PERINTHOS-HERAKLEIA (Πέρινϑος-῾Ηράκλεια, Perinthus-Heracleia)
Odierna Büyük Ereğli, città della Tracia, sulla Propontide.
Colonia samia, fondata nel 599 a. C., si sviluppò con prosperi commerci grazie al suo grande porto (Strab., Geogr., VII, 331, fr. 56). Nell'anno 452 e, in seguito, nel 377, il suo nome compare nelle liste dei tributi delle due leghe marittime attiche. Nel 341-340 resistette e si oppose a Filippo di Macedonia; ma cadde poco dopo sotto l'egemonia macedone e in appresso sotto quella di Antioco II di Siria. Nel 202 fu occupata da Filippo V, e nel 189, con tutto il Chersoneso tracio, rientrò nella sfera di influenza di Pergamo. Durante l'età imperiale fu retta prima da un procuratore e, dal regno di Traiano in poi, da un legatus. Segul la politica imperiale in Asia Minore senza far registrare avvenimenti di rilievo, ma fu onorata da Settimio Severo per avere parteggiato per l'imperatore nella lotta contro Pescennio Nigro. Le fonti più antiche (Strab., Geogr., VII, 331, fr. 56-58; Ptol., Geogr., iii, ii, 4) la denominano Perinthos, mentre gli Itinerari e la Tabula Peutingeriana la chiamano Heracleia-Perinthus. Non è certo del tutto se il mutamento del nome sia avvenuto nel IV sec. d. C., o se già esso abbia avuto luogo alla morte di Aureliano nel 275 d. C. (Zosim., I, 62, i; Steph. Byz., Lex., s. v.; Amm. Marc., Rer. Gest., xxvii, 4, 12); L'apostolo Andrea vi fondò una colonia cristiana e con il concilio di Nicea la città divenne sede di un vescovado.
Presso l'odierno villaggio di Büyük Ereğli, su un promontorio che una lingua di terra collega al continente, si trovano scarse rovine, e si può dire che dell'antica città non resta più nulla. I primi descrittori, E. D. Clarke e A. Viquosnel, vi identificarono alcune case greche (?) e i resti di un teatro.
Bibl.: Enc. Ital., XXVI, 1935, p. 756, s. v. Tracia; E. Oberhummer, in Pauly-Wissowa, XIX, i, 1937, c. 802 ss.; Th. Gerassimov, in Bull. Inst. Arch. Bulg., XV, 1946, p. 51 ss.; A. A. Boyce, in Museum Notes (Amer. Numism. Soc.), IV, 1950, p. 73 ss.; Z. Tasliklioglou, in Belleten, XVII, 1953, p. 483 ss.; V. Velkov, in Rev. Hist. Bulg., XI, 1955, p. 32 ss.; H. Seyrig-L. Robert, in Cahiers Arch., VIII, 1956, p. 27 ss. (stoffa copta del V sec. d. C. con iscrizioe ΗΡΑΚΛΕΙΑΣ per cui v. anche L. Guerrini, in E.A.A., II, 1959, p. 820, bibl., s. v. Copta, Arte); B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 270 s.
(N. Bonacasa)
Iconografia. - La personificazione di P. è raffigurata sulle monete in una doppia iconografia: o come Tyche, eretta di profilo a sinistra, con la corona turrita in capo, un remo sulla spalla sinistra, accanto alla dea di Smirne raffigurata a guisa di amazzone, che le afferra la mano; oppure con la testa sormontata dal modio, sorreggente un tempio in ciascuna mano; mentre nella prima serie monetaria, risalente all'epoca di Gordiano III, ai piedi della dea di Perinto è una prua di nave, che accentua il carattere marinaro della composizione, nella seconda rappresentazione appare in analoga positura un'ara sacrificale fiammeggiante.
Bibl.: Höfer, in Roscher, III, 2, 1902-1909, c. 1971, s. v., n. 2. Per le monete: B. V. Head, Catalogue of the Greek Coins of Jonia, Londra 1892, p. 302, nn. 487 ss., tav. XXXIX, 6; G. Macdonald, Catalogue of Greek Coins in the Hunterian Collection, University of Glasgow, II, Glasgow, 1901, p. 390, n. 280.
(A. Bisi)