PÉREZ de MONTALVÁN, Juan
Commediografo spagnolo, nato nel 1602 a Madrid, ivi morto nel 1638. Figlio d'un libraio, Alonso Pérez, che fu editore e amico di Lope de Vega, P. de M. tentò fin da giovane l'emulazione del grande drammaturgo. Compiuti gli studî di teologia e fattosi sacerdote (1625), visse sempre a Madrid, assorbito dalla vita letteraria, più che dalle sue mansioni di ecclesiastico e di notaio apostolico dell'Inquisizione.
La personalità artistica di P. de M. si sviluppa sulla traccia di Lope de Vega, che gli fu largo di protezione e non disdegnò d'intervenire direttamente in qualche composizione del suo giovane ammiratore. Così la prima commedia di P. de M. (Morir y disimular, 1619) tradisce l'influenza e perfino la mano del maestro, che non gli lesinò i più lusinghieri elogi per il poema El Orfeo en lengua castellana (1624), con il quale P. de M. riconfermò più saldamente le sue qualità poetiche. E infatti, nella maggior parte delle sue commedie (circa 60), egli risale all'opera di Lope de Vega, tanto che non fu facile, specie per i contemporanei, individuare la loro esatta paternità, sebbene la tecnica drammatica e l'esperienza umana di P. de M. abbiano limiti e risonanze molto meno vasti. Comunque per la fertilità dei motivi drammatici, per la spigliatezza della composizione, per la pronta e facile elaborazione scenica, per la felice intuizione di alcuni soggetti leggendarî, che trovarono più adeguato sviluppo nel teatro posteriore - come avvenne per Los amantes de Teruel, ripresi poi da J. E. Hartzenbusch (v.) - P. de M. partecipa anch'egli di quella grandezza a cui proprio allora saliva il teatro spagnolo. Forse al poeta nocque la sua stessa fecondità, poiché di temperamento mite e equilibrato, né tragicamente serio né gioiosamente comico, s' adattò male a quella varietà di atteggiamenti a cui lo portava l'imitazione del maggiore scrittore. Tuttavia, quando è conscio dei proprî limiti e investe una realtà umana sofferente, elegiaca, quasi melodrammatica o elabora temi modesti e discreti, P. de M. sa raggiungere un suo particolare decoro stilistico, cosicché fra i suoi lavori, d'argomento storico, religioso e romanzesco, i migliori rimangono quelli che s'ispirano a un'esperienza umile e quotidiana e rifuggono dai toni solenni e gongoristi, a cui P. de M. facilmente indulgeva: vissuto fra Lope de Vega e Calderón de la Barca, egli ebbe la sorte di trasmettere alcuni motivi di poesia nella grande tradizione del teatro spagnolo.
Opere: Per il teatro vanno segnalate alcune opere: Santa María Egipziaca, Los Templarios, S. Pedro de Alcántara, Escanderbech, Las formas de Alcalá, ecc., che si muovono entro l'ispirazione degli autos sacramentales; Vida del Duque de Birón, La puerta Macarena, El secundo Séneca de España, El señor don Juan de Austria, Los Amantes de Teruel, ecc., di contenuto storico-leggendario; Palmarín de Oliva, Don Florisel de Niquea, Teágenes y Clariquea, La monja alférez, La doncella de labor, La Toquera Vizcaina, ecc., di gusto comico. Altre sono in collaborazione con Calderón, con Rojas, con A. Coello, ecc.
Interessa la raccolta di scritti varî: Para todos (1632), che tratta argomenti diversi e ricorda più di trecento scrittori; al maestro rese onore con Fama póstuma de Lope de Vega (1636); Sucesos y prodigios de Amor, en ocho novelas exemplares (1625), ecc. Molte commedie si ritrovano nella Bibl. de aut. esp., XIV, XVI, XXXIII, XLII, XLV, LII.
Bibl.: G. W. Bacon, The Life and dramatic Works of J. P. de M., in Revue hisp., XXVI (1912), pp. 1-474; A. Restori, Il para todos di J. P. de M., in La Bibliofilia, XXIX (1928), pp. 1-19 (sulla fortuna del libro).