perifericita
perifericità s. f. – Condizione che fa esplicito riferimento al paradigma interpretativo . Dal punto di vista geografico e topografico, la p. caratterizza un’area distante dal centro (sia essa un luogo, una regione, uno Stato o una macroregione continentale) relativamente isolata, che contribuisce in maniera minima al flusso di merci e informazioni, manifestando interazioni asimmetriche nei confronti dei contesti centrali. Il modello esplicativo di riferimento è la world system analysis elaborato da I. Wallerstein (debitore dei lavori pioneristici degli storici Fernand Braudel e Karl Polanyi). Secondo questo approccio, opposto all’idea evoluzionistica che diagnostica un ritardo di sviluppo, la condizione di p. si manifesta attraverso la dipendenza nelle relazioni di scambio della periferia con le core areas. Tale approccio è stato largamente recepito nella geografia politica ed economica grazie al lavoro del geografo inglese Peter Taylor. Secondo quest’ultimo, l’integrazione delle attività economiche nel sistema-mondo consente di identificare un’unica società all’interno della quale si delinea – attraverso una serie di indicatori (reddito, crescita demografica, import-export, debito estero) – un quadro delle gerarchie a scala planetaria che da vita a una struttura spaziale composta da centro, periferia e semiperiferia. A differenza di Wallerstein, Taylor usa queste categorie in una gerarchia verticale, dunque in termini di scala geografica: dall’esperienza urbana alla realtà dell’economia-mondo passando per la dimensione ideologica dello Stato. Secondo l’interpretazione economica di tipo marxista, nel lungo periodo la periferia risulta marginalizzata dai meccanismi dello sviluppo ineguale, uno squilibrio che favorisce ancora oggi il centro attraverso forme di neocolonialismo. In condizioni di p. dunque si troverebbero nel nuovo millennio i paesi fortemente indebitati del Global south, in particolare quelli dell’Africa subsahariana e alcuni stati asiatici, le cui economie non appaiono particolarmente diversificate, essendo caratterizzate da una scarsa dotazione di risorse e da tecnologie e processi produttivi arretrati. La chiave di lettura del sistema-mondo è stata recepita, in anni recenti, anche dal geografo francese Jacques Lévy, che ha utilizzato la categoria centro-periferia applicandola a ogni realtà che implica una transazione e un mercato anche non monetario, cioè a tutto quello che può circolare ed essere scambiato dalla moneta alla cultura e ancora all’informazione ed essere analizzato a scale diverse: in questa accezione anche le regioni marginali in contesti nazionali non periferici sono caratterizzate da perifericità. Tuttavia la distanza, la dipendenza e la differenza dei luoghi periferici da quelli centrali non ha per forza una dimensione geometrica e, secondo Lévy, può essere letta nella logica della più che in quella del territorio.