PERIPLO (Περίπλους)
Descrizione geografica tipica della più antica letteratura scientifica greca. Il periplo è una guida che indica tutti i porti di un determinato mare o di un determinato complesso di mari, ne specifica la distanza in giornate di navigazione, precisa la facilità maggiore o minore di questa navigazione e l'accessibilità dei porti, dà indicazioni sull'ampiezza dei golfi e degli stretti, aggiunge infine tutte quelle notizie sulle città di mare, sui loro abitanti, sul loro retroterra che possono servire di orientamento al navigante. Come tipici peripli, che possano ancora oggi dare un'idea esatta di questo genere letterario, sono da considerarsi la rielaborazione del periplo di Scilace (v.) compiuta nel sec. IV a. C. e l'Ora maritima di Avieno (v.), che, per quanto sia del sec. IV d. C., risale però a modello di almeno otto secoli anteriore (v. oltre).
Entrambi contengono infatti, oltre alle indicazioni per la retta navigazione, un complesso di notizie, che a noi oggi possono parere estranee agl'interessi di un navigante (indicazioni dei principali santuarî e oracoli, e relative peculiarità, accenni alla etnografia, alla forma politica, alla disposizione delle abitazioni - per villaggi, per città, ecc. - ai principali miti connessi con i luoghi); ma non si dura fatica a comprendere che anche queste notizie di carattere religioso o politico dovessero essere considerate essenziali per il felice svolgimento della navigazione. Non c'è dunque dubbio che i peripli hanno avuto scopo pratico e sono perciò sorti in funzioni di esigenze pratiche. I più antichi peripli di cui abbiamo notizia sono appunto opera di navigatori di mestiere: tali sono Scilace di Carianda, vissuto prima di Ecateo di Mileto (v.), che ne utilizzò il Periplo, cioè intorno il 550-525 a. C., e l'autore marsigliese del periplo, che sta alla base dell'Ora maritima di Avieno, quando si accetti la tesi ora più diffusa (Avieni ora maritima, a cura di A. Schulten, Berlino e Barcellona 1922; W. Aly in Hermes, LXII, 1927, p. 299 segg.), ma validamente contestata sostenendone la collocazione un secolo dopo (G. De Sanctis, in Rivista di filologia, n. s., I, 1923, p. 126 segg.), che egli risalga a circa la metà del sec. VI a. C. Carattere a evidenza occasionale ha poi una variante del periplo tipico, e cioè la descrizione in forma di periplo di un viaggio di scoperta scritto da chi vi ha partecipato: esempio conservatoci di questa categoria di periplo, in cui la comunicazione scientifica e la memoria personale dànno varietà maggiore allo schema del periplo, è la traduzione greca del periplo che il cartaginese Annone (v.) scrisse o alla fine del sec. VI a. C. o al principio del V (la data dipende dall'ammettere o meno che Ecateo presupponga il suo viaggio) narrando il suo viaggio sulle coste dell'Africa occidentale al di là dello stretto di Gibilterra; e di analogo genere era il periplo - o comunque si chiamasse - scritto dal marsigliese Pitea (v.) nel sec. IV per narrare la sua esplorazione nei mari del Nord, periplo ora perduto.
Tuttavia, se il periplo ha avuto origine e scopi pratici, non è caso che esso sia sorto, come genere letterario, nel mondo ionico del sec. VI a. C. insieme con la filosofia naturalistica. Il fatto è che il periplo è solo una sottospecie del tipo della periegesi (o περίοδος γῆς), e la periegesi presuppone che sia ormai fissato il concetto della superficie terrestre come entità geometrica e commensurabile. Non per nulla il più antico autore di periegesi è un filosofo, Anassimandro. La conquista del concetto di descrivibilità della terra ha dunque reso possibili le applicazioni pratiche come i peripli, che sono perciò un apporto della scienza ionica.
Sui peripli singoli sono da vedersi gli articoli dedicati ai loro autori. Come autori, certi o probabili, di peripli a noi non pervenuti, ricordiamo (oltre i sopra citati): Carone di Lampsaco, Damaste di Sigeo e Ctesia (sec. V-IV a. C.); Mnasea di Patre e Ninfodoro (sec. III a. C.); Apollonide, Alessandro Polistore, Timagene (sec. I a. C.). Ci sono conservati - oltre i già ricordati - i seguenti peripli: Periplo del Mare Rosso (Περίπλους τῆς 'Ερυϑρᾶς ϑαλάσσης) del sec. I d. C. (autore ignoto); Periplo del Mare Nero (Περίπλους Εὐξείνου πόντου) di Arriano (prima metà del sec. II d. C.); la Navigazione del Bosforo ('Ανάπλους Βοσπόρου) di Dionigi di Bisanzio (sec. III d. C.?); il riassunto che Marciano di Eraclea (circa 400 d. C.) ha fatto del periplo del Mar Nero e del Mediterraneo di Menippo di Pergamo (sec. I d. C.); il periplo dell'Oceano Atlantico e di quello Indiano (Περίπλους τῆς ἔξω ϑαλάσσης) del medesimo Marciano fondato sulla geografia di Tolemeo, su un'opera di un ignoto Protagora ecc.; due frammenti estesi di un periplo anonimo del Mar Nero attinto ad Arriano, a Menippo di Pergamo o forse piuttosto al riassunto di Menippo fatto da Marciano. Da aggiungersi il cosiddetto Stadiasmo del Mare Mediterraneo (Σταδιασμὸς ἤτοι περίπλους τῆς μεγάλης ϑαλάσσης) anocanimo, che dà le distanze in stadî tra i porti del Mediterraneo. Non si può considerare un periplo la descrizione della zona del Mar Rosso fatta da Agatarchide (v.), di cui un estratto ci è giunto nella Biblioteca di Fozio. Sappiamo invece che aveva andatura di periplo un'opera di geografia generale di Artemidoro (v. artemidoro di efeso) ora perduta e che analogamente seguiva l'ordine di un periplo Eforo (v.) nella parte etnografica della sua opera storica.
Bibl.: Manca uno studio tipologico sui Peripli. Indicazioni generali si possono trovare in opere di storia della geografia e delle scoperte geografiche: per es., H. Berger, Geschichte der wissenschaftlichen Erdkunde der Griechen, 2ª ed., Lipsia 1903; F. Gisinger, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., suppl. IV, col. 522 segg.; M. Cary e E. H. Warmington, The ancient explorers, Londra 1929. La raccolta migliore dei testi è C. Müller, Geographi graeci minores, I-II, Parigi 1855-1861, che non contiene però frammenti. Di taluni testi si hanno naturalmente edizioni più attendibili. Per es., di Avieno quella di A. Schulten citata nel testo, di Annone quella di W. Aly, in Hermes, LXII (1927), pp. 321-24; del periplo del Mar Rosso quella di B. Fabricius, Lipsia 1883 (su questo periplo cfr. E. Kornemann, Die historischen Nachrichten des Periplus Maris Erythraei, in Janus, I [1925], p. 55 segg.); di Arriano, quella di A. G. Roos, Lipsia 1928; della navigazione del Bosforo (ἀνάπλοος Βοσπόρου) quella di R. Gungerich, Berlino 1927.