PERIFETE (Περιϕήτης)
Figlio gigantesco di Efesto (secondo altri di Nettuno) e di Anticlea, soprannominato Κρυνήτης a causa della clava che usava come arma d'offesa durante le sue brigantesche imprese, sebbene avesse i piedi malfermi (ἀσϑενεῖς). La sua morte per mano di Teseo è ricordata da Pausania (ii, 1, 4), Apollodoro (Bibl., iii, 16, 11), Plutarco (Tes., viii); l'eroe ateniese uccide il ladrone durante il suo viaggio da Trezene ad Atene, in Epidauro, ma nulla è detto circa le varie fasi della lotta e il modo di questa morte. Poiché la prima rappresentazione dell'avventura con P. compare solo alla metà del V sec. a. C. in una coppa di Monaco, probabilmente l'episodio è stato inserito nella saga di Teseo, per ragioni di simmetria o altro, più tardi della narrazione, ad esempio, dei combattimenti con Sinis o Procuste.
L'identificazione di P. rimane dubbia nella maggior parte delle pur numerose testimonianze artistiche che abbiamo con l'illustrazione delle imprese di Teseo. Solo una kỳlix etrusca da Vulci a figure rosse, ora a Monaco (n. 2670, già 372), mostra Teseo con il braccio sinistro disteso, nel destro la clava brandita, che lotta con un personaggio nudo, barbuto, sanguinante per una ferita, in cui è da riconoscersi con tutta probabilità P.: il brigante, Kerkyon per il Gerhard, è addossato ad un albero su cui sono un pilo e una stoffa piegata, è già caduto riverso per non più risollevarsi e stende implorando le braccia verso Teseo che, con la clava, incalza da sinistra; secondo questa scena parrebbe che l'eroe ateniese avesse prima attaccato P. con la spada per poi finirlo con la sua stessa arma, che diverrà d'ora in avanti suo attributo, come la pelle del leone nemeo per Eracle. Tutte le altre supposte rappresentazioni di P. lasciano sussistere ampio margine di incertezza: così quella sulla kỳlix etrusca a figure rosse della collezione del principe di Canino, allo Ermitage, ove il personaggio seduto davanti a Teseo su una rupe e armato di clava sarebbe da identificarsi piuttosto con Sinis; così la lèkythos ateniese a figure nere da Vari, e la idria etrusca a figure rosse nel museo di Würzburg, ove Teseo con la clava e la leontè combatte contro un personaggio barbuto senza elmo che con la sinistra alza lo scudo a difesa, probabilmente uno dei tanti ladroni che ostacolano il cammino all'eroe. Azzardato è pure riconoscere, come vogliono alcuni, nella clava sospesa nel campo fra Kerkyon e Procuste, in una kỳlix a figure rosse del British Museum (n. 824), una rappresentazione "compendiata" dell'episodio di P., fondandosi sul fatto che la κορύνη sembra essere - ma non sempre - l'attributo distintivo del brigante istmio. Passando alle opere di scultura, è stata identificata la lotta con P. nella prima metopa del lato lungo (settentrionale) del cosiddetto Theseion ateniese; qui il barbuto portatore di clava è riverso al suolo ma cerca di risollevarsi marcando la schiena possente, in atto di supplica (o di estrema difesa) verso Teseo, stendendo ambedue le mani; tuttavia il gruppo è troppo frammentario perché possano essere puntualizzate l'azione dei due personaggi (forse Teseo stringeva una lancia) e la stessa identità dell'uomo barbuto riverso.
Anche in una metopa del lato lungo (S) del thesauròs degli Ateniesi a Delfi l'Homolle (in Comptes Rendus de l'Acad. des Inscr. et Belles-Lettres, 22, 1894, p. 357) aveva riconosciuto, basandosi sull'iscrizione, P. nell'avversario di Teseo che è rovesciato a terra nella parte inferiore del campo e sembra ricoperto da una pelle leonina; in realtà si tratta di Skyron o di Procuste, giacché è un dato di fatto che la figura di P. è pressoché sconosciuta agli artisti del V sec. a. C. che vede tuttavia nel campo iconografico la trionfale affermazione della saga di Teseo in luogo di quella ormai inventivamente troppo sfruttata delle fatiche di Eracle. Per ultimo, in una lastra fittile a bassorilievo, di età romana, con due contendenti ignudi e antitetici che cercano di afferrare un bastone ricurvo, è stato riconosciuto P. nella figura a sinistra, barbuta, con la leontè intorno al braccio che sorregge una clava; ma anche qui potrebbe trattarsi di una delle tante imprese di Teseo, la cui identificazione con il giovane imberbe a destra, nudo e con sandali e clamide, ha invece maggiori indizi di verosimiglianza.
Bibl.: Höfer, in Roscher, III, 2, 1902-1909, cc. 1902-8, s. v., n. 5. Sulla rappresentazione di P. nella pittura vascolare e nelle metope del Theseion: W. Gurlitt, Das Alter der Bildwerke und die Bauzeit des sogenannten Theseion in Athen, Vienna 1875, pp. 43, nn. F, G; 55; W. Müller, Die Theseusmetopen vom Theseion zu Athen in ihrem Verhältnis zur Vasenmalerei, Gottinga 1888, pp. 46-7; 118-9; O. Wulff, Zur Theseussage, Dorpat 1892, pp. 46-7; 92-3; E. Sarnow, Die cyklischen Darstellungen aus der Theseussage in der antiken Kunst, Lipsia 1894, pp. 27-9. In particolare sulla kỳlix di Monaco: E. Gerhard, Auserlesene griechische Vasenbilder, III, Berlino 1847, pp. 152-3, tavv. CCXXXII-CCXXXIII, n. 2; L. Milani, Tazza di Chachrylion ed alcuni altri vasi con le imprese di Teseo, in Museo Italiano di Antichità Classica, 3, 1890, coll. 235-6; E. Sarnow, Die cyklischen Darstellungen, cit., p. 4, n. 8; J. D. Beazley, Red-fig., Oxford 1942, p. 575, n. 8. Sulla kỳlix di Canino: L. Milani, Tazza di Chachrylion, cit., c. 235-6. Sull'idria di Würzburg: L. Urlichs, Verzeichniss der Antikensammlung der Universität Würzburg, III, Würzburg 1872, p. 8, n. 81. Sulla lèkythos da Vari: H. Heydemann, Griechische Vasenbilder, Berlino 1870, p. 8, nota 3 h; L. Milani, Tazza di Chachrylion, cit., c. 271. Sulla kỳlix del British Museum: J. E. Harrison, Mythology and Monuments of Ancient Athens, Londra 1890, pp. CXV-CXVI, fig. 25. Sulla metopa del Theseion: Mon. Inst., 1877, tav. XLIV, n. i; A. Baumeister, Denkmäler des klassischen Altertums, III, Monaco-Lipsia 1888, c. 1778-9, fig. 1863, s. v. Theseion. Sulla metopa del tesoro degli Ateniesi: P. de la Coste-Messelière, Sculptures du trésor des Athéniens, in Fouilles de Delphes, IV, 4, Parigi 1957, pp. 39-43, figg. 9-10. Sulla terracotta romana: P. Campana, Antiche opere in plastica, II, Roma 1852, tav. CXVIII; K. B. Stark, Theseuskämpfe, in Arch. Zeit., VIII, 1860, c. 123-4; E. Sarnow, Die cyklischen Darstellungen, cit., pp. 28-9.