PERGOLA (lat. pergula)
Nell'antichità si disse pergula un banco alquanto elevato, o meglio, un palco, fatto d'assi e di travicelli, che aveva lo scopo di esporre in vendita mercanzie, dipinti ecc.; o, nei campi, di tenere alcuni frutti all'aria aperta e al sole. In testi latini concernenti edifici, la voce pergula sembra indicare una loggetta senza sporgenza al disopra del pianterreno (il balcone è detto propriamente meniano; v.). In connessione con le tabernae (botteghe), e particolarmente in alcuni testi epigrafici (notissime sono le proscriptiones pompeiane, ossia gli avvisi di "appigionasi") pare che pergola significhi l'ammezzato soprastante alla bottega e destinato di regola ad abitazione del bottegaio. Per specificazione del primo senso, significò anche la cattedra dell'insegnante; e, per altra specificazione del senso di loggia-ammezzato, il lupanare.
Oggi la voce è adoperata per indicare una costruzione propria dell'architettura dei giardini, costituita da una copertura di piante sostenuta da pilastri, da colonne, da ritti di legno o di metallo.
La pergola rappresenta uno degli elementi più squisitamente latini della nostra architettura, e particolarmente inteso al soggiorno all'aperto, nei giardini o sulle terrazze. Le pergole trovano esempî stupendi nell'architettura dei giardini e delle case di Pompei e di Ercolano dove sono frequentissime nei viridarî. Caratteristico, nel giardino romano, lo xystus o giardino fornito di viali coperti sotto i quali era possibile passeggiare a riparo del sole. Spesso tali viali, disposti a cerchio o a cerchi concentrici, formavano il circinus ornato con statue, fontane, sedili.
Fino nei primi sviluppi dell'arte del giardino in Italia la pergola occupa un posto importante: quantunque esempî trecenteschi e quattrocenteschi non siano giunti fino a noi, tuttavia copiosissimi documenti letterarî e figurativi ci illustrano le varie forme e i materiali con i quali si costruivano pergole e pergolati.
Il De Crescenzi nella sua Agricoltura (libro VIII) ci parla di pergole di vite sostenute da scheletri di legno a tetto piano, a vòlta a botte, a vòlta acuta, a cupola, a padiglione, a "casa". Copiosissime le figurazioni nei quadri, negli affreschi, nei trattati. Nell'Hypnerotomachia di Polifilo sono rappresentate pergole a botte sostenute da colonne marmoree: il Mantegna, l'Angelico, Iacopo del Sellaio e moltissimi altri pittori minori raffigurano, a sfondo delle scene dei loro quadri, pergole, nicchioni e padiglioni completamente composti di verdura. Questo tipo di pergolato o galleria di verdura prese speciale sviluppo nella Toscana. Caratteristici i viali di lecci coperti a galleria delle ville La Petraia e L'Ambrogiana e quello della villa Gori presso Siena. Nei giardini del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e della Liguria le pergole assunsero speciale ricchezza architettonica, particolarmente sulla fine del sec. XVIII. Pergole a colonnati reggenti ricchi graticci di legno a complesso disegno si costruirono nelle ville piemontesi, in quelle della regione dei laghi lombardi, in quelle ancora più sontuose sulle rive del Brenta, nel Vicentino, nel Veneziano e nel Padovano. In Liguria il palazzo dei Doria e la villa Spinola di Sestri erano ornate da lunghissimi viali a pergolato di vite retto da colonne alternate con vasi e sculture.
Nell'Italia settentrionale la coltura degli agrumi fece nascere una speciale forma di pergolato chiuso da un lato verso nord) con un muro continuo e composto invece dall'altro (verso sud) da una lunga teoria di pilastri. La copertura è composta da un semplice sistema di travi destinato a sorreggere nella stagione fredda le stuoie necessarie alla protezione dei sottostanti agrumi. Tali "pergolati da agrumi" o "cedraie" sono diffusissimi nella semplice forma sopradescritta in tutta la regione gardesana, mentre assumono forme più ricche e più sontuose nei giardini delle ville venete del secolo XVIII (Villa Pisani a Stra, villa Barbarigo a Valsanzibio).
Un'altra variante della pergola che caratterizza le ville del Veneto e che si è diffusa dopo il sec. XVIII è rappresentata dal "bersò" (fr. berceau) ed è costituita da una piccola pergola a forma di padiglione, completamente chiusa di verdura da tutti i lati, sui quali sono praticate poche aperture a guisa di porte o di balconi.
Se questi sono gli esempî più ricchi e più grandiosi dell'architettura del giardino delle grandi ville, possiamo dire che tutta l'architettura rustica italiana si è valsa sempre e si vale tuttora della pergola come uno degli elementi più vivi, più belli e più ornamentali per la composizione del giardino e per la vita della casa. Negli orti, nei frutteti, nei broli, la pergola risponde alla semplice necessità della coltivazione della vite: nelle case diviene elemento decorativo e si fonde con l'architettura stessa dell'edificio costituendo un utile, anzi necessario complemento dell'abitazione, segnando un elemento intermedio tra il giardino e la casa, contribuendo così all'armonica fusione di quest'ultima con il giardino. Tali le pergole che precedono le case rustiche del bacino mediterraneo in Spagna, in Liguria, in Campania, nelle isole dell'Egeo.
L'Oriente usa la pergola come elemento di protezione dal sole nella strada o nel suk: esempio caratteristico la pergola a vite che copre per circa 250 metri il Suk el-Turk di Tripoli.
Quasi abbandonata nella seconda metà del sec. XIX, la pergola riappare ora quale importante elemento della casa.
V. tavv. CLXIX-CLXXII.