Vedi PERGAMO dell'anno: 1965 - 1973 - 1996
PERGAMO (v. vol. VI, p. 36 e S 1970, p. 608)
Topografia. - Nel 1973 sono iniziati gli scavi del quartiere residenziale a Ν del Tempio di Demetra e del ginnasio. Sulla pianta generale della città pubblicata nel vol. VI, p. 37, fig. 37 quest'area appare ancora come una superficie bianca, compresa tra i numeri 9, 10 e 11.
Durante le campagne annuali sono state messe in luce parecchie insulae attraversate dalla strada principale che si snodava, con grandi serpentine, fino alla città alta. Le strade laterali sembrano invece intersecarsi ad angolo retto, sebbene l'area finora evidenziata non sia ancora tanto estesa da poter affermare che la città si sviluppasse seguendo un vero e proprio schema ippodameo. Si ha piuttosto l'impressione che le aree con strade intersecantisi ad angolo retto fossero poste su differenti terrazze della vasta, e qua e là anche molto ripida, zona urbana, senza essere soggette a un reticolato continuo. Nel corso dello sviluppo della città, a seconda dell'orientamento delle terrazze e dell'epoca della costruzione, le insulae e, con esse le case, appaiono orientate press'a poco in direzione N-S, pur divergendo leggermente le une dalle altre. Tale disposizione teneva conto delle condizioni climatiche, tentando di assicurare alle abitazioni freschezza in estate e caldo in inverno. La maggior parte delle case di epoca ellenistica è del tipo a peristilio; si trovano peristili a quattro e tre lati e peristili incompleti.
Il fatto che sotto la strada principale e le vie laterali corrano canali di scarico scavati nella roccia, fa ritenere che le vie di comunicazione siano state costruite in una fase iniziale di sviluppo della città. Si può ipotizzare che la pianificazione dell'area centrale sia stata realizzata all'epoca del fondatore della dinastia, Filetero (281-263 a.C.). In questa fase la città, le cui mura arrivavano a Ν del Santuario di Demetra, si chiamò Philetàireia dal nome del suo fondatore. Inoltre, stando a quanto è emerso dagli scavi più recenti, è molto probabile che fuori della città alta vi fosse, fin dal 700 a.C. c.a, una zona urbana cinta da mura. I resti più importanti, finora, di queste antiche mura di P., che già avevano subito varí rimaneggiamenti, sono stati trovati nelle immediate adiacenze delle mura fileteriane, al di sopra del Santuario di Hera, e sono stati datati con l'aiuto di reperti ceramici. Benché occorra attendere i risultati di ulteriori scavi, molti indizi parlano in favore dell'ipotesi che la città arcaica si estendesse quanto quella fileteriana: Filetero quindi si sarebbe limitato a ricostruire le mura cittadine con una tecnica più moderna e solida e a rinnovare e riordinare l'assetto urbano nel suo complesso. Un notevole ami pliamento della città si ebbe invece con Eumene II (197-159 a.C.) e sotto il suo successore Attalo II (159- 138 a.C.). La città raggiunse allora la sua massima estensione e fu cinta da mura, con una porta principale a S, munita di due torri. Alcune case, che risalgono all'ampliamento di Eumene, sono state scavate negli anni Sessanta e pubblicate: si tratta di ricche e signorili abitazioni della «città nuova» ellenistica.
Qui, in epoca romana, come nella città vecchia di Filetero, le case furono spesso restaurate e trasformate; i casi di ricostruzione totale sono piuttosti rari. Anche in questo periodo continuarono a essere costruite case del tipo a peristilio. Sembra che la cesura più brutale, dopo quella di età ellenistica, si sia avuta con il terremoto del 17 d.C., che tuttavia - a quanto pare - non fu catastrofico. Subito dopo il terremoto, comunque, si dovette provvedere a molte ricostruzioni e restauri.
In epoca imperiale continuò un tranquillo sviluppo urbano dell'area della città vecchia, mentre fuori della cinta muraria si costruirono nuovi grandi edifici con un'ampia estensione dell'abitato. Eccettuate le grandi costruzioni romane («sala rossa», anfiteatro, teatro, stadio, Asklepièion), tutta l'area romana della città bassa è ricoperta dall'odierna città di Bergama, il che ostacola molto le ricerche.
Edifici pubblici (elencati secondo la successione N-S / O-E). - Terme a SO dell'agorà superiore. - Le terme sorsero già nella prima età ellenistica, tra la strada principale e le mura occidentali, e furono in uso, con ricostruzioni, fino alla fine dell'epoca imperiale. Particolarmente interessante è il resto di un mosaico a ciottoli ellenistico, con scolo centrale.
Heròon di Diodoro Pasparo. - All'estremità O dell'area degli scavi sorge un complesso di edifici costituito da terme, un auditorium e una sala per il culto. Le terme non facevano parte del complesso originario, ma furono aggiunte - utilizzando un lotto di terreno appartenuto a una casa ellenistica, presumibilmente dopo il terremoto del 17 d.C. - all’heròon, che, da allora in poi, poté essere utilizzato come un piccolo ginnasio, con sala di culto per il fondatore, auditorium per esecuzioni musicali e competizioni agonistiche, terme con cortile-palestra. Nel corso dell'epoca imperiale le terme furono sempre più attrezzate.
La sala per il culto e la sala per i concerti (odèion) formavano un'unità architettonica insieme a un vestibolo e a tre ambienti attigui. Il complesso fu costruito, negli anni settanta c.a del I sec., presumibilmente come Diodorèion, in onore del cittadino Diodoro Pasparo che aveva acquisito meriti verso la città. Nel corso degli scavi si è ritrovata la testa-ritratto della statua proveniente dalla nicchia cultuale.
Il terremoto del 17 d.C. causò anche all’heròon danni così gravi da rendere necessaria un'ampia ricostruzione. Le pareti della sala per il culto furono decorate con un rivestimento marmoreo costituito da motivi architettonici ornati da rilievi. I soggetti di questi ultimi si ricollegano alla tradizione del culto funerario e celebrano le virtù dell'eroe venerato (si sono conservati rilievi con un gallo da combattimento vittorioso, un pìlos dei Dioscuri, una spada, una sarissa e una corazza pettorale).
Il complesso dell’heròon subì ulteriori trasformazioni, di minore entità, fino alla seconda metà del III sec. d.C. e fu poi distrutto da un terremoto attorno al 260 d.C.
Sala dei podi. - La sala che si trova a O dell’heròon, nelle sue immediate adiacenze, è separata dalla strada principale da una terrazza con davanti alcune botteghe. Essa serviva al culto di Dioniso e fu probabilmente eretta e gestita da un'associazione cultuale. Sembra che la prima fase costruttiva si debba far risalire all'epoca ellenistica.
In età imperiale la sala fu trasformata in un edificio a forma di doppio π, con podi; l'ambiente si sviluppava in larghezza, con la nicchia per il culto dipinta con scene dionisiache di cui si sono conservati alcuni frammenti, situata a metà del lato più lungo, di fronte all'entrata. Anche le pareti della sala erano decorate da pitture.
Di fronte alla sala c'era un cortile lastricato con una fontana e due piccoli ambienti attigui.
Megalèsion. - Un grande, complesso a peristilio all'estremità E dell'area degli scavi, proprio accanto alla porta E delle mura fileteriane, viene interpretato come il Santuario di Cibele prope murum, il Megalèsion di cui parla Varrone (Ling, lat., VI, 15).
Il complesso non include ambienti d'abitazione dietro le sale del grande cortile, ma una sala molto grande e un ambiente attiguo, che costituiscono gli spazi cultuali veri e propri. I frammenti di una base o di uno zoccolo, recanti un fregio con teste di animali e ghirlande, sembrano provenire dalla base della statua di culto.
La mutevole storia costruttiva del complesso ebbe termine nella tarda antichità quando l'edificio fu trasformato in una specie di centro artigianale con singole officine e una grande cisterna sotto il cortile.
Hestiàion. - Quest'edificio è caratterizzato da una grande sala, fiancheggiata da colonne sui due lati lunghi, dietro alle quali si trovavano podi. Un ambiente attiguo, all'incirca quadrato, comprendeva probabilmente il focolare sacro della città, in cui bruciava il fuoco della dea del focolare, Hestia. L'intero complesso è una nuova costruzione di epoca imperiale. L'interpretazione dell'edificio si basa sul frammento di un'iscrizione, posta su un architrave di marmo, che vi è stato ritrovato.
In precedenza, sul luogo dello Hestiàion, c'erano case d'abitazione ellenistiche del tipo a peristilio che furono distrutte per far posto alla costruzione dell'edificio romano. Il prytanèion ellenistico, dove abitualmente si custodiva il sacro focolare d'una città, si presume che fosse situato più a O, tra il Santuario di Hera e quello di Demetra.
Edificio a peristilio (2). - Nello scavo delle città è stata messa in luce una grande costruzione a peristilio del II sec. a.C., più volte ricostruita in età romana, importante soprattutto per la presenza di pregiati mosaici del II sec. d.C., in ottimo stato di conservazione (motivi dionisiaci, maschere teatrali, mosaico dei Sileni); per i notevoli resti di rivestimento in stucco di età ellenistica in I stile pompeiano e per le particolari offerte di fondazione.
Edifici esterni alla città. - Kapikaya. Tempio rupestre di Cibele. - A NO di P., in un aspro paesaggio roccioso, fu scavata una grotta sacra, consacrata a Cibele. È probabile che una fonte nella grotta sia stata all'origine del culto, documentato da reperti a partire dall'epoca ellenistica.
In età imperiale vi si aggiunse, molto probabilmente, il culto di Mitra, per il quale fu eretto, vicino alla grotta, un apposito edificio, di dimensioni ridotte, con podi.
Niyazitepe. Tempio funerario romano. - A E dell'acropoli, in un largo bacino fluviale, spicca, isolata, la collina del Niyazitepe, sulla quale in epoca romana venne eretto un tempio funerario che molto probabilmente si può far risalire al ricco pergameno L. Cuspio Rufino (morto poco dopo il 150 d.C.). Il tempio fu dissotterrato durante gli scavi di emergenza degli archeologi turchi e poi pubblicato nella serie degli scavi tedeschi di Pergamo. Esso comprendeva un témenos, in cui erano cisterne, probabilmente per l'irrigazione di un parco.
Quartiere dei vasai. - Nelle vicinanze del Niyazitepe e soprattutto in riva al fiume Ketios, subito a E dell'acropoli, davanti a una diga di sbarramento per l'irrigazione, sono stati messi in luce, in occasione degli scavi di emergenza degli archeologi turchi, un gran numero di forni di vasai e di tombe. Le ceramiche più antiche risalgono all'età ellenistica, quelle più tarde alle epoche imperiale, tardoantica e bizantina.
Manca finora uno studio adeguato in proposito, atteso con urgenza, dato che i reperti sono d'importanza decisiva per la soluzione di molti problemi concernenti la ceramica pergamena.
Traianeum. - Dopo gli scavi intrapresi negli anni ottanta del secolo scorso, il Traianeum, il tempio dedicato all'imperatore Traiano divinizzato, portato a termine dal successore Adriano, era stato lasciato in una situazione provvisoria; alcuni elementi architettonici sono stati portati al Pergamon-Museum di Berlino.
L'Istituto Archeologico Germanico, dopo gli interventi preliminari effettuati negli anni Sessanta, ha intrapreso, a partire dal 1976, un'intensa campagna di anastilosi, che ha portato a una parziale ricostruzione del tempio, secondo i principi di tutela dei monumenti enunciati nella Carta internazionale per la conservazione e il restauro dei monumenti artistici e delle aree monumentali (Venezia, 1964).
Si trattava dapprima di liberare le volte delle sostruzioni del tempio e della piazza antistante da migliaia di metri cubi di macerie, quindi di procedere al consolidamento strutturale delle volte e dei muri di sostruzione.
Dopo la rimozione delle macerie, sono stati avviati scavi archeologici per indagare la storia precedente dell'area. Sono stati così trovati numerosi resti di costruzioni ellenistiche, con ambienti di dimensioni modeste, demolite in occasione della costruzione del Traianeum·, le fondazioni furono incorporate nelle volte di sostruzione.
Si sono trovati anche resti di strette viuzze, ambienti somiglianti a casematte dietro le vecchie mura dell'acropoli e resti di officine che forse appartenevano alle tintorie reali sull'acropoli. Pur non essendo particolarmente ricchi di piccoli ritrovamenti, gli scavi, tuttavia, hanno portato alla luce una stella di bronzo dorato, che apparteneva al cornicione del tempio, e frammenti delle statue cultuali degli imperatori, che si trovano a Berlino, già rinvenuti in parte nelle precedenti campagne di scavo. Durante gli scavi sotto la parte orientale del Traianeum è stato rinvenuto il torso di una statua loricata, presumibilmente di Adriano.
Una volta conclusi i lavori di restauro, gli scavi archeologici dovrebbero proseguire anche sotto il cortile e nell'area E davanti al tempio: si potrebbe così sperare in ulteriori chiarimenti in merito alle costruzioni antecedenti dell'area del Traianeum, cioè di una parte dell'acropoli reale ellenistica.
Il restauro degli edifici colonnati del Traianeum fu iniziata con la sala N. Nel frattempo è stata realizzata, fino al limite previsto, anche la sala E. A partire dal 1988 si è dato inizio alla ricomposizione di parti del frontone posteriore. Si sono dovuti costruire ex novo, numerosi pezzi architettonici, soprattutto i rocchi delle colonne, distrutti in epoca postclassica per ricavarne calce.
Dopo la conclusione del restauro si dovrebbe provvedere a una sistemazione generale di tutta l'area del Traianeum.
Bibl.: W. Radt, Pergamon. Geschichte und Bauten, Funde und Erforschung einer antiken Metropole, Colonia 1988. - Scavi: Rapporti annuali in AA, dal 1973; M. N. Filgis, W. Radt, Altertümer von Pergamon, XV. Die Stadtgrabung, I. Das Heroon, Berlino 1986; D. Salzmann, Mosaiken und Pavimente in Pergamon, in AA, 1993, pp. 389-400. - Edifici esterni alla città: K. Nohlen, W. Radt, Kapikaya. Ein Felsheiligtum bei Pergamon. Topographische Karte von Pergamon, Berlino 1978; E. Karagöz, W. Radt, K. Rheidt, Ein römischer Grabbau auf dem Niyazitepe bei Pergamon, in IstMitt, XXXVI, 1986, pp. 99-160. - Quartiere dei vasai: S. Erdemgil, in Καζι Sonuçlari Toplantist, Ankara 1980, p. 103 ss.; id., Καζι Sonuçlari Toplantisi, Ankara 1981, p. 63 ss.; id., in RdA, VI, 1982, p. 109. - Traianeum·. Rapporti annuali in AA, dal 1975; K. Nohlen, Die Wiederaufrichtung des Traian-Heiligtums in Pergamon, in Mannheimer Forum 82-83, ein Panorama der Naturwissenschaften, Mannheim 1982, pp. 163-230; id., Planung und Planänderung am Bau zum Gewinnen räumlicher Vorstellung im Bauverlauf des Traianeum in Pergamon, in Bauplanung und Bautheorie der Antike, Berlino 1984, pp. 238-249; id., La conception d'un project et son évolution. L'exemple du Trajaneum de Pergame, in Le dessin d'architecture dans les sociétés antiques, s.l. 1985, pp. 269-276; id., Restaurierungen am Traianeum in Pergamon. Ein Arbeitsbericht, in Architectura, XV, 1985, pp. 140-168.
(W. Radt)
Rinvenimenti. - Il rinvenimento più significativo degli scavi intrapresi nell'area urbana di P. è costituito da una testa maschile, scoperta nell'heròon «eretto presumibilmente per Diodoro Pasparo, di fronte alla nicchia di culto della «sala di marmo», interpretata come ritratto di questo importante cittadino e benefattore della città, e datata nella prima metà del I sec. a.C. Un'altra proposta prevede una datazione tra il 60 e 40 a.C. e mette in relazione la testa con il tetrarca galata Mitridate.
Grazie al ritrovamento di tre monete (Parigi, Cabinet des Médailles; Londra, British Museum; Copenaghen, Gabinetto Numismatico) si è potuta riconoscere la statua di culto di Atena, che una volta stava nel Nikephòrion, non ancora localizzato. Essa è caratterizzata da una fusione di elementi greci e locali: la dea porta lo scudo e l'egida e tiene in mano la Nike, ma come copricapo ha il pòlos e, come l’Artemide di Efeso, è ornata da una ghirlanda di testicoli taurini. Per la politica religiosa degli Attalidi questa immagine di culto dell'Atena Nikephòros, da essi nuovamente concepita, fu straordinariamente ricca di sviluppi.
Dalla sala di marmo dell’heròon proviene un torso di grandezza molto inferiore al naturale, che già anticamente fu restaurato più volte. Esso mostra tratti di scuola policletea e va datato anteriormente alla metà del I sec. a.C.
Negli scavi del Traianeum è stato rinvenuto il frammento di una testa femminile, che si avvicina a una testa (AvP VII n° 110) precedentemente scoperta del tardo II sec. a.C.
La fase di recupero classicheggiante della statuaria pergamena si documenta anche con opere trovate fuori della città, come la testa di Meleagro (Atene, Museo dell'Agorà) e l’Atena Giustiniani (Atene, Museo Nazionale) che forse appartenevano all'arredo scultoreo della Stoà di Attalo II ad Atene.
La produzione artistica a P. nella prima epoca imperiale è testimoniata da alcuni rilievi marmorei, che abbellivano l’heròon già citato. Essi risalgono probabilmente agli anni venti del I sec. a.C. e sono figurati con armi, un pettorale, un Galata ornato con la palma della vittoria, nonché l'elmo dei Dioscuri coronato di stelle. Tale iconografia doveva evidenziare il carattere vittorioso del personaggio ivi venerato.
Bibl.: Ritratti: A. Herrmann, A Fragmentary Hellenistic Ruler Portrait, in AntK, XVI, 1973, p. 170 ss.; G. Hübner, Der Porträtkopf. Überlegungen zu pergamenischer Porträtplastik vom 2. Jh. v. Chr. bis in augusteische Zeit, in M. N. Filgis, W. Radt, Altertümer von Pergamon, XV. Die Stadtgrabung, i. Das Heroon, Berlino 1986, p. 127 ss.
Altre opere: G. Le Rider, Un tétradrachme d'Athéna Niképhoros, in RevNum, XV, 1973, p. 66 ss.; O. Morkholm, Some Pergamene Coins in Copenhagen, in Festschrift für L. Mildenberg, Wetteren 1984, p. 187 ss.; J.-P. Niemeier, Kopien und Nachahmungen im Hellenismus, Bonn 1985; H. Hiller, Statuette eines Jünglings aus dem Marmorsaal, in M. N. Filgis, W. Radt, Altertümer von Pergamon, XV..., cit., p. 147 ss.