PENNO, Biagio, conosciuto come Gino
PENNO, Biagio, conosciuto come Gino. –Tenore. Nacque a Felizzano, in provincia di Alessandria, l’8 dicembre 1920, figlio di Stefano, impiegato nelle ferrovie, e di Rosa Zoia, casalinga.
Negli anni della seconda guerra mondiale la sua voce attirò l’attenzione di un ufficiale intenditore, che gli consigliò di coltivare il canto. Dopo aver studiato a Mantova col maestro Ettore Campogalliani, nel 1946 vinse un concorso per essere ammesso nei cadetti del Teatro alla Scala, perfezionandosi sotto la guida del celebre tenore Aureliano Pertile. Il 4 aprile 1947 alla Scala debuttò nella Giovanna d’Arco al rogo di Arthur Honegger, producendosi poi in una serie di piccole parti: una Guardia nella Manon di Massenet, un Giovane nelle Baccanti di Ghedini, Altoum nella Turandot di Puccini, un Pastore nell’Oedipus rex di Stravinskij, un Nazareno nella Salome di Strauss, Isepo nella Gioconda di Ponchielli, una Guardia nella Louise di Gustave Charpentier, un Giovane nell’Amore dei tre re di Montemezzi, Roderigo nell’Otello di Verdi, Normanno e Arturo nella Lucia di Lammermoor di Donizetti, un Cavaliere e un Guerriero nella Regina Uliva di Giulio Cesare Sonzogno. Nel 1948 alla Fenice di Venezia fu Alwanella Lulu di Berg, un Marinaio nel Billy Budd di Ghedini, un Soldato e un Liberto nell’Incoronazione di Poppea di Monteverdi, che ripeté anche all’Olimpico di Vicenza. Nel 1949 passò a ruoli di protagonista, Turiddu e Canio in Cavalleria rusticana e Pagliacci a Borgo San Lorenzo, Pollione nella Norma al Padiglione Conza di Lugano, mentre fu Ranuccio nell’Arcangelo di Guido Guerrini al Comunale di Bologna.
Nel 1950 la carriera ebbe una svolta decisiva, che lo vide nei ruoli del tenore protagonista nella Norma e nel Simon Boccanegra alla Fenice,nel Lohengrin al Municipale di Reggio nell’Emilia, che quell’anno ripeté al Carlo Felice di Genova, alle Terme di Caracalla e all’Alfieri di Torino, e in quelli di Titzikian nella Lodoiska (Cherubini), Cavaradossi nella Tosca (Puccini), Vassilij Golicyn nella Kovancina (Musorgskij), Bacco nell’Arianna a Nasso (Strauss) alla Scala. Comparve intanto al Giardino di Boboli a Firenze, Achille nell’Ifigenia in Aulide (Gluck); debuttò all’Auditorium di Roma nell’Ernani, registrato dalla Cetra; fu Siegmund nella Walkiria all’Arena di Verona. Nel 1951 ripropose Lohengrin al Comunale di Modena, al São Carlos di Lisbona, al Bellini di Catania, dove cantò anche Norma. Comparve in Germania a Wiesbaden, Stoccarda, Monaco di Baviera in Simon Boccanegra. Debuttò quale Foresto nell’Attila alla Fenice e Arrigo nella Battaglia di Legnano al Regio di Parma, ambedue di Verdi. Al San Carlo fu il protagonista nel Fernando Cortez di Spontini, e a Boboli nell’Oberon di Weber. Nel 1952 fu impegnato alla Scala con Norma, Dèbora e Jaéle di Pizzetti (nella parte di Sìsera), il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi; e fu Macduff nel Macbeth verdiano che inaugurò la stagione 1952-53, con Maria Callas, direttore Victor De Sabata. Al San Carlo cantò Don Carlo di Verdie Norma. Al Comunale di Bologna propose Lohengrin e Simon Boccanegra, mentre alla Mostra d’Oltremare di Napoli debuttò nella Turandot come Calaf, e al Donizetti di Bergamo nell’Aida di Verdi, Radamès.
Il 1953 si aprì col debutto nel Trovatore di Verdi a Firenze. Lo riprese al San Carlo e alla Scala, a fianco della Callas, con cui in dicembre cantò la parte di Giasone nella Medea di Cherubini, direttore Leonard Bernstein. Sempre alla Scala in aprile aveva debuttato quale Dimitri nel Boris Godunov di Musorgskij. A Firenze si produsse nel ruolo eponimo dell’Aroldo di Verdi, mentre al Regio di Parma fu Siegmund nella Walkiria. Sull’onda di un crescente successo, nel 1954, dopo aver debuttato nella Forza del destino al San Carlo (Don Alvaro), cantò Il trovatore alla Academy of Music di Philadelphia, poi La forza del destino, Il trovatore, Aida, Norma e Pagliacci al Metropolitan di New York. In luglio fu a Napoli all’Arena Flegrea per Il trovatore e Aida. In settembre e ottobre fu in tournée al Municipal di Rio de Janeiro, cantando La forza del destino, Simon Boccanegra, Il trovatore, Aida, Pagliacci. Debuttò al Liceu di Barcellona con La forza del destino, che ripeté in dicembre all’Opera di Roma, mentre al San Carlo fu Lohengrin. Luchino Visconti scelse la voce di Penno per la memorabile sequenza iniziale del film Senso (1954), con la cabaletta dell’aria di Manrico nel Trovatore alla Fenice di Venezia. Nel 1955 si produsse a Bordeaux nel Trovatore, debuttò a Londra al Covent Garden con Aida, che riprese al Teatro delle Palme di San Remo. Nel 1956 cantò Boris Godunov alla Scala, e tra marzo e aprile La forza del destino e una recita del Trovatore al Met di New York, durante la quale si verificò un abbassamento di voce che gli costò il mancato rinnovo del contratto, mentre cominciarono ad evidenziarsi problemi di salute che di lì a poco lo avrebbero portato al definitivo ritiro dalle scene. Il 30 marzo 1958 concluse la carriera con Pagliacci al Teatro Monteverdi della Spezia.
Visse a Milano, con la moglie e i due figli, Cesare e Francesco, svolgendo carriera impiegatizia presso la filiale di un locale istituto di credito. Ivi morì l’8 febbraio 1998.
Voce robusta di tenore lirico spinto, dotata di buon metallo, capace di affrontare ruoli onerosi del repertorio romantico, Penno comparve come una meteora nel panorama del teatro lirico degli anni Cinquanta, dando prova di uno stile di canto corretto e misurato, che guardava con intelligenza alla lezione di Pertile. Non possedette una personalità artistica così incisiva da potere rivaleggiare con colleghi quali Mario Del Monaco, né con vocalità più estroverse come quella di Mario Filippeschi. Tuttavia i documenti discografici consentono di apprezzarlo nella Norma, suo cavallo di battaglia, e nel repertorio verdiano, sia nei titoli più popolari, sia in quelli degli “anni di galera”, Ernani, La battaglia di Legnano, Aroldo, dove la sua interpretazione merita di essere ascoltata con attenzione e rivalutata in virtù di una sobria musicalità. Fu anche valido interprete di Lohengrin, che eseguiva in italiano secondo una consuetudine corrente durata almeno fino alla fine degli anni Cinquanta.
Fonti e Bibl.: R. Celletti, Il teatro d’opera in disco 1950-1987, Milano 1988, ad ind.; V. Pedemonte, Ricordo di G. P., in L’opera, XII/117 (1998), p. 186; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, p. 308; D. Annachini, G. P., note di copertina per G. P., CD, Bologna, Bongiovanni (collana “Il mito dell’opera”, GB 1207-2).