PEREDA y PORRUA, José María de
Scrittore spagnolo, accademico e deputato, nato a Polanco (Santander) il 6 febbraio 1833, morto a Santander il 1° marzo 1906. Abbandonati gli studî di matematica e di artiglieria, che aveva intrapresi a Madrid, tornò al suo paese nel 1854, dove esordì in letteratura come giornalista.
Carlista e cattolico convinto, tipo autentico dell'hidalgo paesano, il suo spirito eletto e vigorosamente personale sembrava incarnare la più schietta tradizione spagnola: quella di Mendoza e di Cervantes. Cultore del romanzo regionale e rurale, per quanto nemico dichiarato del verismo francese, fu tuttavia uno scrittore nettamente verista, ma d'un verismo genuino e tradizionale nella grande arte narrativa della Spagna. Ebbe in disdegno i convenzionalismi e i sentimentalismi, e fu in pari tempo uno squisito stilista, che seppe fondere con magnifica arte il linguaggio popolare con la lingua letteraria. Egli non solo seppe ritrarre con appassionata verità le fertili valli, le brulle colline e il tempestoso mare cantabrico, ma fu anche l'acuto psicologo del suo popolo e dei caratteri della sua terra: personaggi in carne e ossa, che parlano un linguaggio semplice e naturale, non ombre di sogno, ma figure plastiche e vigorose, che nella potenza espressiva acquistano valore universale.
Nelle opere del Pereda si possono distinguere tre epoche: quadretti di genere, all'uso della Fernán Caballero e di Antonio de Trueba: Escenas montañesas (1864), Bocetos al temple (1876), Tipos trashumantes (1876), Tipos y paisajes (1871), Esbozos y rasguños (1881). I primi romanzi: El buey suelto (1878), libro pieno di vis comica e stilisticamente perfetto, in cui è trattato il vecchio problema del celibato e del matrimonio a guisa di antidoto ai celebri libri del Balzac; Don Gonzalo González de la Gonzalera (1879), satira politica contro la piaga del caciquismo; De tal palo tal astilla (1879), dov'è svolta una tesi contraria a quella di Gloria del Galdós (il matrimonio fra individui di diversa religione); El sabor de la tierruca (1882), specie di poema idilliaco, rustico e montanaro; Pedro Sanchez (1883), romanzo animato e interessante, che si svolge a Madrid nella tempestosa metà del sec. XIX. E finalmente il terzo periodo, che s'inizia con Sotileza (1884), il suo capolavoro (trad. ital. di C. Boselli, Milano 1934), e certo il migliore romanzo che la Spagna abbia avuto in tutto l'800. È l'epopea marittima della vecchia Santander romanzo agreste e marinaresco, nel quale l'autore si trova nel suo clima naturale. Notevolissimo per l'immaginazione potente, la rara facoltà di osservazione, la vena finemente comica, la maestria del dialogo vivo e saporoso, i tipi umani e pittoreschi a un tempo, fra i quali è insuperabile la figura della protagonista, Silda, orfana di pescatori - soprannominata Sotileza dal nome d'un arnese da pesca - bella, altera, selvatica.
Seguono La Montálvez (1888), romanzo dell'aristocrazia, dell'alta borghesia e del mondo politico di Madrid, di cui ritrae alla maniera di Zola l'ambiente corrotto; La puchera (1889), Nubes de estío (1891), Al primer vuelo (1891), Peñas arriba (1895) uno dei migliori romanzi del P., mirabile poema della montagna, che fa riscontro a Sotileza, poema del mare; Pachín González (1896).
Pubblicò anche Ensayos dramáticos (1869) e alcune opere di teatro, rappresentate con scarso successo: Tanto tienes, tanto vales (1861), Palos en seco (1861), Marchar con el siglo (1863), Mundo, amor y vanidad (1863), Terrones y pergaminos (1863).
Bibl.: Obras completas, voll. 17, con prologo di M. Menéndez y Pelayo, Madrid 1933; Obras completas, con prologo di J. M. de Cossío, ivi 1934 (in un solo volume); A. Charro Hidalgo, J. M. de P., ivi 1884; J. Montero, P., ivi 1919; M. Menéndez y Pelayo, J. M. de P., in Estudios de crítica literaria, s. 5ª, ivi 1908, pp. 353-444; Boletín de la Biblioteca de Menéndez y Pelayo: Homenaje al novelista J. M. de P., per il centenario della nascita, Santander 1933.