pennuto
L'aggettivo compare in cinque luoghi della Commedia: in If XIII 14 il poeta, descrivendo le Arpie, dice che ali hanno late, colli e visi umani, / piè con artigli, e pennuto 'l gran ventre, " ricoperto di penne ", come gli uccelli.
In Pg XXXII 126 l'aquila dell'Impero scende sull'arca del carro della Chiesa e la lascia di sé pennuta, " cosparsa delle sue penne "; simbolicamente " lo imperio dopo la persecuzione ed assalti fatti nella Chiesa, entro lascia nella Chiesa l'eresia delli suoi adornamenti " (Ottimo), " ricchezza, vana qual piuma " (Tommaseo); per lo Steiner l'aquila " lascia cadere nel carro alcune sue penne che vi si attaccano rendendolo pennuto ".
Non più in rapporto con ‛ penna ' ma con ‛ ala ' è l'aggettivo in Pg XXIX 94 Ognuno [degli animali rappresentanti i Vangeli] era pennuto di sei ali, " alato ", o meglio, ancora più generico, " dotato di sei ali ", come i Serafini (cfr. Is. 6, 2; Apoc. 4, 7-8). In metafora, voglia e argomento ne' mortali... / diversamente son pennuti in ali (Pd XV 81), cioè " hanno capacità diverse, essendo... la capacità di operare di minor potenza della voglia " (Chimenz); " l'uomo non può tanto operare quanto può volere " (Buti).
Infine, con valore sostantivato, i pennuti di Pg XXXI 62 sono gli " uccelli, che hanno tempo, e che sono esperti " (Buti), opposti al novo augelletto " implume " del v. 61. Per l'intera frase, suggerita anche dalla precedente metafora del rimprovero di Beatrice (Non ti dovea gravar le penne in giuso..., v. 58), v. Prov. 1, 17.
V. anche PENNA.