354, cc. 46r-v, 48r-51v; Foligno, Biblioteca comunale Dante Alighieri, F. 105 (54 3 105), miscellanea, f. 13; Foligno, Biblioteca Ludovico Jacobilli, ms. A, VI, 6, cc. 610-611 (tutte quattro copie moderne e parziali del Memoriale); ms. C, V, 1: L. Jacobilli, Delle famiglie tanto nobili quanto civili di Foligno, p. 119; Petruccio degli Unti, Memoriale, in Fragmenta Fulginatis Historiae, a cura di M. Faloci Pulignani, Bologna 1933 in RIS2, XXVI, 2, pp. 27-40. D. Dorio, Istoria della famiglia Trinci..., Foligno 1638, pp. 214 s., 230; M. Faloci Pulignani, Le arti e lettere alla corte dei Trinci, in Archivio Storico per le Marche e per l’Umbria, IV (1888), pp. 171-173; M. Sensi, Documenti per la beata Angelina da Montegiove, in La beata Angelina da Montegiove e il movimento del terz’ordine regolare francescano femminile, a cura di R. Pazzelli - M. Sensi, Roma 1984, doc. f, p. 88; A. Cicchetti - R. Mordenti, I libri di famiglia in Italia, Roma 1985, I, Filologia e storiografia letteraria, pp. 29 s.; P. Lai, Cultura letteraria a Foligno, in Bollettino storico della Città di Foligno, XX-XXI (1996-1997), pp. 54 s.; Il vescovo e il notaio. Regesti e trascrizioni dai protocolli di Francesco d’Antonio, notaio del vescovo Federico Frezzi da Foligno, a cura di M. Biviglia - E. Laureti - F. Romani, Foligno 2011-2013, I, 1404-1410, p. 35; II, 1410-1416, p. 94; Nella Foligno di Federico Frezzi. Nobili e cittadini, popolani e contadini, frati monache confrati e notai (1341-1416), a cura di M. Biviglia - E. Laureti -F. Romani, Foligno 2015, p. 290.