Vedi PERACHORA dell'anno: 1965 - 1973 - 1996
PERACHORA
PERACHORA (v. vol. VI, p. 31 e S 1970, p. 606).- Le operazioni di scavo condotte sul promontorio di P. a partire dal 1964 e gli studi successivi hanno dato nuovi importanti risultati.
L'insediamento dell'Antico Elladico, nei pressi del lago Vouliagmeni, può essere ora considerato uno dei più vasti della Grecia, relativamente a questa fase storica. Vi è stata individuata un'officina di ceramisti; inoltre il rinvenimento di frammenti ceramici in diverse località fa pensare che il promontorio sia stato interessato da una estesa occupazione. Nelle vicinanze dell'insediamento sono state scoperte tombe rupestri, una delle quali si è rivelata un ossario a sepolture multiple.
Un gruppo di tombe a camera tardoelladiche, accuratamente tagliate nella roccia, situate a E del sito dell'Antico Elladico, costituiscono la testimonianza dell'occupazione del luogo in tale periodo, sebbene non sia stata ancora individuata l'esatta ubicazione del relativo insediamento.
Si ritiene che l’Heràion comprendesse solo un tempio dedicato a Hera Akràia, che poteva ricevere anche l'epiteto Limenìa, e non due, come si credeva precedentemente, dedicati a due distinte divinità. I templi consacrati a queste divinità erano sempre situati presso il porto, mentre l'area a E di esso (la valle dell’Heràion) era sede di strutture ausiliarie; le offerte votive rinvenute in quest'ultima sono probabilmente da considerare provenienti dalla zona del santuario, essendo stati individuati in entrambe le aree frammenti appartenenti a uno stesso vaso.
La c.d. agorà (ora denominata Corte Occidentale) risale almeno al VI sec. a.C.; successivamente ampliata, essa entrò in connessione con il culto del santuario. L'area c.d. sussidiaria comprende un hestiatòrion, in buono stato di conservazione e probabilmente risalente al 500 a.C., il quale sostituì, come è ora possibile affermare, precedenti strutture di carattere conviviale; queste potrebbero aver incluso un ambiente con focolare, già considerato tempio di Hera Limenìa.
Abitazioni sparse sono state scavate lungo la via che dal lago conduce all’Heràion. Variamente datate tra il VII e il IV sec. a.C., esse sembrano essere in connessione con il santuario oppure con lo sfruttamento agricolo dell'area circostante; tuttavia non furono mai tanto numerose da costituire una città.
Sono stati riportati alla luce e studiati numerosi sistemi di approvvigionamento idrico; infatti nelle immediate vicinanze dell’Heràion sembra che non vi fossero sorgenti naturali.
Una vasca rivestita d'argilla, scoperta nell'area periferica dell'insediamento e alla quale si è attribuita una funzione religiosa, forse di carattere oracolare (la «vasca sacra»), è adesso considerata come struttura connessa in generale al rifornimento idrico, probabilmente da porre in relazione ai più antichi edifici conviviali. Essa cadde in disuso alla fine del VI sec. a.C. e fu sostituita da una cisterna a doppia abside, costruita contemporaneamente all’hestiatòrion e allineata con esso. Il rifornimento idrico le veniva garantito dalle acque raccolte nelle terrazze superiori dell'area «sussidiaria», convogliate nella cisterna tramite un imponente sistema di drenaggio, del quale è stato riconosciuto il punto di derivazione per la cisterna, e un serbatoio di depurazione.
Nell'area occupata dalle abitazioni, al di sopra del santuario, era un ampio serbatoio idrico circolare, misurante 28 m di diametro, circondato da solidi muri, con rivestimento in cemento sul pavimento e in parte sulle pareti. Esso fu progettato in modo tale da raccogliere soltanto l'acqua piovana che vi cadeva direttamente e non le acque di superficie; datato al V sec. a.C., nel IV sec. cadde in
rovina. Si è ipotizzato che questo fosse l'edificio «circolare» nel quale il re spartano Agesilao rinchiuse i prigionieri catturati nell’Heràion, nel 390 a.C.
Il serbatoio circolare fu sostituito da un elaborato sistema costituito da tre profondi condotti (m 16 x 2 x 35 di profondità), atti a raccogliere le acque sotterranee. Un tunnel d'accesso raggiungeva il fondo dei condotti; l'acqua era portata in superficie da una catena di secchi mossa da una ruota situata in cima a ciascun condotto, probabilmente funzionante come un mulino. L'acqua era poi convogliata in un canale rivestito di cemento e coperto, a sua volta sfociante in una triplice cisterna situata presso l’Heràion·, questa era fronteggiata da tre vasche riparate da un padiglione ionico. I dettagli architettonici si rivelano simili a quelli della stoà del santuario e sono da attribuire c.a al 300 a.C., epoca in cui il santuario era presumibilmente sotto il controllo di Sicione, dunque di Demetrio Poliorcete.
Bibl.: J. J. Coulton, The Stoa by the Harbour at Perachora, in BSA, LIX, 1964, pp. 100-131; D. J. Blackman, The Harbour at Perachora, ibid., LXI, 1966, p. 207; J. J. Coulton, The West Court at Perachora, ibid., LXII, 1967, p. 353; R. A. Tomlinson, Perachora: The Remains outside the Two Sanctuaries, ibid., LXIV, 1969, p. 155; J. M. Fossey, The Prehistoric Settlement by Lake Vouliagmeni, Perachora, ibid., p. 53; J. Salmon, The Heraeum at Perachora and the Early History of Corinth and Megara, ibid., LXVII, 1972, pp. 159-204; R. A. Tomlinson, The Perachora Waterworks: Addenda, ibid., LXXI, 1976, p. 147; id., The Upper Terraces at Perachora, ibid., LXXII, 1977, p. 197; E. Hatzipouliou-Kalliri, An Early Helladic II Tomb by Lake Vouliagmeni, Perachora, ibid., LXXVIII, 1983, p. 369; R. a. Tomlinson, K. Demakopoulou, Excavations at the Circular Building, Perachora, ibid., LXXX, 1985, p. 261. - Si vedano anche le relazioni in ARepLondon, 19, 1972-73.