PELORIA (da πέλωρ "mostro")
Nome adoperato la prima volta da Linneo nel 1744 per indicare una forma mostruosa di Linaria vulgaris, con fiori actinomorfi. In seguito, essendo stata scoperta la stessa anomalia in altre piante, il termine peloria è stato esteso al fenomeno generale della comparsa di fiori con simmetria raggiata in piante con fiori zigomorfi. Si conoscono attualmente esempî di peloria in numerose famiglie di Antofite (Zingiberacee, Orchidacee, Ranunculacee, Papaveracee, Violacee, Malvacee, Geraniacee, Faseolacee, Scrofulariacee, Gesneriacee, Lamiacee, ecc.). La peloria può essere totale o parziale, secondo che tutti o soltanto alcuni fiori di un individuo sono actinomorfi; in quest'ultimo caso il fiore terminale di regola assume simmetria raggiata, mentre gli altri si conservano monosimmetrici.
Quest'osservazione ha indotto alcuni autori a ritenere che la peloria sia dovuta alla gravità in quanto l'abbozzo del fiore terminale, a differenza di quelli laterali, sarebbe sottratto all'azione disuguale di questo agente e perciò avrebbe le sue diverse parti ugualmente sviluppate e distribuite intorno a un asse di simmetria. Ma quest'ipotesi non regge, perché esistono individui, seppure molto meno frequenti, con fiori actinomorfi laterali anziché terminali. È stata affacciata anche l'ipotesi di una migliore nutrizione per lo sviluppo polisimmetrico del fiore terminale, ma anch'essa cade per la ragione anzidetta. Nel fiore pelorico tutti i costituenti, dal perianzio all'androceo e al gineceo, concorrono alla produzione della simmetria raggiata, cosicché, p. es. nella linaria, nella bocca di leone, nella Sinningia, in numerose Labiate peloriche spuntano degli stami, che nei fiori normali o sono rudimentali o mancano affatto, e assumono le stesse dimensioni degli altri. Talora però la peloria si complica per fenomeni di pleiomeria, ossia per moltiplicazione delle membra del perianzio e dell'androceo e per anomalie più o meno profonde del gineceo (digitale). Linneo al riguardo della peloria di linaria espresse l'opinione che si potesse trattare di un ibrido fra L. vulgaris e un'altra specie che, in verità, non fu mai identificata, per cui tale supposizione perdette a poco a poco d'importanza. Altri indicarono la peloria come un esempio di atavismo, nel qual caso si dovrebbe ammettere che gli antenati delle Scrofulariacee e delle Labiate, piante con zigomorfismo fiorale tanto accentuato, possedessero fiori actinomorfi, idea forse meno sostenibile di quella del Linneo. In tempi più recenti si è ammesso che la peloria rappresenti il risultato di un processo particolare di sinanzia, ossia di fusione congenita completa di due o più fiori, che si compenetrerebbero fin dalla comparsa dei loro primordî, in modo che si formerebbe una nuova unità fiorale, di ordine superiore, nella quale però il numero delle membra sarebbe ricondotto a quello delle membra del fiore elementare. Il De Vries ha compiuto studî del massimo interesse sulla Linaria vulgaris peloria ed è giunto a concludere, fondandosi sui numerosi suoi esperimenti colturali, che essa rappresenta un bell'esempio di mutazione, riproducibile anche oggi sotto i nostri occhi, indipendentemente dunque dal tempo e dal luogo, e trasmissibile per semi. Sebbene la peloria sia legata a fattori ereditarî, la sua comparsa sarebbe condizionata da agenti esterni, principalmente luce e temperatura. Sono ritenute come entità sistematiche di origine pelorica la Sinningia speciosa ("Gloxinia"), l'Uropedium Lindenii e, da alcuni, perfino l'intero genere Aquilegia.