Vedi PENTESILEA dell'anno: 1965 - 1973
PENTESILEA (Πενϑεσίλεια, Pentesilēa)
Regina delle Amazzoni, figlia di Ares, guida le sue guerriere in aiuto di Troia, dove muore, vinta da Achille. La storia apparentemente trova la sua prima codificazione nella Aithiopìs di Arktinos, mentre più tardi viene a colorirsi di intonazioni sempre più intensamente romantiche nella tragedia.
Nell'arte figurata la storia di P. appare in generale riassunta nel suo momento definitivo, quando Achille le vibra il colpo mortale e nello stesso tempo è toccato d'amore per lei.
Per comune consenso la più antica immagine di P. avversaria dominata e crollante dinanzi alla irresistibile potenza di Achille viene considerata quella dello scudo fittile subgeometrico di Tirinto, ora nel museo di Nauplia. L'immagine, in cui Achille domina anche come dimensioni, va datata nella prima metà del VII sec. a. C. e di conseguenza sarebbe sostanzialmente contemporanea al poema di Arktinos. Della prima metà del VI sec. sono invece le lamine di bronzo argivo-corinzie (Olimpia, Delfi, Perachora, Noicattaro) in cui un motivo di duello tra due armati, in sostanza ben bilanciato, o con un minimo accenno di inferiorità di forze da un lato, viene indicato dalle iscrizioni come il momento finale della storia dell'amazzone. È solo nei ceramografi attici, fra i primi Exekias, che ne ripete due volte lo schema, che gli elementi essenziali di tragico destino e di pietà vengono ad emergere compiutamente. Già nella scabra reticenza di Exekias l'intima connessione delle due figure, l'abbandono dell'amazzone vinta e inginocchiata, il volto levato e fisso in quello dell'avversario rivelano chiaramente che si tratta di un supremo incontro di amore e di morte. Per modo che, quando manchino i nomi, è unicamente in base a questi termini di intima connessione, di drammatico isolamento che riconosceremmo la storia di Achille e P. tra mille episodî di amazzonomachia.
Dopo le due anfore di Exekias le edizioni più spiccatamente individuali appaiono quella fissata dal Pittore di Berlino in una kàlpis di New York dove i due avversarî sono due squisite figure primaverili e il duello è reso come una lievissima danza, a cui il sangue vermiglio dell'amazzone aggiunge un ulteriore elemento di decorazione. Mentre le monumentali figure della coppa di Monaco che appunto ha dato il nome a uno dei più illustri ceramografi della prima metà del V sec. a. C., il Pittore di Pentesilea, incombono con le loro masse grevi di corporeità e di destino in un'atmosfera di scoperta pateticità.
In un caso i nomi di P. e di Achille sono apposti alle figure di due combattenti a cavallo non altrimenti caratterizzati (Monaco, anfora a collo distinto 1502 A). Mentre una hydrìa (British Museum B 323) del Gruppo di Leagros dovrebbe forse rendere un momento successivo della storia, Achille che trasporta il corpo dell'amazzone. Si tratta peraltro di un'immagine grezza ed esteriore in cui l'assenza di qualsiasi commozione potrebbe suscitare alcuni dubbi sulla identificazione.
Nelle edizioni più recenti, come nel cratere a volute tarantino della Collezione von Essen, si può notare un allontanamento sempre maggiore dal momento centrale della lotta. Gli artisti si interessano oramai non più all'azione ma alla situazione psicologica che ne risulta. L'amazzone è quindi raffigurata caduta da cavallo mentre l'eroe si inchina a sollevarla. Nella tradizione figurata ellenistico-romana, quale emerge principalmente nei sarcofagi, Achille non combatte e non ha più le armi, ma solo sostiene tra le braccia il corpo abbandonato della fanciulla a cui il sempre più dominante erotismo assegna vesti leggere e nudità. Per molti sensi lo schema è analogo a quello del famoso gruppo di Menelao e Patroclo, capolavoro del medio ellenismo. E in base a questo gruppo sono state tentate ricostruzioni con elementi disparati quali l'Amazzone Borghese, il torso di guerriero Ginevra-Conservatori, il grande frammento dal Tevere.
È solo in tarde edizioni romane che incontriamo il quieto racconto dell'arrivo delle amazzoni a Troia quale appare nel sarcofago Borghese e in un affresco pompelano. Uno degli episodî o momenti di questa storia è appunto l'incontro tra la regina delle amazzoni, che conduce il cavallo, e il vecchio re Priamo. Si tratta peraltro di un procedere narrativo piatto e prosaico che ricorda i modi illustrativi delle Tabulae Iliacae. In una di queste ultime compare persino la tomba di P., episodio che introduce la storia dell'offensivo sarcasmo e dell'uccisione di Tersite da parte di Achille.
Incerta rimane l'identificazione con P. dell'arcaistica Amazzone ferita di Vienna.
Storie di P. s'incontrano anche in ambiente etrusco. Il nome Pentasila permette di riconoscerla in una figurazione di combattimento con Achille in uno specchio: mentre in un vaso vulcente è introdotta in una scena di Oltretomba che potrebbe far pensare alla presenza dell'amazzone nella Nèkyia di Polignoto ricordata da Pausania (x, 31, 8).
Monumenti considerati. - Clipeo di Tirinto: D. v. Bothmer, Amazons in Greek Art, tav. 1. Lamine di bronzo: E. Kunze, Archaische Schildbänder, p. 148 ss. Anfore di Exekias: D. v. Bothmer, op. cit., tav. 51, 1 e 2. Kàlpis New York 10.210 19 e anfora di Monaco 1502: id., op. cit., tav. 55, 4. Hydrìa British Museum B 323: id., op. cit., p. 89. Cratere a volute tarantino Fasanerie: C.V.A., tav. 76. Amazzone Borghese, torso Ginevra: D. Mustilli, Museo Mussolini, p. 73. Frammento di gruppo del Museo delle Terme: G. Lugli, in Boll. d'Arte, 1926, p. 200.
Bibl.: Klügmann, in Roscher, III, 2, 1897-909, c. 1922 ss., s. v.; C. Robert, Antike Sarkophagreliefs, Berlino 1880-87, p. 83 ss.; F. Schwenn, in Pauly-Wissowa, Suppl., VII, 1940, c. 868 ss.; D. v. Bothmer, Amazons in Greek Art, Oxford 1957, passim; Fr. Brommer, Vasenlisten, 2a ed., Marburg-Lahn 1960, p. 262.