petrolio - Il petrolio nell'economia mondiale
Il petrolio nell’economia mondiale
Gli accumuli di petrolio in rocce porose (superficiali o a profondità anche di alcuni chilometri) sono denominati giacimenti, la cui origine (➔ idrocarburi) sembra connessa a processi di fermentazione anaerobica di materiale biologico marino. La ricerca di giacimenti prevede 3 fasi: prospezione geologica, geofisica e perforazione di pozzi esplorativi. L’estrazione o coltivazione dei giacimenti avviene mediante pozzi; in mare si utilizzano piattaforme ancorate a fondali profondi anche più di 1000 m e navi con sistemi di posizionamento dinamico. Innovazioni tecnologiche (iniezioni di fluidi, perforazioni direzionali) hanno consentito di incrementare il fattore di recupero (rapporto tra petrolio estraibile e petrolio nel giacimento) e di sfruttare giacimenti di petrolio non convenzionale, come per es. scisti e sabbie bituminosi.
I contratti petroliferi più comuni sono la concessione (esclusiva su un’area a fronte di una royalty allo Stato), la production sharing (ripartizione della produzione tra Stato e produttore al netto dei costi) e la prestazione di servizi (fornitura di tecnologia dietro corrispettivo).
La qualità del petrolio dipende principalmente dal tenore di zolfo e dalla densità, che è misurata con il grado API (metodo sviluppato dall’American Petroleum Institute) calcolato come °API = (141,5/peso specifico olio a 60 °F)−131,5. Convenzionalmente gli oli sono detti pesanti con °API<25 e leggeri con °API>40.
Le unità di misura più utilizzate per il petrolio sono: la tonnellata di petrolio equivalente (tep o toe)=4,186∙1010 J=1∙1010 cal; il barile equivalente di petrolio (bep o boe o b)=0,146 tep.
Il petrolio non ancora estratto è classificato, secondo la Society of Petroleum Engineers (SPE), in: riserve (petrolio scoperto e recuperabile, ovvero che si ritiene possa essere messo in produzione con profitto ai prezzi attuali e con le attuali tecnologie), distinte in certe (o provate), probabili e possibili; risorse, distinte in contingenti (petrolio recuperabile scoperto, ma con problemi tecnologici o di accesso) e potenziali (petrolio recuperabile non ancora scoperto). Nel 2010 le riserve provate ammontavano a 1383 miliardi di b (in crescita del 25% rispetto al 2000), a fronte di un consumo annuale di circa 32 miliardi di b, con un rapporto pari a 43 anni (BP, «Statistical review of world energy 2011»). Le riserve recuperabili di petrolio convenzionale e non convenzionale, nello stesso anno, erano valutate pari ad almeno 4500 miliardi di b (IEA - International Energy Agency, «World energy outlook 2010»).
Secondo alcune teorie, il picco della produzione di petrolio sarebbe vicino (per M.K. Hubbert il picco di una nazione si ha quando è prelevata la metà del petrolio estraibile). Per altri la tecnologia continuerà a rendere disponibile petrolio e, più in generale, idrocarburi ancora molto a lungo. Il 54% delle riserve provate è in Medio Oriente; il 62% dei consumi è invece in 5 aree (America del Nord 25,8; UE 16,4; Cina 10,6; Giappone 5; India 3,9), che hanno solo l’8% delle riserve provate.
Il mercato mondiale del petrolio è condizionato da un cartello di Paesi produttori, l’Organization of the Petroleum Exporting Countries (➔ OPEC), fondato nel 1960. La forte volatilità del prezzo è dipesa anche da situazioni di crisi, come nel 1973 (guerra arabo-israeliana del Kippur) e nel 1979 (rivoluzione iraniana). Le transazioni sono basate sul dollaro USA; gli ingenti flussi monetari verso i Paesi produttori sono stati in parte utilizzati per acquisizioni nei Paesi consumatori (petrodollari). La lunga fase di bassi investimenti successiva al 1985, causata da prezzi mediamente <30 dollari/b, ha determinato una relativa scarsità di offerta e la crescita dei prezzi fino a oltre 140 dolalri/b del 2008; la successiva crisi economica ha indotto un crollo sotto i 50 dollari/b, ma le aspettative di ripresa e la continua domanda dei Paesi emergenti hanno riportato i prezzi oltre i 100 dollari/b.
Il prezzo di ogni petrolio è definito come differenziale rispetto a due greggi di riferimento: il West Texas Intermediate (WTI) per gli Stati Uniti e il Brent per l’Europa e l’Asia. Nei mercati fisici il petrolio è trattato a pronti (➔ spot) o a termine (➔ forward) su base OTC (➔ Over-The-Counter); le informazioni su parte di queste transazioni sono pubblicate su Platt’s o Petroleum Argus. I derivati sul petrolio (futures, opzioni) sono trattati in mercati organizzati o su base OTC; le due principali borse sono il NYMEX (New York Mercantile Exchange) e l’ICE (InterContinental Exchange) di Londra. I volumi delle transazioni finanziarie sono un multiplo della produzione mondiale.
I principali prodotti della raffinazione del petrolio sono: benzina (➔), gasolio (➔), oli combustibili, kerosene e gas di petrolio liquefatto (GPL). La benzina è una miscela di idrocarburi saturi (paraffine) tra C6H14 e C8H18, insaturi (olefine) e aromatici; la densità è circa 0,720 kg/dm3. È usata nei motori a ciclo otto per la buona capacità antidetonante (di non accendersi per la pressione del pistone) che si misura con il numero di ottano o RON (Research Octane Number). Nella cosiddetta benzina verde, o senza piombo, non si ricorre più al piombo tetraetile come antidetonante, ma si usano altri composti, tra cui l’ETBE (etere etilbutilico) e il bioetanolo (etanolo ricavato dalla fermentazione di prodotti agricoli ricchi di zucchero).
Il gasolio è una miscela formata principalmente da paraffine tra C10H22 e C18H38. La densità è circa 0,850 kg/dm3. È usato nei motori ad accensione spontanea (diesel) e come combustibile. L’analogo prodotto, simile in composizione e impiego, derivato da oli vegetali (colza, girasole o altri) è il biodiesel. Norme UE impongono l’utilizzo di una quota crescente di biocarburanti nella trazione. In altri settori la bioenergia, ovvero l’insieme dei prodotti energetici di origine biologica, è oggetto di incentivazioni.