Cornelius, Peter
Pittore (Düsseldorf 1783 - Berlino 1867), formatosi nel clima del purismo tedesco dopo una severa educazione accademica. I suoi modelli furono, in gioventù, gli antichi pittori tedeschi del Rinascimento e soprattutto il Dürer, del quale studiò anche i disegni e le incisioni.
Fondamentale per lui, come per molti suoi coetanei, il viaggio e la dimora a Roma, dove si trattenne e operò tra il 1811 e il 1819. Negli anni romani fece parte attiva del gruppo detto dei Nazareni, termine che indicava quegli artisti, prevalentemente germanici, caratterizzati da un'acconciatura particolare dei loro capelli e per la foggia della barba, appunto " alla nazarena ", e anche per il loro modo di vita, nemico della mondanità.
Accanto all'attentissima pratica del disegno, fondato soprattutto sulla linea e quasi senza chiaroscuro, il C., come l'Overbeck (personalità di maggiore spicco nel gruppo), si dette con passione allo studio della tecnica dell'affresco, sugli esempi delle opere del Quattrocento e del Cinquecento a Roma, come quelle dei pittori di Sisto IV nella Cappella Sistina e le Stanze Vaticane di Raffaello.
Frutto di tali studi fu, per il C., l'impresa di decorare ad affresco il Casino dei principi Massimo, presso San Giovanni in Laterano: l'artista preparò con grande cura nove cartoni da tradursi in pittura, illustranti alcuni episodi del Paradiso, esposti poi al suo ritorno a Berlino (1859).
I disegni direttamente eseguiti dal pittore riguardavano i seguenti soggetti danteschi: Piccarda e Costanza, Giustiniano e Romeo, Carlo Martello, Cunizza e Raab, s. Tommaso e s. Bonaventura, Cacciaguida, David e Traiano, s. Pier Damiano, s. Benedetto, s. Macario e s. Romualdo, i santi Pietro, Giacomo e Giovanni, e infine la Santissima Trinità.
I cartoni, eseguiti a disegno, molto ammirati ai suoi tempi, non vennero però tradotti ad affresco dallo stesso C., perché l'artista partì da Roma chiamato a Monaco e lasciò il compito di metterli in opera a Filippo Weit.
L'interesse rivolto dal C. alla Commedia, più che per il carattere dei suoi cartoni, di cui tuttavia parla l'Artaud con ammirazione per il modo di comporre, le pose maestose dei personaggi e la gravità dei tipi, riguarda piuttosto l'attenzione portata alla Commedia e a D. che è, tra l'altro, una testimonianza del gusto per i primitivi e per il Medioevo, che saranno caratteristici dei nazareni e dei preraffaelliti, con la differenza che questi ultimi si ispiravano, nel loro stile, ai quattrocentisti e soprattutto al Botticelli, e i nazareni, come l'Overbeck e il C., alla grafica tedesca che aveva mantenuto una costante tradizione illustrativa. Dal suo ritorno in Germania il C. insegnò all'Accademia di Monaco disegno e composizione, eseguendo affreschi nella stessa città, e a Berlino. Nel campo illustrativo si ricordano anche i suoi disegni per il Faust di Goethe nei quali, come nell'interpretazione della Commedia, predomina il gusto purista, a cui il pittore rimase sempre fedele.
Bibl. - H. Riegel, C. der Meister der deutschen Malerei, Hannover 1866 (18702); D. Koch, P.C., Stoccarda 1905; A. Kuhn, P.C. und die geistigen Strömungen seiner Zeit, Berlino 1922.