Peloro
E il vertice più orientale della Sicilia, posto nel settore di nord-ovest, all'estremità settentrionale dello stretto di Messina.
Nel punto più vicino alla costa calabrese è detto anche Punta del Faro, dal faro che si trova alla sua estremità, dinanzi al vortice di Cariddi (v.), che D. ricorda in If VII 22. Secondo la tradizione, ripresa da Benvenuto e nelle Chiose Vernon, il toponimo deriverebbe dal nome del nocchiero di Annibale; in realtà ha origini più antiche, e si trova già in Tucidide (IV 25).
D., che secondo il Casella si rifà alla descrizione della Sicilia fatta da Orosio, delimita la costa orientale dell'isola con P. e Pachino in Pd VIII 67 ss. (per questa occorrenza v. PACHINO). Altra citazione di P. è in Pg XIV 32, ove D., nella lunga descrizione del corso dell'Arno, indica l'Appennino (v.) come l'alpestro monte ond'è tronco Peloro, che ha cioè il suo naturale proseguimento nei Peloritani; non si può dire a quale delle due ipotesi correntemente invocate per il distacco, azione del mare o attività sismica, D. desse credito; possiamo dire che egli deriva questa conoscenza geologica, già affermata dalla scuola geografica romana del I secolo (Revelli, Italia 183), dai classici (Virgilio Aen. III 414 ss.; Lucano Phars. II 435 ss.). P. ricorre anche in Eg IV 46 e 73, ma anche per questa occorrenza si rimanda alla voce PACHINO.
Bibl. - M. Casella, Questioni di geografia dantesca, in " Studi d. " XII (1927) 69; G. Reggio, Le Egloghe di D., Firenze 1969, 81-82 nota.