pesca
Ricerca e cattura degli animali (pesci, molluschi, crostacei ecc.) che vivono in ambiente acquatico (marino, fluviale, lacustre). Oltre a pesci, molluschi, crostacei, pinnipedi e cetacei, che vengono utilizzati soprattutto a scopo alimentare, sia freschi sia conservati, molte altre specie sono oggetto di p., in quanto forniscono materie prime per industrie e commerci particolari (spugne, coralli, ostriche perlifere ecc.), ovvero perché rappresentano ricchissime risorse di sottoprodotti (farine di pesci e crostacei, oli utilizzati in terapia o nell’industria). Inoltre, alcuni tipi di alghe (laminarie) sono la fonte principale di iodio.
Da risorsa economica antichissima, praticata sin dal Paleolitico superiore, la p. è andata evolvendosi fino ad assumere carattere industriale principalmente grazie al progresso delle costruzioni navali che, sostituendo le vele con i motori, hanno adottato sistemi di cattura sempre più efficienti e hanno utilizzato, in sostituzione o in aggiunta ai tradizionali sistemi di conservazione del pescato, impianti frigoriferi a bordo dei pescherecci. La sfera di azione si è fatta così sempre più estesa e le campagne di p. sempre più prolungate. L’attività di p. si differenzia a seconda del fine perseguito o dell’ambiente in cui si effettua.● Per quanto riguarda il primo, si distinguono la p. professionale, la p. scientifica e la p. sportiva. La p. professionale è un’attività economica, spesso di tipo industriale, esercitata soprattutto in acque marine da pescatori e imprese di p. legalmente autorizzati ed effettuata in genere mediante reti, portate da apposite navi di varia grandezza (pescherecci), tonnare eccetera. La p. scientifica è praticata da istituti specializzati, con fini di studio, ricerca e sperimentazione. La p. sportiva è esercitata a scopo ricreativo e amatoriale (è escluso per legge qualsiasi scopo di lucro) da singole persone o per attività agonistica nazionale e internazionale, individuale o a squadre.
Per quanto riguarda l’ambiente in cui la p. si svolge, si identificano le due grandi categorie: quella di mare e quella di acqua dolce. Nella prima si distinguono 5 forme di p.: p. locale, che si effettua nelle acque marittime fino a una distanza di 6 miglia dalla costa, utilizzando lenze, reti fisse o derivanti, nasse, draghe, reti a sorgenti luminose; p. costiera (o piccola p.), che è praticata, anche con grandi impianti fissi, come le tonnare, lungo le coste continentali e insulari dello Stato a distanza non superiore alle 20 miglia; p. ravvicinata, che si effettua nelle acque marittime entro una distanza che arriva, in base alle dotazioni di bordo, fino a 40 miglia dalla costa con navi da pesca di categoria non inferiore alla terza; p. d’altura, del tutto meccanizzata, che si esercita con pescherecci a motore, di limitato tonnellaggio (fino a 200 t di stazza lorda), provvisti di impianti (celle frigorifere) che consentono una lunga permanenza lontano dalle basi, adottando sia sistemi a strascico per gli organismi viventi in relazione con il fondo (p. bentoniche), sia altri sistemi per le specie di pesci che vivono in sospensione a mezz’acqua o in prossimità della superficie (p. pelagiche), in zone di lavoro che, per quanto lontane, non sono mai a grande distanza dalle basi di armamento; p. oceanica (o grande p.), che è esercitata senza alcun limite territoriale, impiegando navi di grande tonnellaggio, da 400 a 2000 e più tonnellate di stazza, provvisti di apparecchiature per la conservazione e la lavorazione del pescato, la cui attività si esercita in genere a notevole distanza dalle basi di armamento e in zone dove è possibile trarre dal mare, in grande abbondanza, pesci o crostacei. La p. d’acqua dolce (o in acque interne o continentale) non ha in genere la rilevanza della p. in mare; si esercita mediante reti fisse o a strascico, con trappole, ami eccetera. In Italia, è di rilievo anche la p. nelle valli salse, fra cui le più note sono quelle di Comacchio. La p. valliva, che consente la cattura di numerose specie ittiche, fra cui cefali, muggini e anguille, si effettua con reti, fiocine, e particolarmente con il lavoriero durante la calata dal mare delle anguille.
Coltura in acque dolci o marine di specie soggette alla p. mediante particolari tecniche di semina, allevamento e cattura. Le principali forme di acquicoltura in acque dolci, secondo i prodotti di allevamento, sono: carpicoltura, troticoltura, salmonicoltura e astacicoltura (coltura dei gamberi di fiume). L’acquicoltura in acque salate si distingue in lagunare, o di acqua salmastra, e marina.
Sono prodotti della p. le carni e le altre parti edibili di animali acquatici forniti dalle attività di p. e di acquicoltura. La produzione mondiale di pescato ha fatto registrare, fin dai primi anni 1980, un costante incremento quantitativo (97,4 milioni di t nel 1990, oltre 100 milioni di t nel 1995, 123 milioni di t nel 1999, 143 milioni di t del 2006, quasi 163 milioni nel 2009). Il primato, sia per quanto riguarda la quantità di pescato sia per i prodotti dell’acquicoltura, spetta alla Cina, che ha fatto della p. e dei suoi derivati una delle voci principali della propria economia. Seguono l’Indonesia, l’India, il Perú, le Filippine, il Giappone, il Vietnam, gli Stati Uniti e il Cile. L’Italia occupa (2009) il 41° posto nella classifica mondiale. L’attività di p. nei nostri mari è modesta, sia in termini assoluti sia in relazione alla spiccata propensione marittima del Paese. La mancata espansione della quantità di prodotto è da far risalire alla scarsità di risorse ittiche, resa più rilevante dall’intensità dello sfruttamento e dall’aggravarsi dell’inquinamento.