PERMICO
. Periodo della storia della Terra successivo al Carbonico e anteriore al Triassico. Fu istituito nel 1841 da R. Murchison per designare il complesso di rocce sedimentarie, col quale termina l'era paleozoica e che ha grande sviluppo nel "governo" russo di Perm′. I geologi tedeschi preferirono a lungo all'appellativo di "Permico" il nome di "Dyas", proposto da Marcou e Geinitz per la divisione naturale in due formazioni successive che tale sistema presenta in Germania; ma anche qui si è ritornati alla denominazione primitiva.
Fu proposto da alcuni geologi di considerare come un sistema unico il Carbonico e il Permico, dati i legami che intercedono fra essi e che sono più stretti di quelli esistenti fra i precedenti sistemi del Paleozoico; per tale complesso binato fu proposto dapprima il nome di Permo-carbonico, ma poiché questo termine è di frequente usato a indicare un gruppo di strati facenti passaggio dal Carbonico al Permico, vi si sostituì il nome di Antracolitico. Oggi, per altro, si è ritornati alla distinzione piena fra i periodi (e quindi i sistemi) Carbonico e Permico, bastando tener presente che essi formano il Paleozoico superiore, avente caratteri complessivi diversi da quelli del Paleozoico inferiore, a cui spettano i tre precedenti periodi (Cambrico, Silurico, Devonico).
Caratteri, limiti, suddivisioni. - Durante il Carbonico si era preparato e in buona parte compiuto un grandioso diastrofismo orogenico, paragonabile per intensità ed estensione a quello che nel Terziario diede origine alle Alpi e alle altre grandi catene montuose attuali. Corrugamenti e sollevamenti si protrassero, come movimenti postumi, anche oltre il Carbonico, donde il carattere di prevalente regressione che contraddistingue il periodo permico e che si accompagna su vastissime aree alla formazione di sedimenti continentali (eolici, fluviali, lacustri, glaciali). Le condizioni particolari, che durante il Carbonico avevano favorito in così larga misura il costituirsi e permanere di estesissime foreste paludose e l'accumulo delle materie vegetali destinate a trasformarsi in carbone, cessano via via su gran parte dei continenti, e vastissime aree finiscono invece per essere dominate, specie nella seconda parte del periodo, da clima arido, con formazione anche di vasti depositi gessosi e salini. I sedimenti marini a noi noti sono quasi tutti neritici; prevalentemente calcari e marne a Foraminiferi, Brachiopodi, Molluschi, Briozoi, oltre a depositi di carattere nettamente lagunare. E poiché al prolungarsi dell'attività orogenica si accompagnò un assai notevole sviluppo del vulcanismo, troviamo frequenti, potenti ed estese nel sistema permico, e soprattutto nella sua parte inferiore, le masse di rocce effusive.
I legami col Carbonico essendo soprattutto biologici, tolgono al Permico una spiccata individualità nei riguardi delle faune e delle flore. Il mondo vegetale mostra un progressivo impoverimento delle Pteridofite, fino a estinzione di parecchi ordini (e in particolare delle Licopodiacee arboree, delle Calamariacee, delle Sfenofillacee), mentre si affermano con rapido sviluppo le Gimnosperme. Il mondo animale è anch'esso dominato dal carattere d'impoverimento, per il progressivo estinguersi di gruppi che nel Paleozoico avevano prosperato a lungo rigogliosamente: così i Tetracoralli, molti Briozoi e Brachiopodi, Lamellibranchi e Gasteropodi di tipo primitivo, Ortoceratidi e Goniatiti fra i Cefalopodi, le Trilobiti fra i Crostacei, i Selaci Pleuracantidi. I gruppi in via di estinzione sono sostituiti da altri, che nel Mesozoico avranno il più significativo sviluppo: in particolare i Lamellibranchi, che nell'economica naturale vengono a prendere il posto dei Brachiopodi, le Ammoniti che sostituiscono Goniatiti e Nautiloidi, Rettili e Anfibî che si sviluppano rapidamente, conquistando ambienti biologici svariati con molteplici forme.
I limiti inferiore e superiore del sistema sono ben tracciati là dove le formazioni continentali permiche si sovrappongono a quelle marine del Carbonico, e dove al Permico di tipo continentale o lagunare fanno seguito i sedimenti marini del Triassico. Ma dove si ha il perdurare della medesima facies, sia di tipo continentale, sia di tipo marino, i limiti sono meramente convenzionali; flore e faune si mutano così gradualmente, che spesso è vano cercare una divisione precisa.
Per le affinità particolarmente strette con le flore e faune carboniche, massime in Europa e nell'America Settentrionale, si è tentato di girare la difficoltà istituendo il termine "permocarbonico" di transizione fra i due sistemi; ma esso non ha mai potuto avere un valore stratigrafico ben precisato. Impossibile, allo stato attuale delle conoscenze, è la separazione fra Permico e Triassico nella potente serie continentale africana.
La divisione del sistema più generalmente adottata è molto semplice: Permico inferiore e Permico superiore. Tenendo conto delle principali facies europee e asiatiche, si può anche prospettare la suddivisione seguente:
Per chi vuole riunire Carbonico e Permico nell'unico sistema Antracolitico, il Neocarbonico superiore (Uraliano, Stefaniano) e l'Eopermico inferiore (Artinskiano, Autuniano) formano l'Antracolitico medio, mentre l'Eopermico superiore e il Neopermico formano assieme l'Antracolitico superiore.
Flora. - La flora del Permico inferiore non si differenzia gran che da quella del Carbonico. La grande massa della vegetazione è costituita da Pteridofite, incluse tra queste le Cicadofilicinee o Pteridosperme, a cui sembra spettino per la massima parte le numerosissime fronde classificate in base ai soli caratteri di forma e nervatura (Odontopteridi, Pecopteridi, Teniopteridi, Neuropteridi, Dictiopteridi, ecc.) e costituenti i fossili vegetali più frequenti nell'Eopermico. Sono in regresso le Licopodiacee arboree di cui si estinguono i Lepidodendri, mentre ancora prosperano le Sigillarie dal grande fusto colonnare. Ancora sono frequenti le Calamariacee e gli Sfenofilli. Cominciano ad affermarsi, più che nel Carbonico, le Gimnosperme; continuano le Cordaitali, compaiono le Conifere (specialmente col genere Walchia), le Ginkgoacee (specialmente col genere Baiera) e le Cicadofite (specialmente col genere Pterophyllum).
La flora del Permico superiore ha invece tutt'altro carattere. Essa conta bensì Pteridofite superstiti, ma vi domina il tipo della vegetazione a Gimnosperme, già con netto carattere mesozoico: i generi prevalenti sono Baiera tra le Ginkgofite, Ullmannia e Voltzia tra le Conifere. Occorre tener presente, a questo proposito, che le divisioni stratigrafiche sono state stabilite essenzialmente in base allo studio delle faune, mentre le grandi pulsazioni dello sviluppo evolutivo dei vegetali precedono sempre le grandi pulsazioni dell'evoluzione animale: così vediamo ad es., comparire la flora di tipo carbonico nel Devonico, quella di tipo triassico nel Permico, quella di tipo terziario nel Cretacico.
Conviene per altro osservare che molto più conservativa si mantiene la vegetazione permica nell'emisfero australe. Quivi già nel Carbonico superiore si era sviluppata una flora a Glossopteridi, cioè a Cicadofilicinee con fronde oblunghe e indivise, a nervatura reticolata (Glossopteris, Gangamopteris), accompagnate da alcune Equisetali (Phyllotheca) e Cordaitali (Noeggerathiopsis), e i cui resti sono connessi con i depositi glaciali del Neocarbonico; da ciò la presunzione che si tratti di una vegetazione di clima freddo o temperato. Essa persiste durante tutto il Permico, spostandosi verso nord, nel continente eurasiatico, fino alla Siberia e alla Russia.
Fauna. - I Fusulinidi, Protozoi a guscio concamerato fusiforme (Fusulina) o pisiforme (Schwagerina), misurante fino 1-2 cm., già comparsi nel Carbonico, continuano a svilupparsi e a formare notevoli banchi calcarei durante il Permico inferiore, estinguendosi poi nel Permico superiore. Fra i Corallarî costruttori si accentua il regresso: i pochi generi superstiti di Tabulati e di Rugosi non dànno luogo a scogliere. Prosperano ancora alcuni gruppi di Briozoi paleozoici, come le Fenestelle. Fra i Brachiopodi si hanno forme nuove e singolari, come Scacchinella, Aulosteges, Lyttonia, Richthofemia, tutte estinguentisi col Permico, al pari degli spinosi Productidi, molto abbondanti nelle faune litoranee. I Lamellibranchi presentano già alcune forme di tipo mesozoico (ad es., Gervillia), mentre continua la progressiva estinzione dei tipi paleozoici; lo stesso può dirsi dei Gasteropodi, che in alcuni luoghi mostrano un singolare sviluppo di Bellerophon. Assai notevole lo sviluppo delle Ammonitidi, dove la linea lobale si complica progressivamente, passando dallo stadio goniatitico allo stadio ceratitico (Popanoceras, Xenodiscus, Pronorites, ecc.) e anche allo stadio ammonitico. Con il Permico inferiore si estinguono del tutto le Trilobiti, ormai rappresentate solo da rare Phillipsia, Proëtus e Cheiropyge, e i Gigantostrachi, presenti con il solo genere Campylocephalus. Lo stesso vale per l'ordine primitivo degl'Insetti, quello cioè dei Paleodittiotteri, mentre continuano gli altri ordini apparsi durante il Carbonico.
Fra i Pesci continuano, e si estinguono, Pleuracantidi e Acantodidi; particolarmente numerosi sono i Ganoidi eterocerchi (Palaeoniscus, Platysomus, Acrolepis, ecc.). Gli Anfibî sono rappresentati soprattutto dai Labirintodonti, che nel Permico inferiore hanno il massimo sviluppo. Molto interessante è l'evoluzione dei Rettili: dai primi Cotilosauri e Pelicosauri del Carbonico superiore si sviluppano svariatissime forme, fra cui specialmente notevoli i primi Rincocefali (Palaeohatteria), l'Eunnotosaurus, che prelude ai Chelonî, e i molti Teromorfi, spesso assai progrediti, con dentatura molto differenziata.
Estensione e caratteri regionali. - In Europa il Permico si presenta sviluppato in modo caratteristico soprattutto in Germania, dove il sistema è costituito da due complessi ben distinti: inferiormente arenarie rosse continentali (il cosiddetto Rotliegende), superiormente calcari e dolomie litoraneo-lagunari (il cosiddetto Zechstein) con gesso e salgemma, secondo lo schema seguente:
La potenza complessiva può giungere a 4000 m. per il Rotliegende, a quasi 2000 per lo Zechstein. Occorre tener presente che le distinzioni riposano su differenze di facies e non hanno quindi che un limitato valore stratigrafico. Nello Zechstein inferiore sono notevoli gli scisti cupriferi, perché, nonostante il loro basso tenore (da i a 5% di rame) sono attivamente sfruttati; nello Zechstein superiore hanno grande importanza pratica i depositi salini, che hanno più centinaia di metri di potenza e che contengono preziose riserve di sali potassici, oltre al salgemma. I depositi saliferi dello Zechstein superiore si estendono nel sottosuolo di tutta la Germania media e settentrionale, inclusa la Posnania, e si ritrovano in Alsazia; vastissima è quindi l'area nella quale si estraggono, per quanto i sali potassici che hanno tanta importanza, soprattutto agricola, siano noti e spesso denominati dalla località (Stassfurt a sud di Magdeburgo, Sassonia), dove furono dapprima scoperti. La formazione di così cospicui giacimenti salini, intercalati soprattutto ad anidrite, si spiega soltanto ammettendo l'esistenza di ampie lagune litoranee in clima arido e caldo (temperatura media fra 25° e 35°)
Il tipo germanico del sistema Permico si estende, più o meno e con maggiori o minori variazioni, nell'Europa media, occidentale e meridionale. Nelle Alpi occidentali sono soprattutto potenti conglomerati e arenarie quarzose (il cosiddetto "verrucano alpino"), scisti rossi o verdastri, porfiriti e porfidi; il riferimento cronologico è accertato per le Alpi bresciane, dove fra porfidi e conglomerati s'intercalano arenarie scistose con le caratteristiche Walchia piniformis e W. filiciformis dell'Eopermico; potentissime sono le espansioni di porfidi quarziferi dalla Valsesia al Luganese e all'Alta Val Trompia. Nelle Alpi orientali si ha generalmente un complesso inferiore scistoso-arenaceo ("arenarie di Val Gardena") rosso vivo, che inferiormente presenta banchi di conglomerati quarzosi e masse eruttive acide e basiche, più o meno potenti: a queste appartiene la grandiosa piattaforma di porfido quarzifero atesina, estesa per oltre 1500 kmq. Il complesso superiore della serie permica presenta nelle Alpi orientali, come in Germania, facies lagunare o litoranea, con calcari bituminosi, dolomie cariate e lenti gessose, ma senza depositi salini; tale complesso ha preso il nome di "formazione a Bellerophon" per la relativa frequenza di questi Gasteropodi in alcune località, soprattutto del Bellunese. Conviene aggiungere, peraltro, che in alcuni punti delle Alpi Carniche e delle Caravanche la parte inferiore delle arenarie di Val Gardena è sostituita da calcari con fauna marina (Fusulina, Schwagerina, Productus, Lyttonia, Popanoceras, Pseudo-phillipsia); facies che si ritrova più a oriente e che compare anche negl'isolati affioramenti della valle del Sosio in Sicilia. Nella Catena Metallifera Toscana il Permico affiora invece con facies analoga a quella delle Alpi occidentali: conglomerati quarzosi e quarziti ("verrucano" tipico della Verruca nel M. Pisano) e scisti varî, con flore autuniane al M. Pisano e a Jano presso Volterra. Facies che si ritrova anche in Sardegna, dove la formazione racchiude limitati banchi di litantrace (Seui e Perdasdefogu) ed è attraversata e ricoperta da masse effusive.
Nell'Europa orientale domina il tipo russo del sistema Permico, con calcari marini alla base e un'alternanza di depositi marini e terrestri attraverso l'intero complesso. Non mancano intercalazioni di marne, carbone e gessi (nel bacino del Donec, superiormente anche salgemma). Il complesso si estende su vastissime superficie, e si spinge al nord fino alla Novaja Zemlja e alle Svalbard.
Ove si prescinda dalla Cina settentrionale, dove si ha alternanza di strati marini e terrestri con banchi di carbone, e dall'India Anteriore, di cui diremo appresso, il Permico dell'Asia si presenta con facies schiettamente marina: i sedimenti furono deposti in quell'immenso mediterraneo che il Suess chiamò Tethys e di cui l'attuale non è che un piccolo residuo, mediterraneo che durò a lungo nel Mesozoico e che i sedimenti marini permici ci dimostrano esteso attraverso tutta l'Asia centrale e meridionale, parte dell'Europa meridionale e parte dell'Africa settentrionale.
Le formazioni permiche dell'America Settentrionale hanno molta analogia con le europee. Nel Nuovo Messico e nel Texas occidentale si nota alla base un grande sviluppo di calcari marini (formanti passaggio al Carbonico con limiti incerti), potenti fino a 2000 m. e sormontati da rocce rosse e gessi. Arenarie e scisti rossi, con lenti di gesso talora enormi (massime nell'Oklahoma), dominano negli stati occidentali, dal Wyoming all'Arizona e dal Sud-Dakota al Nord-Texas. Nella regione Appalachiana (stati del NE.) la serie è costituita prevalentemente da scisti e arenarie grigi con sottili banchi di carbone, sormontati da arenarie e scisti rossi con banchi calcarei intercalati. Nei pressi di Oklahoma e Boston sono stati segnalati depositi glaciali, non ancora però accertati con sicurezza.
Le terre australi (parte meridionale del Sud-America, Africa orientale e meridionale, Madagascar, India, Australia, Antartide) sono tutte contraddistinte da una formazione permica essenzialmente continentale (il "sistema di Gondwana", così chiamato da una regione indiana), le cui principali caratteristiche sono: la prevalente origine fluvio-lacustre; la presenza di banchi di carbone con la tipica flora a Glossopteridi; il grande sviluppo dei Rettili e Anfibî; la mancanza di gessi (e in generale di ogni accenno a clima arido) anche nella parte superiore; la presenza di abbondanti depositi glaciali alla base. La presenza di tutti questi caratteri comuni è stata interpretata con l'ipotesi che le accennate terre australi facessero parte di un grande continente ("Terra di Gondwana"), che gli uni ricostruiscono con più o meno estesi ponti di collegamento attraverso gli oceani, mentre gli altri ricorrono agli spostamenti delle zolle continentali e suppongono che tutte quelle varie parti, ora così lontane, fossero vicine tra loro e precisamente adiacenti all'Africa australe. Il Wegener completa quest'ultima ipotesi, supponendo che all'inizio del Permico fosse molto prossimo all'estrema Africa australe il polo sud, e tentando di spiegare in tal modo l'intensità dei fenomeni glaciali eopermici nell'Africa australe e nell'India, ove dominavano condizioni analoghe a quelle attuali della Groenlandia. La glaciazione era estesa peraltro, sia pure con intensità diversa, all'Africa del SO., a varie parti dell'Africa centrale (Togo, Congo) e dell'Australia (N. Galles del Sud, Queensland, Victoria, Tasmania), alla Nuova Zelanda, a varie regioni sudamericane (Brasile meridionale, Uruguay, Argentina del NO., Patagonia, isole Falkland): conviene pertanto riconoscere che si tratta di un grandioso fenomeno climatico analogo a quello della glaciazione quaternaria.
Paleogeografia. - L'esame delle formazioni permiche a noi accessibili permette di delineare alcune condizioni paleogeografiche, nonostante la grande incertezza che regna tuttora sulle linee fondamentali del rilievo terrestre durante i periodi geologici, specialmente antichi.
1. Il Permico è un periodo di prevalente regressione, vale a dire di prevalente ritiro del mare dalle masse continentali in via di progressivo sollevamento e, quindi, di progressiva estensione. Durante l'Eopermico, ad es., il mare si ritira dal centro del tavoliere russo, dall'Africa settentrionale, dall'America artica, dalle regioni orientali degli Stati Uniti; durante il Neopermico emergono ancora la Cina settentrionale, parte dell'Australia e della Nuova Zelanda, ecc. La formazione neopermica dello Zechstein indica, è vero, parziali ritorni del mare, specialmente sull'Europa centrale e occidentale, ma si tratta di bacini interni in via di prosciugamento.
2. Durante il Permico sembra che delle attuali aree continentali siano rimaste coperte dal mare le seguenti: a) la zona della Tethys o Tetide, dal Marocco e dalla penisola Iberica (in parte) all'Asia centrale, alla Cina e alle isole della Sonda con parte dell'Australia settentrionale e orientale; b) la Russia orientale con la zona degli Urali, la Novaja Zemlja e parte delle Svalbard; c) la parte orientale dell'America del Nord e le Antille; d) parte delle regioni subequatoriali dell'America del Sud (Perù, Bolivia, Brasile centrale).
3. Periodo caratterizzato da prevalenti movimenti epeirogenici (cioè delle masse continentali), il Permico ebbe invece scarsa attività orogenica. Continuarono bensì a svolgersi nel corso di esso, e massime nella prima metà del periodo, alcuni dei fenomeni dell'orogenesi varisco-ercinica; ma questo grandioso complesso di corrugamenti si era già in massima parte compiuto durante il Carbonico, e al Permico non spettano che le sue fasi tardive, cioè i cosiddetti movimenti postumi. Si ascrivono a questi il corrugamento dei bacini carboniferi dell'Europa nord-occidentale e della Slesia, concluso nell'Eopermico, e quello più tardo degli Urali e degli Appalachi.
4. I fenomeni eruttivi, già intensi durante il Carbonico, continuarono nel Permico, massime nella prima metà del periodo. Mentre nel Carbonico prevalevano le intrusioni, qui domina in generale estravasazione dei magmi, con formazione di estese colate di rocce effusive acide e basiche, specialmente in Europa (Scozia, Germania media, Alpi Lombarde e Tridentine, ecc.), in Asia e nella regione Appalachiana.
5. Nell'emisfero settentrionale, si passa gradualmente dal clima caldo e umido del Carbonico al clima secco del Permico e soprattutto del Permico superiore. La formazione di depositi lateritici e di depositi di anidrite sono indizio di clima non solo arido ma caldo (temperature fra 25° e 35°). Nell'emisfero australe e in parte della regione russo-siberiana, la diffusione della flora a Glossopteridi e la presenza di banchi di carbone in tutti i livelli della serie permica indicano invece persistenza di clima umido. Si deve notare che l'aridità può essere conseguenza anche del progressivo accrescersi e della progrediente degradazione delle masse continentali.
I fenomeni glaciali eopermici dell'emisfero australe indicano prevalente movimento dei ghiacciai verso S. nell'Africa australe, verso N. nell'India e verso NO. nell'Australia meridionale.
Bibl.: Oltre ai trattati generali di geologia, paleontologia e stratigrafia, vedi: A. Born, Über Jungpalaeozoische kontinentale Geosynklinalen Mitteleuropas, in Abhandl. senckenberg. Ges., XXXVII (1921); W. Brauch, Verbreitung und Bau der deutschen Zechsteinriffe, in Geol. Archiv, 1923; Geinitz, Die Dyas, Lipsia 1861-62; W. Gothan, Pflanzengeographisches aus der palaeozoischen Flora, in Englers bot. Jahrb., 1915; Jaenecke, Die Entstehung der deutschen Kalisalzlager, Lipsia 1915; King, Monograph of the Permian Fossils of England, in Palaeont. Soc., 1850; G. G. Gemellaro, La fauna dei calcari con Fusulina della valle del Sosio, Palermo 1890-1899; M. Gortani, La fauna permocarb. del Col Mezzodì, in Palaeont. Ital., 1906; E. Koken, Indisches Perm und permische Eiszeit, in N. Jahrb. f. Min. (Festband), 1907; G. Merla, La fauna del calcare a Bellerophon, Mem. Ist. geol., Padova 1930; Philippi, Über einige paleoklim. Probleme, in N. Jahrb. f. Min., XXIX (1910); Schellwien, Die Fauna der Trogkofelschichten, in Abh. geol. R.-Anst., 1910; Waagen, Salt-Range Fossils, in Palaeont. Indica, 1879-87; A. Wegener, Die Entst. der Kontinente und Ozeane, 4ª ed., Brunswick 1929.