PEREGRINO PROTEO
. Personalità assai singolare del sec. II d. C., ondeggiante tra il cristianesimo e il cinismo. Ci è noto soprattutto attraverso il libello di Luciano De morte Peregrini (se ne veda l'edizione, con introduzione e commento, di D. Plooij e J. C. Koopmann, Utrecht 1915), il quale è peraltro tanto fieramente avverso al cinismo in generale e al temperamento mistico e fanatico di P. in particolare, che il suo giudizio, affatto negativo, è da considerare esagerato e da correggere con le attestazioni di Aulo Gellio (8, 3; 12, 11), orientate in senso assai più favorevole. Prima appartenente a una comunità cristiana, fu, per il suo contegno personale, messo in prigione; ma, perdonato e rimesso in libertà dal governatore della Siria, venne sempre più adottando il costume cinico, finché, abbandonato completamente il cristianesimo, condusse una vita errabonda, caratterizzata da ogni più aspro tratto di quel costume: negazione di qualsiasi potestà politica, dispregio di tutte le leggi e norme sociali, intenzione deliberata di scandalo (ἀξαίδεια). E questa vita concluse egli stesso nel modo più singolare durante le feste Olimpiche dell'anno 165, preparandosi un rogo e salendovi, dopo aver salutato solennemente il sorgere del sole e non senza aver prima annunciato il suo programma a tutte le maggiori città della Grecia. Egli volle così, da un lato, identificarsi misticamente con Eracle (divino protettore dei cinici, come personificazione del loro ideale del πόνος, e parimenti arsosi sul monte Eta) e dall'altro offrire a tutti un esempio del dispregio cinico della morte.
Bibl.: E. Zeller, Vorträge und Abhandlungen, II (1877), pp. 154-88; J. Bernays, Lukian und die Kyniker, Berlino 1879; M. Croiset, negli atti dell'Académie des sciences et lettres di Montpellier, sez. letteraria, VI (1880), pp. 455-491; J. Vahlen, Opuscula academica, I, Lipsia 1907, pp. 181-97. Ulteriore bibliografia in Ueberweg-Praechter, Grundr. d. Gesch. d. Philosophie, I, 12ª ed., Berlino 1926, p. 168 dell'appendice bibliografica.