OLOCENICO, PERIODO
. È il periodo della storia della Terra che comprende i tempi postglaciali fino all'epoca attuale. In esso i ghiacciai, superato il grande fenomeno glaciale, arretrano fino a stabilirsi in sedi poco diverse dalle attuali. In relazione al clima generale, ritornato normale, e alla distribuzione delle provincie climatiche, assai poco dissimile dalla odierna, anche la diffusione degli organismi viventi, animali e vegetali, presenta caratteri e condizioni del tutto simili a quelli dell'epoca attuale. Solo l'uomo, affinata la propria industria uscita dal periodo paleolitico, fino al grado contemporaneo, mostra uno sviluppo e una diffusione che prosegue con ritmo accelerato per tutta la durata dell'Olocene. L'uomo diviene, in questo periodo, elemento attivo come fattore geologico, esercitando la sua azione sia a variare condizioni fisiche naturali (taglio di istmi, prosciugamento di laghi, bonifiche, ecc.), sia ad alterare la originaria distribuzione delle specie animali e vegetali e a provocare la distruzione e l'estinzione di talune di esse.
Lo studio e l'ulteriore suddivisione del periodo olocenico è stato possibile nella regione baltica, dove, nel corso di questo periodo geologico, si è svolta una successione di vicende fisiche, delle quali si può ricostruire la serie. Queste hanno inizio con lo sdoppiarsi in due bracci del grande inlandsis scandinavo, fenomeno con il quale cominciano, secondo i geologi scandinavi (v. glaciale, epoca), i tempi postglaciali. In questo più antico Olocene, o meglio periodo di transizione fra il Glaciale e il Postglaciale, il Bacino Baltico è sbarrato dai ghiacci e costituisce un vasto lago di sbarramento glaciale nel quale prospera una speciale fauna di acqua dolce, specialmente ricca di diatomee. L'ulteriore ritiro dei ghiacci verso nord, mette largamente in comunicazione con il mare il Bacino Baltico, le cui acque divengono salate, con conseguente rinnovamento della fauna che vi vive (Mare a Yoldia). Dopo un periodo di esistenza relativameme breve, il Mare a Yoldia vede chiudere le sue comunicazioni con l'Oceano Artico e il Mare del Nord, in seguito a un notevole sollevamento della regione scandinava, che sembra ormai liberata definitivamente dai ghiacci continentali, confinati ancora più a nord, nei limiti attuali. Con il Lago ad Ancylus (fig. 1), che segue il Mare a Yoldia, ha inizio il Postglaciale e con la sua formazione possiamo anche fare iniziare il periodo olocenico inteso nel suo significato stratigrafico più ristretto. Una trasgressione marina posteriore ai tempi ad Ancylus, riproduce nel Baltico condizioni marine, determinando un mare, non più comunicante, come il Mare a Yoldia, con l'Oceano Artico, nel quale vive una speciale fauna con Litorina litorea, Mytilus edulis, Tellina baltica, ecc. Da questo Mare a Litorina (fig. 2) deriva l'attuale Mare Baltico, il quale però ha visto diminuire progressivamente la propria salinità, dai tempi del Mare a Litorina, per il continuare dei movimenti di sollevamento che ne hanno ridotto l'estensione e la profondità delle comunicazioni con il mare aperto, e forse anche per l'influenza esercitata dalle speciali variazioni climatiche avvenute nel frattempo. Si riconosce uno stadio a Limnaea obovata passato dal Baltico precedentemente ai tempi attuali, caratterizzati dall'immigrazione di una nuova specie, Mya arenaria, e dalla sua crescente diffusione a detrimento della antica fauna a Limnaea.
I caratteri del clima durante queste diverse fasi per le quali è passato il Baltico, sono specialmente indicati da un insieme di fatti paleobiologici; ma utili considerazioni ha provocato anche l'indagine dei fenomeni fisici che riguardano la natura dei depositi avvenuti nello stesso periodo in seno alle acque, per via meccanica o anche chimica. Particolarmente interessante è stato lo studio delle torbiere (specie in vista delle spore vegetali contenute nei loro depositi) delle regioni dell'Europa settentrionale che circondano il Bacino Baltico. Da questo complesso di elementi osservati, risulta per l'Olocene una suddivisione in fasi climatiche corrispondenti alle distinzioni stratigrafiche stabilite con lo studio delle formazioni avvenute nel Bacino Baltico. Si ha ragione di ritenere che l'avvicendamento dei climi durante l'Olocene sia stato identico su tutta la Terra, per quanto è naturale che le modalità precise dell'avvicendamento stesso siano state provocate in ogni regione dai caratteri speciali del clima locale, e quindi siano differenti da punto a punto. Per questo non si può fare astrazione dai caratteri del clima nello studio dei depositi olocenici, dei quali, nella maggior parte dei casi, continua la formazione anche attualmente. La distribuzione superficiale di queste formazioni recentissime è assai notevole ed esse coprono da sole un'area paragonabile a quella delle formazioni di ogni altro periodo geologico (Kurd v. Bülow).
Le condizioni oloceniche hanno poi grandissima importanza in quanto hanno agito dovunque sulla costituzione del suolo vegetale che rende possibile sulla Terra così la vita vegetale come l'animale. La considerazione di queste speciali formazioni, anche nelle loro relazioni con le vicende climatiche passate, rientra però più specialmente nella scienza del terreno agrario o pedologia, alle cui cognizioni rimandiamo.
La tabella annessa riporta le suddivisioni stratigrafiche proposte per l'Olocene e illustra anche talune numerose relazioni paleobiologiche e paleogeografiche indotte dalle vicende climatiche di questo periodo nelle regioni dell'Europa settentrionale prossime al Bacino Baltico. Lo studio dell'Olocene nella regione mediterranea è ancora incompleto. Si riportano a questo periodo i terrazzamenti e i depositi meno elevati sul livello attuale delle acque continentali o del mare e si possono seguire durante il corso dell'Olocene quegli speciali avvenimenti, legati a fenomeni di accumulo particolarmente rapidi, quali sono per esempio quelli relativi alle costruzioni vulcaniche o agli avanzamenti deltizî, per i quali è già possibile, nella maggior parte dei casi, coglierne lo sviluppo anche basandosi sopra i soli dati storici offerti dall'epoca attuale.
L'Olocene è l'unico periodo della storia della Terra per il quale si possa valutare la durata in anni con metodi diretti, i quali forniscono risultati sensibilmente concordanti. Anche per il Glaciale l'estrapolazione della curva delle radiazioni solari di M. Milanković permette di valutarne la durata, ma il calcolo rimane senza riprova, mentre per l'Olocene il periodo di durata ricavato dalla considerazione della curva di Milanković (circa 17.000 anni) è confermato dalle ricerche alpine di A. Penck e A. Brückner (più di 20.000 anni) e dalla cronologia basata da G. De Geer sopra quegli speciali sedimenti del Bacino Baltico che sono le argille listate (Bänderton, Warwen), le quali indicano col ripetersi di straterelli sottilissimi, a composizione alternativamente variabile, le vicende annuali dei corsi d'acqua continentali, passanti da un periodo di magra a uno di piena. Anche per l'America del Nord sono risultati valori non molto diversi da quelli stabiliti per l'Europa settentrionale, valutando il processo di arretramento della cascata del Niagara, iniziatosi evidentemente quando l'area era sgombra dai ghiacci pleistocenici (C. Lyell, sopra 36.000 anni; L. Martin, 20-30.000 anni; A. Penck, 16.000 anni). È sicuro (Kurd v. Bülow) che il periodo di durata dell'Olocene, inteso nel suo significato cronologico più vasto, è compreso fra i 20.000 anni e i 40.000 anni, dei quali solo 10.000 anni si riferiscono ai tempi strettamente postglaciali, posteriori cioè alla formazione nel Baltico del Lago ad Ancylus.
È questione tuttora insoluta il decidere se il miglioramento climatico che caratterizza il periodo olocenico sia definitivo o piuttosto rappresenti le condizioni del clima di un "interglaciale", il quale avrebbe già superato in tal caso il suo optimum termico nella passata fase Atlantica. Gli elementi più attendibili sembrano però escludere la possibilità di un nuovo rincrudimento del clima e di una nuova espansione glaciale; le condizioni termiche generali si manterrebbero per il seguito piuttosto prossime alle attuali, pur verificandosi lente oscillazioni della temperatura nei due sensi. La curva di Milanković lascia prevedere che la relativa diminuzione di temperatura già iniziatasi con il Subboreale proseguirà nei prossimi 10.000 anni, per dar luogo nei successivi 20.000 anni, ad una opposta fase di aumento della temperatura.
Bibl.: Oltre ai trattati generali specialmente di E. Kaiser, Lehrbuch der Geologie, Stoccarda 1924; W. Salomon, Grundzüge der Geologie, Stoccarda 1926; v. anche il trattato speciale di Kurd v. Bülow, Alluvium, Berlino 1930, e i lavori particolari di E. Werth, H. Gams, P. Woldstedt, W. Koppen, A. Wegener, G. De Geer, Weber, ecc.