pesanza
Di origine provenzale, diffuso nella lirica sicula e siculo-toscana, come contrapposto di ‛ gioia ', in D. compare solo in rima, con un'occorrenza nelle Rime (e tre nel Fiore).
In Rime LXI 14 p. è la conseguenza del sentimento della vergogna: temendo non che senta Amore, / prendo vergogna, onde mi ven pesanza, ossia " mi vergogno di me stesso ", e da questo pentimento deriva " senso di oppressione ", disagio, tormento morale. Così in Fiore CLXII 14, dove l'uso del sostantivo è suggerito dal verbo ‛ alleggiare ' (" alleggerire ", in senso morale), e CLXXXI 14, in cui ‛ aver p. ' equivale a " dispiacersi per qualcosa ".
Più interessante il caso di Fiore XLIV 11: Socrate, afferma la Ragione, bene e mal mettea in una bilanza, / e tutto là facea igual pesare / sanza prenderne gioia né pesanza; cioè, come ogni uomo saggio dovrebbe fare, metteva sulla bilancia insieme il bene e il male della vita, rimanendo imperturbabile dinanzi alle sue levate... e cadute (v. 6).