PENTEO (Πενϑεύς "il doloroso")
Mitico re di Tebe, figlio di Echione e di Agave, figlia di Cadmo. La sua tragica figura è legata al mito di Dioniso e alla leggendaria storia della diffusione del culto dionisiaco in Grecia. Secondo l'azione delle Baccanti di Euripide, che sappiamo però già svolta in un analogo Penteo di Eschilo, andato perduto, P. si oppone a Dioniso, che con un tiaso di Menadi lidie giunge in Tebe dall'Asia, lo dichiara un malintenzionato imbroglione e cerca di arrestare e di ricondurre in città le donne tebane, che invasate dal dio, sono fuggite per recarsi a celebrare orge bacchiche sul Citerone.
Invano ammonito da Cadmo e Tiresia, e non sbigottito dai primi prodigi di Dioniso, che sfugge all'arresto e fa ardere e crollare il suo palazzo, P. si lascia irretire nell'allegra vendetta del nume, e, per sorprendere e spiare i misteri bacchici sul Citerone, vi si fa condurre, vestito da baccante, da Dioniso stesso; lì il dio lo abbandona alla furia delle donne, e per prima la sua stessa madre Agave, che lo fanno a peżzi credendolo una fiera. Agave rientra in Tebe, con la mozza testa del figlio piantata sul suo tirso, e solo troppo tardi, rinsavita, ne piange l'atroce fine.
La leggenda di P., trattata da Euripide con potentissima arte drammatica e rivestita di splendida poesia, restò in tale forma canonica per tutta l'antichità, e fu oggetto di numerose rappresentazioni nella pittura vascolare.