PERDICCA III re di Macedonia
Figlio di Aminta III e di Euridice. Dopo l'assassinio del fratello maggiore Alessandro II, per opera di Tolomeo d'Aloro d'accordo con Euridice (369 a. C.), P. avrebbe dovuto succedere sul trono. In realtà governava in nome suo Tolomeo e, solo uccidendo costui, egli poté nel 365 far riconoscere la sua autorità. Il suo avvento segnò il distacco della Macedonia da Tebe, troppo potente, e il riavvicinamento ad Atene, che egli aiutò a rioccupare Torone e Potidea. Ma appena la situazione ambigua conseguita alla battaglia di Mantinea (362 a. C.) lo liberò dal pericolo tebano, riacquistò anche la libertà d'azione verso Atene e aiutò Amfipoli a difendersi contro i tentativi ateniesi di riconquistarla. Anzi col fornirle un presidio poneva le basi per occuparla per proprio conto. Molta cura fu data da P. al riordinamento interno della Macedonia, per cui si valse del consiglio del platonico Eufreo da Sicione, entrando per mezzo suo in relazione con Platone (la V lettera platonica, di discussa autenticità, è a lui rivolta, come pure la lettera XXXI del Corpo dei Socratici, forse opera di un altro platonico, Speusippo). Sembra che per invito suo Callistrato (v.) d'Afidna abbia riorganizzato i dazî della Macedonia. Tutta quest'opera era troncata dalla morte in una sfortunata spedizione contro gl'Illirî. P. lasciava il figlio giovinetto, Aminta IV, sotto la tutela del fratello Filippo II (359 a. C.).
Bibl.: F. Geyer, Makedonien bis zur Thronbest. Philipps II., Monaco e Berlino 1930, p. 132 segg.; A. Momigliano, Filippo il Macedone, Firenze 1934.