PERSONIFICAZIONE (lat. personificatio, calco del gr. προσωποποιία, da cui "prosopopea")
Si può definire come l'attribuzione di caratteri personali, umani, a oggetti inanimati, forze o fenomeni naturali, idee astratte, ecc. Di questa tendenza mitopoetica dell'uomo, specie primitivo, a raffigurare gli oggetti come simili a sé stesso si hanno innumerevoli manifestazioni.
Esempî relativi a fenomeni naturali e oggetti naturali sono forniti dalle raffigurazioni del Cielo come essere celeste, oggetto di venerazione presso numerosissime e svariatissime popolazioni; dalle religioni dei popoli classici, e in particolare da quella romana, con le personificazioni di Honos, Virtus, Libertas, Victoria, Felicitas, Salus, Fides, Concordia, Pietas, Iustitia, Pax, ecc. Ed è anche in base a questa tendenza che, dal culto di divinità funzionali vagamente determinate, o di feticci (v. feticismo) si passa a un vero e proprio politeismo, con un pantheon di divinità personali, aventi caratteri ben distinti. Alla fissazione dei varî tipi concorsero poderosamente, specie presso i Greci, la poesia e le arti figulative. Frequente è pure la stilizzazione letteraria di questo atteggiamento (la personificazione della Fama, ecc.). Così, pure fuori del campo religioso, le armi sono considerate come persone (per es., Durendal "Durlindana", la spada di Orlando; la grosse Bertha dell'esercito tedesco nella guerra mondiale), e così le navi, oggetti varî, ecc. Anche in frasi della lingua usuale ("un'arma che non vuol funzionare"; "una malattia che infierisce") è implicito un criterio personificante. Simile a questo è l'atteggiamento della mentalità primitiva o popolare, che raffigura gli oggetti come animali.
Iconografia. - L'arte cristiana derivò dal mondo pagano quel complesso di simboli e di personificazioni, che, adattati alle nuove dottrine, appaiono numerosi nei dipinti cemeteriali e nei rilievi dei sarcofagi. In questi monumenti, d'immediata ispirazione classica, sono appunto le personificazioni del Sole e della Luna (che nel sec. VI si ritrovano nella scena della Crocefissione), dell'Anno, dei Mesi e delle Stagioni, della Terra e dell'Oceano.
Al repertorio classico mostra ancora ispirarsi vivamente l'arte del Medioevo, le cui dottrine religiose e intellettuali, portando le menti a un continuo simbolismo, largamente favorirono le allegorie e le personificazioni. L'arte bizantina, rispondendo alle sottigliezze concettuali della cultura orientale, moltiplicò le personificazioni, specialmente delle qualità morali (miniature dei salterî; musaici di S. Marco a Venezia, ecc.): spesso le derivò dall'arte classica come nelle rappresentazioni del Kairos, ma molte ne immaginò originalmente (il Kosmos nella Pentecoste, ecc.). L'arte occidentale non fu meno tradizionale (figurazioni dei Mesi, dei Pianeti, ecc.), né meno copiosa d'invenzioni (immagini della Vita, delle Arti liberali e meccaniche, ecc.).
Ispirandosi alla "Psicomachia" di Prudenzio, essa rappresentò di frequente le Virtù in lotta con i Vizî o vittoriose (litostrato di S. Benedetto a Polirone, dei duomi di Cremona e d'Ivrea, figure molto frammentarie di S. Donato a Murano, capitelli della cattedrale di Piacenza, sculture gotiche oltramontane) o anche sole, distinguendole più per mezzo di attributi che per espressione psicologica. Questa fu ben altrimenti tentata da qualche grande maestro del Trecento (affreschi di Giotto nell'Arena, giotteschi nella chiesa inferiore di Assisi; affreschi di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena, ecc.), mentre altri si applicava a tradurre laboriosamente le concettose immaginazioni letterarie del tempo (Tino di Camaino nella tomba del vescovo Orso, Andrea da Firenze negli affreschi di S. Maria Novella a Firenze, ecc.).
Anche nel Rinascimento, col risorgere del classicismo, le personificazioni continuano a trovare largo favore nei cicli figurativi. Vi persistette ancora viva la precedente tradizione, se pure modificandosi nei nuovi intenti dell'arte (Virtù nel mausoleo di Giovanni XXIII nel Battistero di Firenze; Arti nel mausoleo di Sisto IV, ecc.).
Accanto alle personificazioni delle Virtù, delle Arti liberali e meccaniche, ricorrono spesso quelle dei Pianeti (rilievi di Agostino di Duccio a Rimini, affreschi del palazzo Trinci a Foligno, affreschi del palazzo Schifanoia a Ferrara).
Nelle tombe medicee di S. Lorenzo a Firenze la tradizione che portò Michelangelo a personificare intorno ai sepolcri le diverse Ore del giorno è superata dal genio dell'artista che intimamente trasfigura il vieto concetto.
Continua ancora nel sec. XVI il gusto per l'allegoria e in specie per la personificazione che nel sec. XVII ha una nuova interessante fioritura. Si riprendono in tale secolo molti dei vecchi temi iconografici con le rappresentazioni delle Virtù, delle Arti (assai spesso raffigurate nelle tombe), delle Ore e dei varî fenomeni naturali, per i quali soggetti gli artisti trassero in gran parte ispirazione dall'iconologia di Cesare Ripa, edita per la prima volta nel 1593. E, quantunque sia poi venuto scemando, questo gusto si potrebbe seguire anche nei momenti più realistici dell'arte moderna, poiché esso è mantenuto dalla necessità di dare corpo ai concetti intellettuali e morali, alla quale necessità l'arte facilmente ubbidisce, costretta dai suoi rapporti più esteriori e pratici con la cultura.
V. tavv. CXCI e CXCII.
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