PERRINETTO di Maffeo da Benevento
PERRINETTO (Perinetto) di Maffeo da Benevento. – Il luogo e la data di nascita di Perrinetto sono incerti. È lo stesso pittore che si firma «Perrinectus de Beniventum» nella sua unica opera autografa, gli affreschi della cappella Caracciolo del Sole nella chiesa napoletana di S. Giovanni a Carbonara. Tuttavia il toponimo potrebbe anche riferirsi al luogo della sua formazione artistica e non al suo luogo di nascita. Sulla base di una notizia ritrovata tra le carte raccolte da Carlo Grigioni prima della seconda guerra mondiale (e andate distrutte), Guido Donatone (1988) ha ipotizzato la provenienza francese di Perrinetto. Dell’atto, datato 1460 e relativo al monastero di S. Giovanni a Carbonara, non resta che questa succinta informazione: «p[rese]nte Perenecto de Benevento pictore, mag[ist]ro Perenecto de Francia» (Donatone, 1988, p. 72).
Perrinetto fu a Napoli almeno dal 1454, quando ricevette trenta ducati per alcuni affreschi (perduti) da realizzarsi nella tribuna della chiesa napoletana di S. Maria ad Agnone (Filangieri, 1891). Nello stesso anno sposò Cobella de Alteda di Napoli (Donatone, 1988, p. 72). Nel 1456 Alfonso d’Aragona gli pagò settanta ducati per aver affrescato, su suo ordine, Le sette gioie della Vergine a destra della porta d’ingresso della chiesa dell’Annunziata di Napoli (di cui oggi non resta traccia); nel 1457 lo stesso gli conferì 14 ducati dei 24 pattuiti per l’esecuzione, sempre all’Annunziata e sempre su commissione regia, di una storia raffigurante S. Giorgio, la principessa e s. Antonio, e di un’altra con la Vergine Maria, S. Michele e quattro angeli, entrambe perdute (Minieri Riccio, 1881, pp. 447, 454; Faraglia, 1883, pp. 275 s. n. 3). Nel 1459 Perrinetto comprò una casa presso la parrocchia di S. Martino a Capuana, dal giudice Andrea Mariconda di Napoli (Filangieri, 1891).
Oltre a queste scarne fonti, ed essendo andate perdute tutte le imprese pittoriche in esse citate, verosimilmente non resta di Perrinetto che una sola opera certa: i menzionati affreschi della cappella Caracciolo del Sole.
Alla cappella, dedicata alla Natività della Beata Vergine e fondata entro il 1427 da Sergianni Caracciolo, favorito della regina Giovanna II d’Angiò-Durazzo, si accede tramite un varco operato nel primo registro del monumento funerario di re Ladislao, che campeggia nel presbiterio della chiesa di Napoli. Gli affreschi, che si dispongono su tre registri lungo le otto sezioni in cui è diviso l’invaso circolare della cappella, raffigurano scene della vita della Vergine, una teoria di diciotto santi nei registri superiori, ed episodi di vita eremitica in quello inferiore.
Al di sotto della Natività della Vergine è apposta la firma del pittore lombardo Leonardo da Besozzo (documentato a Napoli dal 1438, ma verosimilmente ivi presente già dal 1425 circa: Mocciola, 2010), mentre nella prima scena eremitica compare l’iscrizione «Perrinectus de Beniventum pinxit» (ma «pinxit» è reso quasi illeggibile da una moderna riverniciatura). Siffatta distribuzione ha a lungo indotto ad assegnare l’intero ciclo mariano a Leonardo, e quello eremitico a Perrinetto (Schulz, 1860; Faraglia, 1894; Serra, 1909; Filangieri di Candida, 1928). Adolfo Venturi (1911) fu il primo a rendersi conto della disomogeneità stilistica all’interno dei due gruppi, mentre Pietro Toesca (1912), seguito da Raimond van Marle (1926), comprese che entrambi i pittori lavorarono a entrambi i cicli. A partire da queste indicazioni, la critica ha progressivamente abbandonato l’idea di una spartizione tematica degli affreschi e attribuisce a Perrinetto i due episodi mariani della Presentazione al Tempio e della Morte della Vergine, nonché le prime quattro scene eremitiche (Urbani, 1953) o – più convincentemente – le prime tre (Maresca, 2005; Delle Foglie, 2011, p. 35). I restanti episodi mariani e le ultime scene eremitiche spetterebbero invece a Leonardo.
Per quanto riguarda i santi, disposti ai lati dei cinque finestroni aperti sulle pareti più lontane dal vano di accesso alla cappella, il loro pessimo stato di conservazione e i ripetuti e maldestri restauri ne compromettono una lettura univoca, e sono stati spesso trascurati dalla critica. Contrariamente a quanto un tempo sostenuto da Giovanni Urbani (1953, pp. 300-302), gli studi odierni si orientano ad ascrivere alla mano di Leonardo da Besozzo la maggior parte di queste figure (Maresca, 2005, pp. 39, 44 s.; Delle Foglie, 2011, p. 60).
Benché la cronologia degli affreschi sia ancora oggi discussa, secondo che se ne attribuisca l’iniziativa a Sergianni o al figlio Troiano e che si identifichino una o più campagne decorative, la critica conviene ormai nel collocare almeno le parti spettanti a Perrinetto tra il quinto e il sesto decennio del secolo.
Sulla base dei caratteri stilistici esibiti da Perrinetto negli affreschi della cappella Caracciolo, alcuni studiosi hanno via via accostato alla sua mano altre opere diffuse nel territorio campano: l’Ascensione nel Santuario di Campiglione a Caivano (Scavizzi, 1967, pp. 21 s.); le Storie di S. Antonio e la volta con gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa nella cappella di S. Antonio a Sant’Angelo di Raviscanina (Abbate, 1974, p. 502); gli affreschi della cappella di S. Biagio a Piedimonte d’Alife, e la Madonna con Bambino e santi con la sottostante Pietà della cappella Savarese in S. Anna dei Lombardi a Napoli (Navarro, 1987, pp. 448, 730 s.); alcuni fogli, in particolare l’immagine di S. Marta e lo stemma di Giovanni d’Angiò, del celebre Codice di S. Marta (Donatone, 1988, pp. 74-76); le parti ad affresco del catino absidale sinistro del duomo di Salerno e i Crocifissi della chiesa del Gesù a Nola e di S. Francesco a Sessa Aurunca (De Marchi, 1991, p. 128 n. 33). Tutte queste ipotesi sembrano tuttavia essere state abbandonate dalla critica più recente (Delle Foglie, 2011, pp. 97-100).
Non si hanno notizie circa la data e il luogo di morte di Perrinetto. È verosimile comunque che egli morì tra il 1460 e il 1467, anno in cui risale lo strumento dotale stipulato tra Cobella, moglie di Perrinetto, e il suo nuovo marito, Jacobo dello Jacono (Donatone, 1988, p. 73).
Fonti e Bibl.: G. Donatone, Documenti inediti sui pittori attivi a Napoli nel secolo XV e nuove notizie su P. e sul Codice di S. Marta, in Scritti di storia dell’arte in onore di Raffaello Causa, a cura di P. Leone De Castris, Napoli 1988, pp. 71-76; F. Maresca, Leonardo da Besozzo: un documento aragonese del 1449 rimasto nell’ombra. Qualche osservazione sugli affreschi della cappella Caracciolo del Sole, in Interventi sulla ‘questione meridionale’, a cura di F. Abbate, Roma 2005, pp. 37-45.
H.W. Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, III, Dresden 1860, pp. 188-194; C. Minieri Riccio, Alcuni fatti di Alfonso I d’Aragona. Dal 15 aprile 1437 al 31 di maggio 1458, in Archivio storico per le province napoletane, VI (1881), pp. 1-36, 231-258, 411-461; N.F. Faraglia, Le memorie degli artisti napoletani pubblicate da B. De Dominici. Secondo studio critico, in Archivio storico per le province napoletane, VIII (1883), pp. 259-286; G. Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle provincie napoletane, V, Napoli 1891, p. 51; N.F. Faraglia, I dipinti a fresco di P. da B. nella rotonda di Ser Gianni Caracciolo in S. Giovanni a Carbonara, in Napoli nobilissima, III (1894), p. 77; L. Serra, Gli affreschi della Rotonda di S. Giovanni a Carbonara a Napoli, in Bollettino d’arte, III (1909), pp. 121-136; A. Venturi, Storia dell’arte italiana, VII, 1, La pittura del Quattrocento, Milano 1911, pp. 274 s.; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia. Dai più antichi monumenti alla metà del Quattrocento, Milano 1912, pp. 474-491; A. Filangieri di Candida, La chiesa e il monastero di S. Giovanni a Carbonara…, a cura di R. Filangieri di Candida, Napoli 1924 (Napoli 1998), pp. 43-62; R. van Marle, The developement of the Italian schools of paintings, VII, The Hague 1926, pp. 148-158; R. Filangieri di Candida, P. da B., in Samnium, I (1928), 2, pp. 3-7; G. Urbani, Leonardo da Besozzo e P. da B. dopo il restauro degli affreschi di S. Giovanni a Carbonara, in Bollettino d’arte, s. 4, XXXVIII (1953), pp. 297-306; G. Scavizzi, Nuovi appunti sul Quattrocento campano, in Bollettino d’arte, s. 5, LII (1967), pp. 20-29; F. Abbate, La pittura in Campania prima di Colantonio, in Storia di Napoli, IV, 1, Napoli 1974, pp. 495-511; F. Navarro, La pittura a Napoli e nel Meridione nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, Milano 1987, pp. 446-477, 730 s.; A. De Marchi, Andrea de Aste e la pittura tra Genova e Napoli all’inizio del Quattrocento, in Bollettino d’arte, s. 6, LXXVI (1991), pp. 113-130; L. Mocciola, in Rivista di storia della miniatura, XIV (2010), pp. 139-150; A. Delle Foglie, La cappella Caracciolo del Sole a S. Giovanni a Carbonara, Milano 2011.