PENNE (Pinna, Pinnae)
Centro abruzzese in provincia di Pescara. Le più antiche testimonianze archeologiche dell'insediamento sono relative a un abitato, databile fra la tarda Età del Bronzo e l'Età del Ferro, localizzato sul Colle Duomo. Si tratta di livelli antropizzati scavati alle spalle dell'abside del duomo nel 1992, relativi a un villaggio a capanne che occupava la parte più alta del colle, e che può ben costituire l'antecedente storico del grande centro antico federatosi con i Romani alla fine della seconda guerra sannitica (304 a.C.).
Alla connessa facies culturale, più tardi definita vestina, appaiono riferibili anche le tombe di due necropoli localizzate nelle adiacenze della città, in contrada Arce-Conaprato (VI sec. a.C.) e S. Maria di Colle Romano (metà VI-IV sec. a.C.). Gli estesi scavi archeologici condotti fra il 1990 e il 1995 consentono di focalizzare le dinamiche del popolamento antico.
Fra il V e il IV sec. a.C. l'abitato sembra ampliarsi notevolmente, come dimostrano i rinvenimenti sul Colle Duomo e nell'area dell'ospedale nuovo a Viale Ringa. Relativa a tale ambito è una necropoli poco fuori Porta S. Francesco, con sepolture databili al III-II sec. a.C., nei cui corredi erano alcuni pregevolissimi vasi antropomorfi in bronzo a forma di erma bifronte, una testa femminile alata e un volto di giovane donna, raffinata testimonianza di una cultura artistica dai forti contenuti ellenistici.
Nel II sec. a.C. la città, conservatasi libera e federata dei Romani sino alla guerra sociale (90-87 a.C.), si espande ulteriormente sulle pendici meridionali del Colle Castello verso l'attuale Viale Ringa, zona in cui è stata rinvenuta una domus con pregevole pavimentazione scutulata. Si tratta probabilmente di testimonianze di una fase precoce di sviluppo urbanistico a cui si accompagnano anche i primi interventi di monumentalizzazione dell'altura del duomo, con la costruzione di un tempio cui appare riferibile un blocco modanato oggi conservato al Museo Civico Diocesano.
Nel I sec. a.C. la città, ormai divenuta municipio, è oggetto di un ulteriore potenziamento urbanistico attestato dalla presenza di produzioni fittili specificamente destinate all'erezione di santuari dedicati a divinità quali Vesta, Venere, Giunone. Gli scavi recenti attestano l'ormai compiuta differenziazione dell'abitato, con la realizzazione nell'area di Viale Ringa di domus signorili con pavimenti a mosaico, inserite in un contesto di giardini e ninfei che ben si prestavano a sfruttare scenograficamente la morfologia digradante dei luoghi. I resti antichi qui rinvenuti hanno un orientamento simile a quelli del nucleo medievale e rinascimentale dell'ospedale e di altri edifici medievali a esso prospicienti, testimonianza della probabile esistenza sull'intero Colle Castello di un organico impianto antico sviluppatosi fra II e I sec. a.C. e perpetuatosi in età successiva.
Anche l'area di Piazza Luca da Penne appare nel I sec. a.C. compiutamente urbanizzata, come dimostrato dal rinvenimento di pavimenti antichi e resti di abitazioni fra Palazzo Stefanucci, S. Domenico e Palazzo Pansa, e di una cisterna presso la nuova sede delle Poste.
Recentissimi scavi nell'area di S. Domenico (1994) hanno rivelato la presenza di strutture in opera incerta, con livelli pavimentali battuti, il cui orientamento appare ancora una volta puntualmente ripreso dal soprastante convento e dalle circostanti strutture medievali, a testimonianza della persistenza degli allineamenti dell'abitato antico nell'intera zona. A Ν di S. Domenico il rinvenimento di due grandi cisterne sotto la fontana medievale testimonia fenomeni del tutto analoghi.
Verso S, sul Colle Duomo, l'impianto dell'abitato era invece caratterizzato da una serie di assi viari orientati all'incirca NE-SO, che definivano un impianto mirato ad assecondare nel modo più efficace la morfologia dei luoghi, strutturandosi ortogonalmente rispetto all'andamento del pendio. I vari livelli terrazzati corrispondenti ai suddetti assi viari (Piazza Duomo, Via M. Pansa, Vico Lungo S. Agostino) dovevano essere collegati già in antico da scalinate trasversali, come in età medievale. Alla prima età imperiale appare riferibile anche l'impianto termale che doveva esservisi collocato, restaurato da Caracalla agli inizi del III secolo.
I margini dell'abitato verso S non dovevano differire molto da quelli del successivo abitato medievale, se non per qualche struttura a esso esterna che doveva esistere nell'area di S. Francesco lungo la strada che collegava la città a Teate (Chieti); su questo tracciato prospettavano anche le necropoli romane della città, localizzate presso il campo sportivo e nelle contrade Casale e Teto.
Fra III e IV sec. d.C. l'abitato andò incontro a precoci fenomeni di contrazione correlabili probabilmente anche ai danni del terremoto del 346 d.C. e a frane che hanno di sovente travolto i margini dell'abitato anche in età successiva. Agli effetti di questo sisma si legano probabilmente consistenti opere di riassetto della sommità del colle del Duomo, con il parziale venir meno dell'impianto termale ivi esistente almeno nella sua destinazione d'uso originaria.
A Piazza Duomo sono state scavate varie sepolture a cassone o semplicemente terragne, realizzate con materiali di spoglio, databili alla fine del V-inizi VII sec., e forse riferibili a un primo assetto tardoantico della cattedrale edificata sull'impianto antico. La zona di Viale Ringa viene del tutto abbandonata, e alcune sepolture vanno a collocarsi nei pressi delle domus ormai in rovina.
La città andò conservando notevole importanza anche in età altomedievale, tanto che appare menzionata da Paolo Diacono, «Pinna in Piceno», fra gli abitati ancora esistenti nella media Italia adriatica fra VII e VIII sec., capoluogo di un importante gastaldato longobardo.
In quest'epoca si delinea il riassetto strutturale e insediativo dell'intera zona del duomo, con la creazione di un abitato fortificato, costituito da capanne e case in terra e legno rinvenute intorno alla cattedrale e sotto il Palazzo Vescovile, e il successivo sviluppo senza soluzioni di continuità dell'insediamento della piena età medievale.
Pur in presenza di una forte contrazione dell'abitato sui due colli Duomo e Castello, forme di popolamento altomedievale andarono conservandosi anche nella zona di Piazza Luca da Penne e all'interno del chiostro di S. Domenico, riutilizzando alcune strutture del precedente impianto antico.
Bibl.: A. La Regina, Ricerche sugli insediamenti Vestini, in MemAccLinc, XIII, 1968, pp. 363-446, in part. 416-418; A. R. Staffa, L'Abruzzo fra tarda antichità ed altomedioevo, in AA.VV., Abruzzo e Molise. Ambienti e civiltà nella storia del territorio (Keiron, 19-20), Mantova 1993, pp. 51-120, 62-63, 70-71; id. (ed.), Scavi di Penne, I. La riscoperta dell'antica Pinna Vestinorum, in preparazione.